Renzo Riboldazzi  
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CITTÀ BENE COMUNE 2016: CINQUE LIBRI PER DISCUTERE


Torna il ciclo di incontri dedicato alla cultura del progetto urbano



Renzo Riboldazzi


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Alla Casa della Cultura torna Città Bene Comune, quarta edizione del ciclo di incontri promosso in collaborazione con il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano. La formula è sostanzialmente la stessa di sempre. Quattro incontri con altrettanti autori di pubblicazioni recenti in cui - con il contributo di diversi discussant - si affrontano temi e questioni che riguardano il progetto e il governo della città e del territorio. Senza inutili tecnicismi, ricorrendo il meno possibile a quei linguaggi entro cui talvolta le discipline che si occupano della città - della sua forma, della sua organizzazione, della sua immagine, del suo destino - spesso si rinserrano escludendo i cittadini da un dibattito che invece li riguarda direttamente perché, per molti versi, finisce con l'intrecciarsi con la loro quotidianità.

Si parte lunedì 2 maggio, alle 18, con l'antropologo Franco La Cecla che nel suo Contro l'urbanistica. La cultura delle città (Einaudi 2015) denuncia senza mezzi termini da un lato il fallimento della cultura urbanistica moderna che ha guidato le trasformazioni della città e del territorio nel XX secolo, dall'altro l'arretratezza e perfino l'inadeguatezza di questa disciplina ad affrontare le sfide che ha di fronte per la povertà dei suoi strumenti analitici e progettuali e per le contraddizioni epistemologiche che la contraddistinguono. Una posizione che - tanto per la sua radicalità tanto per la bruciante verità di diversi suoi passaggi - sta facendo discutere contrapponendo chi non la considera affatto "una cieca invettiva contro l'urbanistica, ma [piuttosto un] manifesto per una nuova urbanistica" (Salvatore Settis, "Il Sole 24 ore / Domenica", 8 novembre 2015) e chi al contrario, per citarne uno, sostiene che "il modello interpretativo di La Cecla […] sia riferibile a un pensiero anarchico [per molti versi addirittura] ingenuo" (Francesco Indovina, viaBorgogna3 online, 20 ottobre 2015; sullo stesso libro, v. anche il commento di Roberto Mascarucci). Se l'urbanistica così come l'abbiamo conosciuta fino ad oggi abbia o non abbia ancora un ruolo nella società contemporanea o se questa disciplina debba necessariamente trovare il modo di riconfigurarsi su basi culturali completamente differenti è dunque l'interrogativo a cui, insieme all'Autore, cercheranno di rispondere i tre ospiti del primo incontro: l'architetto, pittore e docente del Politecnico Emilio Battisti, l'urbanista Sergio Brenna, anch'egli professore ordinario dello stesso ateneo, e infine la professoressa  Francesca Zajczyk, docente di Sociologia urbana all'Università di Milano - Bicocca.

Lunedì 9 maggio, alle 18, sarà la volta di Raffaele Milani, autore de L'arte della città. Filosofia, natura, architettura (il Mulino, 2015): un libro in cui, giustamente, si sostiene che esiste "un'arte della città come prodotto delle comunità e dei singoli, degli architetti e degli artisti, dei progettisti e - scrive il professore di Estetica dell'Università di Bologna - dei semplici lavoratori, dei cittadini e dei loro rappresentanti politici" (p. 7). Un'arte che storicamente è dunque il frutto di una sensibilità collettiva che - lo provano molti paesaggi urbani e territoriali contemporanei - oggi evidentemente è andata in crisi e su cui sembra quindi interessante tornare a riflettere per capire se e in che termini sia ancora possibile un'estetica urbana condivisa in una società come la nostra, sempre più caratterizzata dall'intrecciarsi delle culture, dal progressivo indebolimento dei legami tra comunità e ambiti territoriali, da significativi processi di trasformazione urbana sganciati dai desideri e dalle esigenze di un territorio perché esito di logiche economico-finanziarie che spesso nulla hanno a che vedere con i contesti in cui sono calati. Dunque - come ha scritto Gabriele Tagliaventi in un articolo di prossima pubblicazione in questa rubrica - il libro di Milani è "un'ottima occasione per ripercorrere il legame che intercorre tra arte e città, tra arte di costruire la città e arbitrio. Un'occasione per riprendere coscienza dei fondamenti artistici dell'urbanistica. E, chissà, arrestare il declino e tornare a costruire città belle ed efficienti". Un'occasione che alla Casa della Cultura proveremo a cogliere con Pierluigi Cervellati - architetto e urbanista a sua volta autore di pubblicazioni in cui arte e bellezza si intrecciano a buone pratiche di governo del territorio: come La città bella (il Mulino, 1991) o L'arte di curare le città (il Mulino, 2000) -, Elio Franzini - professore ordinario di Estetica alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Milano - e Pietro Marani - professore ordinario di Storia dell'arte moderna al Politecnico di Milano -.

