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Nella mia vita professionale di ricercatore sociale e di consulente di marketing mi sento porre spesso questa domanda: quale rapporto c'è nel commercio tra il tradizionale off line e il più moderno on line? Tale interrogativo si traduce in un'altra domanda: alla mia azienda conviene gettarsi nell'e-commerce oppure continuare a mantenere la vendita tramite punti-vendita fisici, dunque 'classici'?
La risposta non può che essere 'dipende dai casi': dal settore merceologico, dal tipo di clientela, dal contesto sociale, eccetera. Eppure sempre più spesso la scelta più valida è semplice e netta: la formula di successo è - alla latina - non 'aut... aut...' ma 'et... et...': funziona meglio, nella maggior parte dei casi, il presidio misto del canale dei negozi e di quello via Internet.
Cosa c'entra tutto ciò con la Casa della Cultura? C'entra assai, oggi che questa quasi settantenne istituzione milanese è entrata a pieno titolo nel mondo del Web 3.0, passando da un sito non o poco interattivo a un portale evoluto che consente di partecipare pressoché a ogni iniziativa della Casa tramite un computer, un tablet, uno smartphone; di informarsi e intervenire; di dialogare e di connettere blog e social forum, eccetera.
È, questa, una piccola rivoluzione destinata a lasciare il segno, poiché nulla della tradizione viene perduto mentre si aggiungono modalità inedite di partecipazione attiva. La Casa della Cultura mantiene la sua storica sede di via Borgogna 3 vicino alla centralissima piazza San Babila: dunque conserva i vantaggi di una vera e propria casa, connotata da relazioni interpersonali vis à vis, face to face, fondate sull'incontro tra individui e gruppi concreti, fuori dall'anonimato del virtuale, del digitale, dell''a distanza'. Essa, nel contempo, consente e sollecita il proprio utilizzo anche virtuale, digitale, 'a distanza': appunto 'e... e...', rendendo possibile una sorta di fecondo ping pong tra l'agorà della piazza, dell'aula, del bar e quella del Web. Pochi enti culturali nella pur avanzata Milano danno l'opportunità della doppia fruizione, allargando il proprio ambito anche al di fuori della città e della stessa Italia.
Torno all'esempio iniziale del commercio: oggi, prima di comprare una lavabiancheria, il potenziale acquirente analizza tutta l'offerta (prezzi inclusi) on line, poi va in un punto-vendita e valuta de visu alcuni prodotti pre-selezionati, quindi ne ordina uno da casa (magari proprio tramite il sito del distributore). Per la Casa della Cultura d'ora in poi varrà lo stesso: il cittadino - sempre più spesso una cittadina - acquisirà informazioni tramite Internet, potrà seguire iniziative culturali sul Web, in streaming, ecc. oppure parteciparvi di persona; entrerà in uno dei molti dibattiti oppure ne promuoverà uno nuovo optando per l'on line o per l'off line; sceglierà di volta in volta i modi del proprio coinvolgimento.
Come diceva un vecchio slogan pubblicitario, 'è bello sapere che c'è ': sarà bello sapere che nella nostra Casa si può entrare dalla Rete delle reti o scendendo le scale dopo la porta rossa che ci connota. Liberamente e gioiosamente, perché questa resta - arricchendosi - una sede, fisica e non, di libero approfondimento e di confronto felice tra gente seria e appassionata che cerca domande e risposte, che coltiva valori, che crede al valore della cultura. © RIPRODUZIONE RISERVATA 17 GIUGNO 2015 |