UMBERTO VERONESI, UN ILLUMINISTA MILANESE

Ieri sera, lunedì 14 novembre, si discuteva in Casa della Cultura de “Il paziente oncologico”: il secondo incontro di un ciclo che ragiona sulla centralità del malato, ovvero di una persona di cui prendersi cura, attorno a cui costruire una rete di solidarietà umana.
Ad apertura dell’incontro l’oncologo Alberto Scanni, uno dei curatori del ciclo, ha ritenuto doveroso ricordare la figura di Umberto Veronesi, recentemente scomparso.

Tante cose sono state dette in questi giorni sulla figura di questo protagonista della vita scientifica e culturale milanese: un grande medico, uno scienziato di fama, uno straordinario organizzatore della medicina prima come presidente dell’Istituto dei Tumori e poi come fondatore dello Istituto Europeo di Oncologia. Altri ancora, giustamente, hanno sottolineato la sua spinta a innovare la relazione con il paziente oncologico, come evidenziato dalla sua lungimirante e anticipatrice campagna a fianco delle donne colpite dal tumore al seno.

Questo ritratto è emerso efficacemente anche ieri sera. Ma a tutto questo, forse, si può aggiungere ancora qualcosa. Si può ricordare la sua fiducia nel metodo scientifico e nella scienza e la vigorosa difesa della libertà di scelta delle persone. Tante sono state le battaglie pubbliche di Veronesi a difesa della laicità, come quella, indimenticabile, a favore del testamento biologico.

Per queste ragioni la figura e l’opera di Umberto Veronesi appiano come un’espressione significativa di quell’humus culturale illuminista, dalle profonde radici, che continua a permeare la città di Milano. Insomma, Umberto Veronesi può essere ricordato a pieno titolo come una figura esemplare dell’illuminismo milanese e lombardo.

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