Il terzo incontro (lunedì 16 maggio, alle 18) sarà con l'urbanista e geografo Arturo Lanzani per discutere dei temi e delle questioni che pone nel suo Città territorio urbanistica tra crisi e contrazione edito per i tipi di FrancoAngeli nel  2015. Nella convinzione che "il nostro benessere è legato non solo ai nostri livelli di reddito e di consumo, ma - scrive il professore ordinario di Tecnica urbanistica del Politecnico - anche alla vivibilità degli ambienti urbanizzati e rurali, alla sicurezza idrogeologica dei nostri insediamenti, alla ricchezza di beni relazionali e comuni" (p. 9), Lanzani prova a immaginare modi di praticare l'urbanistica che da un lato - come recita il sottotitolo del libro - non possono che "muovere da quel che c'è", da ciò che sul territorio - ci piaccia o no - si è sedimentato nel tempo, dalle condizioni economiche di lungo periodo in cui ci troviamo. Dall'altro vanno nella direzione di ipotizzare "radicali trasformazioni" degli approcci progettuali auspicando "un'urbanistica del riuso, una urbanistica bioeconomica consapevole di muoversi in un mondo già configurato e pieno di cose, da riusare e modificare evitando nuove radicali ricolonizzazioni, una urbanistica che si opponga ad ogni forma di spreco e sia capace progressivamente di chiudere cicli di materia ed energia oggi problematicamente aperti, di intrecciarsi con una nuova economia del riciclo" (p. 13). Un libro, quindi, che "prova a disegnare una nuova agenda politica per le città, i territori e i paesaggi [anche] attraverso una operazione concettuale che è innanzitutto di ri-nominazione dei problemi" (Gabriele Pasqui, viaBorgogna3 online, 26 febbraio 2016) ma soprattutto partendo dalla constatazione che l'urbanistica - come ha osservato Rosario Pavia - stia ormai rivelando apertamente "la sua crisi, i suoi errori, lo squilibrio di una crescita dominata da un'offerta gonfiata, incentrata con ostinazione sull'edilizia residenziale, la sua inadeguatezza rispetto alla dimensione  e alla velocità del cambiamento" in atto. A discutere di tutto ciò con l'Autore sono stati invitati Roberto Camagni - professore ordinario di Economia urbana al Politecnico di Milano -, Giuseppe Civati - parlamentare, fondatore e segretario di Possibile - e infine Anna Marson - professore ordinario di Tecnica e Pianificazione urbanistica all'Università IUAV di Venezia -.

Il quarto e ultimo appuntamento (lunedì 23 maggio, alle 18) avrà - a differenza dei precedenti - un taglio e un sapore un po' diversi dal consueto. Sarà infatti dedicato al pensiero e all'opera di Bernardo Secchi, professore emerito e urbanista di fama internazionale scomparso nel 2014 che, tra l'altro, fu ospite della prima edizione di Città Bene Comune nel 2013 quando - con Alessandro Balducci, Vittorio Gregotti e Francesco Infussi - si discusse di uno dei suoi ultimi lavori: La città dei ricchi e la città dei poveri, edito da Laterza. Anche questa volta, però, il dibattito sarà sempre a partire da un libro, anzi due. Il primo: La città del XXI secolo (FrancoAngeli, 2015) in cui Ada Becchi, Cristina Bianchetti, Paolo Ceccarelli e Francesco Indovina immaginano - senza alcun intento agiografico - un "colloquio-confronto con l'amico scomparso" su uno dei temi che più aveva caratterizzato la sua attività professionale e culturale negli ultimi anni.  Il secondo: l'antologia postuma di scritti di Secchi - curata da Giulia Fini e con contributi di Paola Viganò e Patrizia Gabellini - intitolata Il futuro si costruisce giorno per giorno (Donzelli, 2015). Animeranno il dibattito alla Casa della Cultura alcuni degli autori di questi contributi che con Secchi hanno percorso tratti più o meno lunghi della vita o della carriera accademica o professionale, come Cristina Bianchetti - professore ordinario di Urbanistica presso il Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio del Politecnico di Torino -, Stefano Boeri - architetto, urbanista, politico e professore ordinario al Politecnico di Milano -, Paolo Ceccarelli - professore emerito della Facoltà di Architettura dell'Università di Ferrara di cui è stato fondatore nel 1992 -, Vittorio Gregotti - architetto, saggista e designer -, e infine Paola Viganò - professore straordinario di Urbanistica allo IUAV di Venezia che con Secchi ha condiviso, dal 1990 al 2014, l'intensa attività dello Studio Associato Secchi Viganò.

Renzo Riboldazzi

 


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25 APRILE 2016

 

 

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CITTÀ BENE COMUNE

 IV edizione