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CLIMA: L'URBANISTICA DEVE CAMBIARE APPROCCIO
Commento al libro di Michele Manigrasso
Edoardo Zanchini
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Il ciclone Covid-19 ci ha messo di fronte alla fragilità delle società in cui viviamo e ha reso evidente quanto oggi il mondo sia profondamente interconnesso, senza difese di fronte a un virus che ha fatto trovare tutti impreparati. Le pandemie hanno segnato alcuni passaggi importanti della storia dell’umanità, con fratture tra generazioni e poi anche cambiamenti che hanno segnato il progresso economico, culturale e sociale. Di altrettanta capacità di ripensare le forme dello sviluppo e del vivere quotidiano avremmo bisogno ora per uscire dalla crisi che il Covid-19 ha lasciato sul terreno, ma soprattutto per affrontare lo scenario sempre più evidente e proccupante legato ai cambiamenti climatici. La differenza è che a questa seconda grande sfida non ci arriveremo disinformati, la scienza studia da tempo i processi in corso nell’atmosfera legati all’aumento delle concentrazioni di gas serra e, con sempre maggiore dettaglio, è in grado di individuare quello che potrebbe avvenire nelle diverse aree del pianeta per l’aumento delle temperature dell’aria e degli oceani, con l’accelerazione di ondate di calore e siccità, alluvioni e conseguenti impatti su agricoltura e aree urbane, rischi epidemiologici legati a questi processi. Il tema è oramai sotto gli occhi di tutti, ma è come se ancora non si fosse introiettato il fatto che la lancetta dell’orologio nel frattempo sta scorrendo, che più rinviamo le decisioni e maggiori saranno gli impatti, che prima ci prepariamo e meno terribili saranno le conseguenze. Soprattutto è un processo che non si ferma con un vaccino o con un’invenzione tecnologica, ma che deve portare a un cambio di approccio nelle scelte di fondo che riguardano il modello energetico e produttivo, le città e il territorio. Il libro di Michele Manigrasso, La città adattiva. Il grado zero dell’urban design (Quodlibet, 2019) rappresenta un contributo importante per guardare negli occhi a queste sfide, senza scuse o paure che possano prendere il sopravvento, ma mettendoci di fronte alle scelte da assumere e anche alle opportunità che si potranno aprire di ripensare gli spazi urbani in cui viviamo e mettere anche mano a errori commessi di governo del territorio. Il climate change non è infatti una questione ambientale come altre che abbiamo conosciuto dalla rivoluzione industriale ad oggi, e solo in parte affrontato, è un processo globale molto più rilevante che presuppone un cambio di approccio teorico e applicativo - che il volume racconta con un ricco bagaglio di riferimenti - e inevitabilmente chiama in causa il ruolo di architetti e urbanisti, tecnici e amministratori locali.
Una prima questione emerge con forza dalle pagine del libro. L’urbanistica si trova a fare i conti con una variabile di incertezza rispetto al futuro senza precedenti, con possibili rischi e cambiamenti da affrontare attraverso chiavi nuove e in discontinuità con il passato. Per una disciplina che in particolare nel XX secolo ha proposto – in alcuni casi potremmo dire, imposto – idee progettuali e soluzioni infrastrutturali alle morfologie incontrate, per accompagnare le crescenti e sempre più articolate esigenze dell’espansione urbana, il cambiamento è radicale. Quell’approccio e quelle soluzioni ingegneristiche sono la ragione per cui le piogge oggi provocano danni devastanti in alcune aree urbane con costi rilevanti, morti e feriti, in particolare tra le persone più povere. In un contesto di questo tipo l’unica possibilità è di abbandonare teorie arroganti nei confronti del territorio e di guardare con curiosità i processi in corso e quelli che potrebbero avvenire, in modo da individuare le scelte di intervento più adatte per prepararsi a questi possibili scenari. Attenzione, non è un approccio esclusivamente precauzionale quello che vediamo nelle città che oggi già hanno messo il clima al centro delle proprie politiche. La chiave progettuale con cui affrontare questi processi è quella dell’adattamento di ogni quartiere o edificio, lungomare o parco indispensabile ad aumentare la resilienza ai fenomeni meteorologici estremi, rimediando agli errori di interventi realizzati nel passato.
