Carlo Olmo  
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PER UNA NUOVA PROGRESSIVE AGE


Riflessione a partire dal libro di Daniel T. Rodgers



Carlo Olmo


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Il mondo che stiamo vivendo, oltre a generare smarrimento, rimozione, angoscia, fa venire al pettine nodi che apparivano sciolti. Nel 1998 Daniel T. Rodgers pubblica Atlantic Crossings. Social Politics in a Progressive Age (Harvard University Press). Questo libro – insieme a quello curato da Giuliana Gemelli, The Ford Foundation and Europe (1950's - 1970's). Cross-fertilization of learning in social science and management (EIP 1998) – è probabilmente il punto di arrivo più alto di un dibattito che dall’immediato dopoguerra ha animato le scienze sociali su interazioni e contaminazioni tra vecchio e nuovo continente. Con l’inizio del nuovo millennio e soprattutto con l’emergere delle società e delle potenze economiche del Pacifico, il problema intellettuale e politico del rapporto tra Usa ed Europa sfuma. Certo, escono lavori significativi che analizzano aspetti di quello scambio – come Building Transatlantic Italy. Architectural Dialogues with Postwar America di Paolo Scrivano (Ashgate 2013) – ma di fatto molte ricerche rimangono quasi marginali nelle nostre biblioteche e la drammatica congiuntura che stiamo vivendo le fa ora riemergere. Mi riferisco, per esempio, a due lavori di Maurizio Vaudagna – (a cura di) The Place of Europe in American History. Twentieth-Century Perspectives (Otto 2007) e a The New Deal and the American Welfare State. Essays from a Transatlantic Perspective (1933-1945) (Otto 2013) – oppure a quello di Marcello Carmagnani – Le connessioni mondiali e l'Atlantico. 1450-1850 (Einaudi 2018) –. La guerra in Ucraina, in sostanza, fa mutare non solo lo scenario geopolitico, ma contribuisce sul piano culturale a riesumare riflessioni, parole ed espressioni dimenticate (egemonia, guerra fredda, atlantismo...), caratteristiche di un dibattito apparentemente lontano. Il silenzio imbarazzato della Cina non si spiega solo in termini tattici. Anche se le azioni cruente a cui stiamo assistendo potrebbero far pensare al contrario, al centro dell’attenzione (non solo delle élites culturali) è ritornata la politica, seppur in una forma che credevamo ormai alle nostre spalle. E con questa i suoi attori più collaudati (e spietati), sino a far pensare che il cinismo sia arrivato al punto di generare una guerra per mettere in crisi una centralità economica e culturale nelle relazioni internazionali.

Ecco, allora, l’utilità di tornare a leggere libri che forse abbiamo incautamente trascurato. Libri assai più interessanti di quelli generati da un presentismo esasperato che produce testi che si consumano in un giorno. Cosa ci è sfuggito in questi ultimi vent’anni? E con cosa ci troviamo a confrontarci brutalmente?

Una chiave di lettura della situazione che stiamo vivendo sta nel titolo del libro di Rodgers: progressive age. Negli ultimi vent’anni questa ha attraversato crisi finanziarie (in primis quella del 2008-10), ha lasciato maturare diseguaglianze da anni Trenta del Novecento tra e nei paesi, si è baloccata con un’ideologia – quella della globalizzazione – che aveva un unico, autentico riscontro: l’affermarsi – mi scuso per l'espressione che non vuole essere offensiva – di un "dialetto inglese" che sembrava consentire a chiunque di parlare con chiunque. Persino le comunità scientifiche hanno accettato – senza domandarsi perché succedesse e se tutto ciò avesse senso – di essere considerate tali solo se la lingua adottata era un povero inglese. Non abbiamo voluto vedere che a disgregarsi era proprio una cultura progressista e con essa i suoi armentari e le sue conquiste. In storia questo fenomeno ha un nome e alcuni autori di riferimento. Sono soprattutto due francesi – Henry Rousso, La dernière catastrophe. L'histoire, le présent, le contemporain (Gallimard 2012) e François Hartog, Trouble dans le présentisme. Le temps du Covid-19 (AOC, 2021) – a esaltare le potenzialità e a sancire i rischi di fare una “histoire que amuse le présent”.

