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Qualche regola di igiene democratica che sto applicando a me stesso e potrebbe esservi utile in questa fase di emergenza:
— Non condividete articoli che pretendono di avere la sfera di cristallo e dare previsioni — ammantate di presunte verità scientifiche che non abbiamo — sul futuro della nostra convivenza sociale. Vedo che perfino il Technology Review del MIT si è concesso un articolo, molto condiviso, che presume che “non torneremo mai alla normalità”, ignorando sostanzialmente scenari molto meno drammatici ma altrettanto plausibili (es: si trova un vaccino e funziona; si trovano farmaci per curare i sintomi più gravi e ridurre drasticamente la mortalità, e via dicendo). Un conto è voler spaventare chi ignora la gravità oggettiva della situazione (tanti, troppi), un altro è sostituirsi all’oracolo di Delfi. Umiltà, scienza, calma, please.
— Non addentratevi in polemiche inutili, risparmiate le energie. Tutto ciò che sappiamo ci dice che la pandemia non scomparirà magicamente da un giorno all’altro, come aveva detto l’inqualificabile Donald Trump per esempio solo qualche giorno fa. Significa che bisogna avere cura della propria salute e di quella altrui, ma anche della propria salute psichica. Non risolverete i problemi del mondo con un thread su Twitter né con un post arguto su Facebook.
— Io per esempio non ho alcuna intenzione di prendere parte al dibattito sul tracciamento dei dati personali in corso nel modo in cui si sta sviluppando: non mi interessa sembrare di avere ragione, non mi interessa dire la mia a ogni costo: mi interessa capire. E i social network sono, come sempre, insieme una salvezza (immaginate la quarantena senza) e una dannazione: non sono questi i luoghi dove discutere seriamente e nel dettaglio di scelte di salute pubblica, privacy e democrazia così fondamentali. Scrivete un post articolato su un blog, linkate i vostri lavori accademici, libri e paper; portate qualcosa di veramente utile al dibattito. Pretendete questo stesso livello di confronto da chi risponde. Le polemiche lasciatele a tempi migliori, in cui avremo il lusso di annoiarci e non il compito di fare il possibile e l’impossibile per salvare vite umane e la salute psichica di tutti. Vale per questo dibattito, ma per molti altri che di sicuro vi stanno a cuore e a cui vi sentite con tutti voi stessi di partecipare. Ecco, pensateci bene. Pensate a come farlo, in modo utile. Il mio è chiudermi nello studio matto e disperatissimo (cit), e riemergerne solo ed esclusivamente se e quando avrò qualcosa di sensato da dire. Altrimenti, è il silenzio il contributo più utile che posso portare alla discussione.
— Il che vale in generale: ora che siamo tutti sopraffatti dall’informazione continua, un post in meno è meglio di un post in più. Pensate all’essenziale. Dateci l’essenziale. Piuttosto, dedicatevi alle persone in difficoltà, fate una videochiamata in più a chi è solo o ansioso o ammalato. Fate una cosa bella in più. Create qualcosa di grande, che resti a prescindere da quello che accadrà. E se avete la fortuna di essere circondati dall’affetto di una compagna o compagno, di amici veri, di una famiglia, di un animale, rendetevi conto di quanto vale, davvero.
— Cercate di mostrare più rispetto per il prossimo, più empatia. Mai come oggi è vero il detto per cui ognuno porta in sé la propria guerra, e ognuno è un’isola. Siamo tutti in difficoltà, tutti sotto pressione, tutti sempre al limite del pianto e della disperazione. Non abbattetevi, facciamo squadra invece. Qui o se ne esce tutti insieme, come civiltà umana di uguali, nel nome della ragione, della scienza, della cultura, o non ne usciremo comunque, pandemia o meno.
— E sì, siate anche intolleranti, con chi vi martella con sciocchezze antiscientifiche, chi diffonde complotti e razzismi, chi vi causa stress e fatiche inutili e oggi insostenibili. I social network hanno tutti la meravigliosa funzione “ban”, o “mute”. Io la sto usando non poco, e funziona per fare chiarezza e mettere ordine nel proprio grafo sociale. Ma applicatela anche nella vita reale: non è indispensabile restare amici di un deficiente.
Spero nessuno veda arroganza o atteggiamenti di superiorità in queste parole. Cerco solo di essere utile come posso, nel modo migliore che mi è possibile.
State a casa, se potete. E state al sicuro.
N.d.C. - Fabio Chiusi is Project Manager at AlgorithmWatch for the 2020 edition of the Automating Society report. After a decade in tech reporting, he worked as a consultant and assistant researcher in data and politics (Tactical Tech), and AI in journalism (Polis LSE). He coordinated the ‘Persuasori Social’ report on regulating political campaigns on social media for the PuntoZero Project, and worked as a tech-policy staffer within the Chamber of Deputies of the Italian Parliament during the current legislation. A Fellow at the Nexa Center for Internet & Society in Turin, he is Adjunct Professor at the University of San Marino, teaching ‘Journalism and New Media’ and ‘Publishing and digital media’. He is the author of several essays on technology and society, the latest being ‘Io non sono qui. Visioni e inquietudini da un futuro presente’ (DeA Planeta, 2018), that is currently being translated into Polish and Chinese. He writes as a tech-policy reporter at the collective blog ValigiaBlu.
Mail: fc@algorithmwatch.org | Twitter: @fabiochiusi
© RIPRODUZIONE RISERVATA 20 MARZO 2020 |