Marco Gambaro  
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LE NOTIZIE NELLA TEMPESTA DIGITALE


Digitalizzazione, disintermediazione e trasformazioni nel consumo e nella produzione di informazione giornalistica



Marco Gambaro


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Con la diffusione dei nuovi mezzi digitali le notizie sono facilmente disponibili e si è verificata una moltiplicazione delle fonti con cui i cittadini si informano. Inoltre i cittadini hanno la possibilità di accedere direttamente alle fonti, che hanno moltiplicato le loro attività comunicative. Questa pluralità di percorsi e di riferimenti fa si che il set di informazioni disponibile al pubblico sia molto variegato e articolato in diverse aree omogenee. In molti paesi motori di ricerca e social media sono considerati tra le fonti principali per l’informazione politica. I mezzi tradizionali stampati sono calati significativamente perdendo in vent’anni circa tre quarti delle copie. La televisione continua ad essere caratterizzata da un consumo elevato, ma vi sono molti segnali che indicano un indebolimento che potrebbe tradursi in significative riduzioni nei prossimi anni.

La responsabilità maggiore viene attribuita ad internet e alle notizie disponibili gratuitamente, ma non con una semplice sostituzione come spesso si pensa. Curiosamente in rete non si è sviluppato nessun servizio perfettamente sostitutivo con quello dei quotidiani. Il processo di abbandono della stampa è più complesso e riguarda sia l’offerta sia la domanda di informazioni.

I quotidiani, come altri mezzi, sono un bundle di notizie e informazioni vendute assieme al prezzo di copertina. Ogni lettore è interessato a un sottoinsieme delle notizie, qualcuno sport ed editoriali, altri spettacoli ed economia. Se qualche componente delle notizie offerte, anche secondario e poco giornalistico, come ad esempio le quotazioni azionarie, gli orari dei cinema o gli annunci immobiliari è disponibile gratuitamente in rete, al margine qualche lettore riterrà che il giornale non valga più l’1,5 euro spesi e così si ridurranno le copie. Quando le copie calano occorre ridurre in fretta ii costi fissi, cioè le redazioni, perché altrimenti i conti saltano in fretta. Però la qualità del giornale dipende, come in molti settori informativi, dal livello dei costi fissi.

Per cui quando si tagliano le redazioni, e non si può fare altrimenti, si ridurranno le notizie o la precisione/completezza con cui sono trattate e al margine qualche altro lettore abbandonerà il giornale trovando che non valga più il prezzo di copertina. Si innesta quindi un circolo vizioso, inevitabile ma perverso, che spinge verso il basso sia le copie che la qualità del giornale.

Molte delle notizie sono diventate prodotti non differenziati facilmente disponibili e quindi difficilmente vendibili perché concorrenza spinge il prezzo a zero. Quando accade qualcosa il semplice riportarlo può essere fatto da chiunque su qualsiasi piattaforme. Inoltre molte organizzazioni, sia aziende sia amministrazioni pubbliche si sono integrata a valle nell’attività di comunicazioni per cui le fonti sono facilmente disponibili anche agli utilizzatori finali. Infine gran parte dei materiali di approfondimento (studi, rapporti, analisi) sono accessibili da enti, organizzazioni, università associazioni di categoria, banche d’affari e società di consulenza. Il risultato è che molti esperti presentano in social media come X o in newsletter o siti approfondimenti e inquadramenti di qualità spesso superiore a quelli che può fare un giornalista medio.

La risposta naturale alla crisi è traferire le attività sul digitale, ma questo non è così semplice e in Italia è stato fatto con molte esitazioni innovando troppo poco. Quando un lettore della carta si trasforma in un navigatore l’editore perde circa i tre quarti dei ricavi per ragioni che racconteremo meglio nei due seminari in programma alla Casa della Cultura.

Per il momento le copie digitali riguardano solo una manciata di editori, mentre per la maggior parte dei quotidiani gli abbonamenti digitali rappresentano più una presenza simbolica. Le prime 5 testate realizzano il 66% delle copie digitali vendute. Molti dunque non si impegnano neanche e comunque i prezzi sono quasi doppi rispetto a quelli degli abbonamenti digitali dei grandi leader internazionali New York Times e Washington Post.

Le storie di successo più conosciute sul mercato digitale sono quelle dei maggiori quotidiani statunitensi che grazie alla lingua e alla posizione del loro paese hanno potuto aggredire i mercati globali e raggiungere dimensioni superiori a quando diffondevano copie solo cartacee. Di conseguenza hanno aumentato le redazioni e costruiscono un prodotto giornalistico molto ricco difficilmente raggiungibile. La digitalizzazione e la disintermediazione stanno contribuendo a modificare il ruolo dei giornalisti e le modalità con cui sono prodotte le notizie. Uno dei primi effetti della disintermediazione è proprio la riduzione degli addetti dei mezzi di informazione tradizionali che prima avevano una sorta di esclusiva nella gestione delle notizie e della loro messa in gerarchia. In secondo luogo il moltiplicarsi dei flussi informativi modifica il modo con cui operano

Se si guarda il fenomeno dal lato dell’offerta, è possibile osservare come la digitalizzazione e la disintermediazione stiano contribuendo a modificare il ruolo dei giornalisti e le modalità con cui sono prodotte le notizie. Uno dei primi effetti della disintermediazione è proprio la riduzione degli addetti dei mezzi di informazione tradizionali che prima avevano una sorta di esclusiva nella gestione delle notizie e della loro messa in gerarchia. In secondo luogo il moltiplicarsi dei flussi informativi modifica il modo con cui operano i professionisti dell’informazione: mentre prima il focus era sulla produzione della notizia di cui i giornalisti avevano una sostanziale esclusiva, nel panorama odierno l’accento si sposta sul riconoscimento e sul governo dei flussi informativi. Da fabbricatori di notizie si passa a vigili o DJ del traffico dei dati. Anche le competenze richieste si modificano privilegiando le capacità di lavorare con grandi quantità di dati e la capacità di intervenire e lavorare sui flussi digitali.

 

Per ora i telegiornali rimangono la fonte principale di informazione politica. Questo avviene perché in Italia i consumi televisivi sono rimasti elevati e la media degli spettatori guarda la televisione per circa 3,5 ore al giorno, mentre negli altri paesi europei i consumi hanno iniziato a scendere da tre quattro anni e questa differenza è in gran parte spiegabile con la minor diffusione di internet nel nostro paese.

 

Di questi temi discuteremo nei due seminari organizzati dal Dipartimento di Economia e Management dell’Università degli Studi di Milano e dalla Casa della Cultura che riguardano la digitalizzazione, disintermediazione e trasformazioni nel consumo e nella produzione di informazione giornalistica.

 

Come le piattaforme e la digitalizzazione cambiano il modo di consumare le notizie

Martedì 21 gennaio 2024 ore 18 Casa della Cultura, via Borgogna 3 Milano (durata 2 ore)

Giulia Balducci, Responsabile Social de Il Post

Marco Gambaro, Professore di Economia dei Media all’Università degli Studi di Milano

Sergio Splendore, Professore di Sociologia dei Media all’Università degli Studi di Milano

 

 

Come la moltiplicazione delle fonti e i flussi digitali cambiano il modo di produrre le notizie

Lunedì 27 gennaio alle ore 18 presso la Casa della Cultura, via Borgogna 3 Milano

Mario Calabresi, direttore di Chora Media

Davide Casati, Digital Editor, Corriere della Sera

Marco Gambaro Professore di Economia dei Media all’Università degli Studi di Milano


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10 GENNAIO 2025