La guerra in Ucraina, con le sue drammatiche conseguenze e i suoi tanti risvolti, libera il campo da ogni illusione sulla progressive age e il ritorno in campo della politica e costringe a un risveglio assai brusco dalla marée memorielle in cui ci eravamo adagiati. Le nuove relazioni atlantiche non devono fare solo i conti con un’egemonia di cui oggi vediamo solo gli aspetti industriali (l’energia, il frumento, lo scambio tra privacy e sicurezza, che già avrebbe dovuto allarmarci tempo fa). Il rischio è che si ristabiliscano rapporti gerarchici anche culturali che pensavamo, se non scomparsi, almeno annacquati dal globalismo.

In sostanza, quella che si delinea è la riproposizione della politica - quella di stampo novecentesco di cui conosciamo gli esiti nefasti - non come strumento per consolidare un patto o dare seguito a una visione condivisa di futuro, ma per trasferire uno scontro senza preclusioni su più piani: tutti quelli della nostra esistenza. La sfiducia nella ricerca storico-critica e l'esaltazione del presentismo, enfatizzata dall’overdose di informazione (o di disinformazione), rischia di lasciarci disarmati. E sono ancora libri e riflessioni come quelli a cui abbiamo fatto riferimento a poterci riportare… a galla! Abbiamo bisogno di ricerca storica e di pensiero critico, di Atlantic crossings e di una nuova progressive age, non di un nuove egemonie politiche, economiche o culturali.

Carlo Olmo

 

 

 

N.d.C. - Carlo Olmo, professore emerito di Storia dell'Architettura del Politecnico di Torino, è stato preside della Facoltà di Architettura e ha coordinato il dottorato di ricerca in Storia dell'Architettura e dell'Urbanistica. Ha insegnato all'École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi, al Mit di Boston e in numerose università straniere. Ha inoltre curato mostre di architettura a Torino, Venezia, Roma, Parigi, Bruxelles e New York.

Tra i suoi libri: Politica e forma (Vallecchi, 1971); Architettura edilizia. Ipotesi di una storia (Torino, 1975), con Roberto Gabetti, Le Corbusier e L'Esprit Nouveau (Einaudi, 1975); con Riccardo Roscelli, Produzione edilizia e gestione del territorio (Stampatori, 1979); La città industriale. Protagonisti e scenari (Einaudi, 1980); Aldo Rossi attraverso i testi (Mazzotta 1986): tr. ing. in "Assemblage", 5, 1988: Turin et des Miroirs feles, in "Annales", 3, 1989; con Roberto Gabetti, Alle radici dell'architettura contemporanea. Il cantiere e la parola (Einaudi, 1989); con Linda Aimone, Le esposizioni universali, 1851-1900. Il progresso in scena (Allemandi, 1990; ed. fr. Belin 1993); con Luigi Mazza (a cura di), Architettura e urbanistica a Torino, 1945-1990 (Allemandi, 1991); (a cura di), Cantieri e disegni. Architetture e piani per Torino, 1945-1990 (Allemandi, 1992); Urbanistica e società civile. Esperienza e conoscenza, 1945-1960 (Bollati Boringhieri, 1992); Gabetti e Isola. Architetture (Allemandi, 1993); (a cura di), La ricostruzione in Europa nel secondo dopoguerra (Cipia, 1993); (a cura di), Il Lingotto: 1915-1939. L'architettura, l'immagine, il lavoro (Allemandi, 1994); (a cura di) con Bernard Lepetit, La città e le sue storie (Einaudi, 1995); (a cura di), con Alessandro De Magistris, Jakov Cernihov: documenti e riproduzioni dall'archivio di Aleksej e Dimitri Cernihov (Allemandi, 1995; ed. fr. Somogy editions d'art, 1995; ed. ted. Arnoldsche, 1995); Le nuvole di Patte. Quattro lezioni di storia urbana (FrancoAngeli, 1995); (a cura di), Mirafiori (Allemandi, 1997); (a cura di) con Lorenzo Capellini e Vera Comoli, Torino (Allemandi, 1999); (a cura di), Dizionario dell'architettura del XX secolo (Allemandi, 2000-2001, 5 vol.; ed. Enciclopedia Treccani, 2002); Costruire la città dell'uomo. Adriano Olivetti e l'urbanistica (Edizioni di Comunità, 2001); (a cura di) con Walter Santagata, Sergio Scamuzzi, Tre modelli per produrre e diffondere cultura a Torino (Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci, 2001); con Michela Comba, Marcella Beraudo di Pralormo, Le metafore e il cantiere. Lingotto 1982-2003 (Allemandi, 2003); (a cura di) con Michela Comba e Manfredo di Robilant, Un grattacielo per la Spina. Torino, 6 progetti su una centralità urbana, catalogo della mostra (Allemandi, 2007); Morfologie urbane (il Mulino, 2007); (a cura di), Giedion, Sigfried, Breviario di architettura (Bollati Boringhieri, 2008); (a cura di) con Arnaldo Bagnasco, Torino 011: biografia di una città. Saggi (Mondadori Electa, 2008); Architettura e Novecento. Diritti, conflitti, valori (Donzelli, 2010); (a cura di), con Cristiana Chiorino, Pier Luigi Nervi. Architettura come sfida (Silvana ed., 2010, 2012); Architecture and the 20. Century: Rights, conflicts, values (List Lab, 2013); Architettura e storia. Paradigmi della discontinuità (Donzelli, 2013); con Susanna Caccia Gherardini, Le Corbusier e il fantasma patrimoniale (Il Mulino 2015) e Metamorfosi americane. Destruction throught neglect: Villa Savoye tra mito e patrimonio (Quodlibet, 2016); con Susanna Caccia, La villa Savoye. Icona, rovina e restauro (1948-1968) (Donzelli, 2016); con Patrizia Bonifazio e Luca Lazzarini, Le Case Olivetti a Ivrea (Il Mulino, 2018); con postfazione con Antonio De Rossi, Urbanistica e società civile (Edizioni di Comunità, 2018); Città e democrazia. Per una critica delle parole e delle cose (Donzelli, 2018); Progetto e racconto. L’architettura e le sue storie (Donzelli, 2020).

