BIZZARRIE E STUPIDITÀ DEGLI ALGORITMI

In questi giorni abbiamo ripetutamente proposto a Facebook un banner promozionale di quattro lezioni di studio e approfondimento sull’Islam che si svolgeranno in Casa della Cultura dall’11 al 13 dicembre. Ma tutte le nostre proposte sono implacabilmente respinte dai severissimi algoritmi che sovrintendono al funzionamento di Facebook.

Notiamo bene: proponiamo di discutere dell’Islam come questione globale. E ne discuteremo con Fethi Beslama, il celebre psicanalista francese che per primo, dieci anni fa, con un famoso pamphlet, ha invitato i suoi correligionari a smontare il paradigma Islam uguale a sottomissione. Parleremo poi di donne nelle società islamiche con Leila El Houssi, di giovani arabi con Renata Pepicelli e daremo la parola a due studiosi del mondo arabo come Paolo Branca e Massimo Campanini. Insomma, un’occasione straordinaria per approfondire, capire, ragionare.

Ma gli algoritmi non capiscono: trovano, evidentemente, qualche parola chiave disturbante e bocciano implacabilmente. Essi vagliano le proposte meccanicamente. Non sono in grado di capire il senso di una proposta, di valutare il diverso significato delle parole in un contesto o in un altro.

Questo episodio, in sé di modesta rilevanza, apre però squarci inquietanti sul ruolo crescente affidato agli algoritmi. Essi rischiano di introdurre meccanicità, cecità e ottusità nella vita pubblica. Essi possono spingere verso scenari di banale conformismo e di omologazione. Tutto il contrario di ciò di cui abbiamo bisogno: apertura mentale, curiosità, spirito critico.