Pino Landonio  
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VACCINARE DI PIÙ. SI PUÒ


Uscire dalla pandemia tutti insieme senza privilegiare i più ricchi



Pino Landonio


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Alla fine di febbraio risultano somministrate, in Italia, circa 4 milioni di dosi di vaccino, con 1.5 milioni di persone che hanno ricevuto la seconda dose. Facendo un rapido calcolo, risulta una media di circa 70.000 vaccinazioni/die: questo dato ci vede al terzo posto in Europa, dopo la Germania, con più di 100.000 vaccinazioni/die, e la Francia, con circa 80.000. Ma ci vede lontanissimi sia dagli USA (con oltre 1 milione di vaccinazioni/die!), che dal Regno Unito, che, soprattutto, da Israele che ha il più alto tasso di vaccinati in rapporto alla popolazione.

I dati Italiani non sono del tutto confortanti. A questo ritmo occorrerebbero quasi due anni per raggiungere l’immunità di gregge. Bisogna dunque intensificare da due a tre volte almeno il ritmo vaccinale. Ma, si dice, il collo di bottiglia è rappresentato dalla fornitura e dalla disponibilità dei vaccini. Risultano a oggi pervenute in Italia, e distribuite alle Regioni, oltre 5.5 milioni di dosi. Di queste più di un milione sono di Astra Zeneca, e di queste solo una su dieci è stata finora utilizzata.

Mentre la Val d’Aosta ha utilizzato oltre il 90% delle dosi assegnate, Calabria, Sardegna e Liguria, fanalini di coda, ne hanno utilizzato solo la metà. Quali sono le soluzioni necessarie? La prima, più ovvia, è quella di assicurarci dosi più rilevanti di tutti i vaccini. Ma difficilmente Pfizer e Moderna potranno incrementare le forniture, impegnate come sono soprattutto sul fronte americano (e israeliano, nel caso di Moderna). E Astra Zeneca ha comunicato che non potrà rispettare le consegne inizialmente previste a livello europeo, con una riduzione delle dosi dal 20 (previsione ottimista) al 50% (previsione pessimista). Una soluzione potrebbe essere quella di ottenere la liberalizzazione dei brevetti e produrre i vaccini a casa nostra: ma benché l’attuale governo ci stia lavorando, non risulta essere una prospettiva facile né di immediata realizzazione (saranno necessari non meno di 6 mesi per renderla effettiva).

La seconda soluzione potrebbe essere quella di ricorrere ad altri fornitori, a cominciare dal vaccino russo “Sputnik” che, secondo un report pubblicato da Lancet , ha manifestato un efficacia superiore al 90%. Ma qui sarebbe necessaria una decisione europea e una comune volontà che superi le attuali difficoltà di rapporti con la diplomazia sovietica. È una soluzione teoricamente possibile, ma che presenta difficoltà pratiche non di poco conto. In attesa, ovviamente, di nuovi vaccini, come il promettente Johnson e Johnson, che richiederà una sola somministrazione, e che dovrebbe essere disponibile dall’aprile-giugno prossimo.

Ma c’è una terza possibilità per velocizzare il piano vaccinale. È quella di rallentare, soprattutto nel caso del vaccino Astra Zeneca, la seconda somministrazione. Già ora, in pratica, le oltre 1 milioni di dosi accantonate dalle Regioni potrebbero essere somministrate come prima dose. Uno studio pubblicato sempre da Lancet documenta che, nel caso del vaccino anglo-svedese, il richiamo del vaccino a tre mesi aumenta l’efficacia a oltre l’80% contro il 55% se somministrato a sei settimane.

È quello, del resto che già è stato sperimentato nel Regno Unito, e i particolare in Scozia, dove si è dimostrato, già dopo la prima somministrazione del vaccino, un calo impressionante dei ricoveri e dei casi gravi di malattia.

D’altra parte che la “memoria” immunitaria sia un eccellente sistema di difesa del corpo umano è ormai ben noto. Chiaro che la seconda somministrazione ha lo scopo di amplificare e ottimizzare la risposta immunitaria. Ma ragioniamo: per chi ha già contratto il virus (e ragionevolmente dovremmo parlare da 2,5 a 5,0 milioni di persone) la somministrazione di una sola dose di vaccino ha già un effetto amplificante e ottimizzante (e la seconda dose non aggiunge praticamente nulla). E, nel caso di soggetti che abbiano ricevuto una sola dose, l’eventuale contagio con il virus determinerebbe la pressoché immediata produzione di anticorpi (agendo da “seconda dose”), determinando, in ogni caso, un quadro clinico molto più sfumato.

Occorre allora prendere coraggio: meglio vaccinare di più, anche con una sola dose, procrastinando, almeno nel caso di Astra Zeneca la seconda, per potere raggiungere, più rapidamente, un numero maggiore di persone. La lotta contro il tempo, e le varianti, richiede qualche sforzo in più, sia organizzativo che di fantasia. Speriamo se ne tenga conto.

Quello che, in ogni caso, non è accettabile è che le singole Regioni si muovano per conto loro, acquistando dosi di vaccino al di fuori dell’ombrello governativo. Né che passi la proposta Crosetto, fatta per conto della Meloni, di Fratelli d’Italia, di creare un mercato “privato” dei vaccini, cui si possa accedere pagando. Dalla pandemia dobbiamo uscire tutti insieme, senza privilegiare chi è più ricco.

 

Pino Landonio
Nato nel 1949, padre di due figli e nonno di 5 nipoti. Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1973, e specializzato in Ematologia (1978) e in Oncologia (1986). Ha lavorato come ematologo e poi come oncologo all’Ospedale Niguarda, dal 1975 al 2006. Dal 2005 al 2010 è stato Consigliere Comunale a Milano. Dal 2011 collabora con l’Assessorato al Welfare del Comune di Milano e coordina, a Palazzo Marino, l’iniziativa “Area P” (incontri mensili di poesia). Ha pubblicato, per Ancora, tre raccolte di “Dialoghi immaginari” con poeti di tutti i tempi e paesi (2015, 2017 e 2019) e “Guarda il cielo”(30 racconti, 2016). Ha inoltre pubblicato "Modello Milano " (Laurana, 2019); "Modello Lombardia?" (Ornitorinco, 2020); "E la gente rimase a casa" (La mano, 2021). (ndr)


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05 MARZO 2021