Per Città Bene Comune ha scritto: Spazio e utopia nel progetto di architettura (15 febbraio 2019); La città tra corpo malato e perfetto (3 luglio 2020); La diversità come statuto di una società (19 febbraio 2021); Biografia (e morfologia) di una strada (22 ottobre 2021); Gli intellettuali e la storia, oggi (4 febbraio 2022).

Sui libri di Carlo Olmo, v. i commenti di: Cristina Bianchetti, Lo spazio in cui ci si rende visibili… E la cerbiatta di Cuarón (5 ottobre 2018); Giampaolo Nuvolati, Scoprire l’inatteso negli interstizi delle città (20 settembre 2019); Carlo Magnani, L’architettura tra progetto e racconto (11 settembre 2020); Piero Ostilio Rossi, Modi (e nodi) del fare storia in architettura (2 ottobre 2020); Gabriele Pasqui, La storia tra critica al presente e progetto (23 ottobre 2020).

N.B. I grassetti nel testo sono nostri.

R.R.

 


© RIPRODUZIONE RISERVATA

10 SETTEMBRE 2022

CITTÀ BENE COMUNE

Ambito di riflessione e dibattito sulla città, il territorio, l'ambiente, il paesaggio e le relative culture progettuali

ideato e diretto da
Renzo Riboldazzi

prodotto dalla Casa della Cultura e dal Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano

in redazione:
Elena Bertani
Luca Bottini
Oriana Codispoti
Filippo Maria Giordano
Federica Pieri

cittabenecomune@casadellacultura.it

iniziativa sostenuta da:
DASTU - Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano
 

 

 

Conferenze & dialoghi

2017: Salvatore Settis
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

2018: Cesare de Seta
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

2019: G. Pasqui | C. Sini
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

2021: V. Magnago Lampugnani | G. Nuvolati
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

 

 

Gli incontri

2021: programma/1,2,3,4
2022: programma/1,2,3,4
 
 

 

Gli autoritratti

2017: Edoardo Salzano
2018: Silvano Tintori
2019: Alberto Magnaghi

 

 

Le letture

2015: online/pubblicazione
2016: online/pubblicazione
2017: online/pubblicazione
2018: online/pubblicazione
2019: online/pubblicazione
2020: online/pubblicazione
2021: online/pubblicazione
2022:

 

 

R. Budini Gattai, Abitare le città storiche, patrimoni viventi, commento a:I. Agostini, D. Vannatiello, Une ville à habiter (ed. Eterotopia France 2022)

