L’ultimo autorevole sondaggio politico ha diffuso un esito clamoroso: i 5 Stelle hanno superato il PD staccandolo di quasi 10 punti. Se si votasse oggi, con l’attuale legge, quelli che non ci si azzarda più troppo a chiamare “i grillini” prenderebbero il potere. Effetto contingente delle vittorie comunali a Roma, a Torino e in altri piccoli centri, non c’è dubbio. Nondimeno l’impressione rimane e, senza pretesa di un’analisi credibile di un fenomeno tanto complesso, vorrei suggerire una riflessione.
La vita delle società, dalla politica all’economia, dallo scambio privato a quello pubblico, dall’amicizia al mercato, si fonda pressoché interamente e in primis sulla fiducia. Senza fede che, frequentandoti, nasceranno occasioni di vita migliori per me (e per te), nessuno andrebbe da nessuna parte. E così sempre di nuovo assistiamo a ingenti masse di cittadini e di votanti che, scontenti del vecchio, puntano sul primo politico, o sulla prima forza politica, che, con efficacia “retorica”, promette il bello e il nuovo. Capisco che è un riflesso irresistibile, perché senza speranza non si può vivere né continuare a soffrire. L’esperienza contraria non è in proposito efficace: dopo l’era del berlusconismo, piena di promesse e ancora più di delusioni e di bugie, dovremmo essere particolarmente smaliziati, ma è chiaro che non è così.
La vera domanda e la concreta attenzione dovrebbero riguardare infatti i problemi che ci affliggono (non gli attori sbraitanti sul palco), le strutture socio-economiche di cui disponiamo e così via: è ragionevole sperare che tali problemi possano essere risolti da un giorno all’altro con la buona volontà e una (supposta) personale onestà? Dovremmo poi chiederci chi sono, da dove vengono, che formazione hanno avuto questi presunti salvatori, come sono stati eletti e perché. Oh, dovremmo proprio chiedercelo e richiedercelo, anche se capisco che è difficile, per noi, uomini e donne della strada, ottenere informazioni approfondite e attendibili. Però, almeno un po’, si può fare. Fatelo amici concittadini; non ripetiamo la solita disgustosa e deprimente storia. E se del passato e del presente non siamo contenti (ce n’è di che), guardiamoci attentamente da coloro che pretenderebbero, per grazia ricevuta, di salvarci dall’oggi al domani: basta che ci votiate. Non fraintendetemi: non parlo né a favore né contro questo o quel voto. Chiedo che ognuno si sforzi di riflettere, di pensare e di capire, prima di “militare”. A mio avviso, sarebbe già tanto.