G. Fossa, Urbanistica a Milano tra guerra e dopoguerra, commento a: R. Busi, 1944-1946 Piani per la Milano del futuro ovvero La solitudine del tecnico (Maggioli 2020)

A. di Campli, Forme ed ecologie della coesistenza, commento a A. Gabbianelli, La differenza amazzonica (LetteraVentidue 2021)

M. C. Ghia, Roma: una città reale, molte immaginarie, commento a: P. O. Rossi, La città racconta le sue storie (Quodlibet 2021)

G. Consonni, Una città visionaria per catturare l'incanto, commento a: N. Dal Falco, Un viaggio alla Scarzuola (Marietti 2021)

L. P. Marescotti, Pianificare è necessario, nonostante tutto, riflessione a partire dai libri di: F. Schiaffonati (Lupetti 2021), P. Portoghesi (Marsilio, 2019), G. Piccinato (Roma-Tre Press), et al.

L. Rossi, La cartografia come spazio di vita, commento a: D. Poli, Rappresentare mondi di vita (Mimesis 2019)

C. Tedesco, Una cultura urbana che riparta dal vissuto, commento a: C. Cellamare, F. Montillo, Periferia. Abitare Tor Bella Monaca (Donzelli 2020)

M. Barzi, Indagare i margini, ovunque si trovino, commento a: J. L. Faccini, A. Ranzini, L’ultima Milano (Milano, Fondazione G. Feltrinelli 2021)

C. Mazzoleni, Riaffermare il ruolo dell'Urbanistica, Commento a: C. Doglio, Il piano aperto, a cura di S. Proli (Elèuthera 2021)

A. M. Brighenti, Il fascino discreto dell'interstizio urbano, commento a: B. Bonfantini, I. Forino, (a cura di), Urban interstices in Italy (Lettera Ventidue 2021)

R. Pavia, Il porto come soglia del mondo, commento a: B. Moretti, Beyond the Port City (Jovis 2020)

S. Sacchi, Lo spazio urbano è necessario, commento a L. Bottini, Lo spazio necessario (Ledizioni 2020)

D. Calabi, La "costituzione" degli ebrei di Roma, commento a: A. Yaakov Lattes, Una società dentro le mura (Gangemi 2021)

F. Ventura, Memoria dei luoghi ed estetica dell'Ircocervo, riflessione a partire da: G. Facchetti, C’era una volta a San Siro (Piemme, 2021) e P. Berdini, Lo stadio degli inganni (DeriveApprodi 2020)

E. Scandurra, Il territorio non è una merce, commento a: M. Ilardi, Le due periferie (DeriveApprodi 2022)

A. Mela, Periferie: serve una governance coerente, commento a: G. Nuvolati, Alessandra Terenzi (a cura di), Qualità della vita nel quartiere di edilizia popolare a San Siro, Milano (Ledizioni 2021)

M. A. Crippa, Culto e cultura: una relazione complessa, commento a: T. Montanari, Chiese chiuse (Einaudi 2021)

V. De Lucia, La lezione del passato per il futuro di Roma, commento a: P. O. Rossi, La città racconta le sue storie (Quodlibet 2021)

M. Colleoni, Mobilità: non solo infrastrutture, commento a: P. Pucci, G. Vecchio, Enabling mobilities (Springer 2019)

G. Nuvolati, Una riflessione olistica sul vivere urbano, commento a: A. Mazzette, D. Pulino, S. Spanu, Città e territori in tempo di pandemia (FrancoAngeli 2021)

E. Manzini, Immaginazione civica, partecipazione, potere, commento a: M. d'Alena, Immaginazione civica (Luca Sossella 2021)

C. Olmo, Gli intellettuali e la Storia, oggi, commento a: S. Cassese, Intellettuali (il Mulino 2021); A. Prosperi, Un tempo senza storia (Einaudi 2021)

A. Bagnasco, Quale sociologia e per quale società?, commento a: A. Bonomi (a cura di), Oltre le mura dell’impresa (DeriveApprodi 2021)

R. Pavia, Le parole dell'urbanistica, commento a A. A. Clemente, Letteratura esecutiva (LetteraVentidue 2020)

G. Laino, L'Italia ricomincia dalle periferie, commento a: F. Erbani, Dove ricomincia la città (Manni 2021)

G. Consonni, La bellezza come modo di intendersi, commento a: M. A. Cabiddu, Bellezza. Per un sistema nazionale (Doppiavoce 2021)