A leggere il libro in questi giorni di discussione europea e italiana sul recovery plan per il rilancio del Paese post Covid ci si accorge di quanto i suoi contenuti siano di attualità – per la prima volta, tutti riconoscono che le politiche green e di lotta ai cambiamenti climatici debbano essere prioritarie - e di come possa risultare utile per individuare risposte innovative. Purtroppo nel dibattito pubblico e politico continuano a prevalere soluzioni di tipo tecnologico e impiantistico per ridurre le emissioni: quanti MW di impianti fotovoltaici e eolici installare, quanti interventi di efficienza energetica, auto elettriche e impianti per l’economia circolare. In parallelo, per difendersi dagli impatti meteorologici estremi, in rapida crescita, si propongono interventi di vera e propria difesa dei territori, con opere ingegneristiche “tradizionali”, per cui prevalgono intubamenti e muri di contenimento, cemento e barriere. Il libro di Manigrasso, invece, mette in evidenza come oggi esista un altro possibile percorso progettuale per affrontare questi temi, più utile e lungimirante, proprio a partire dalle città ossia dal cuore di questi problemi e sfide. Sono molti gli esempi interessanti riportati nei quattro capitoli di good practices: tra interventi nei tessuti e progetti di nuovi quartieri adattivi, progetti di piazze e infrastrutture, di riverfront e waterfront. Da Rotterdam a New York, da Lione a Copenhagen si è aperto un campo di ricerche progettuali che forse porterà a un nuovo linguaggio estetico, ma intanto di sicuro sta già proponendo soluzioni originali e flessibili di uso degli spazi pubblici. Si descrivono piazze organizzate per far defluire in modo sicuro l’acqua dentro aree permeabili e cisterne sotterranee, di parchi e linee di costa o lungofiumi dove l’acqua possa crescere e anche esondare in sicurezza nei giorni di forti piogge e ondate di piena. Acqua che sarà preziosissima nei giorni di siccità perché correttamente valorizzata dentro i quartieri, in connessione con alberi e spazi verdi per ridurre l’impatto delle ondate di calore. Attenzione, questi non sono i criteri con cui progettare la “nuova” città e aggiungere quartieri green a emissioni zero ai margini delle periferie, ma al contrario per ripensare le aree urbane in cui viviamo. Anche per adattarle alla necessità di far convivere più persone, densificando e al contempo liberando spazi asfaltati oggi occupati da auto ferme o in movimento. Bernardo Secchi, raccontava di come non vi fosse una spiegazione razionale alla qualità che si percepiva camminando nelle diverse ore della giornata per Piazza del Campo a Siena (non gli edifici, una scultura o un progetto dietro il disegno dello spazio). Ma piuttosto un insieme di fattori, frutto di una fortunata e saggia stratificazione di interventi nel tempo che si sono adattati a uno spazio così particolare e alle sue condizioni morfologiche e anche climatiche. Ma quell’approccio, obbligato nell’era precedente alla rivoluzione del riscaldamento a basso costo, va recuperato ora per affrontare la riqualificazione di periferie e condomini dove ridurre fortemente la domanda di energia per il risaldamento e il raffrescamento (producendola con il sole) anche attraverso un attento utilizzo di ombre e alberature, pavimentazioni e deflussi d’acqua che contribuiscano anche a garantire la sicurezza nelle giornate più complicate. Nei tanti e interessanti progetti raccontati nel libro si comprende come la città adattiva sia un campo di sperimentazione che lavora a tutte le scale per tenere assieme qualità progettuale e prestazioni necessarie a far fronte a condizioni climatiche estreme che interesseranno tutte le città del Mediterraneo. Per tornare all’attualità, la sfida più interessante sarà riuscire a dimostrare che il rilancio post Covid passa per investimenti innovativi nelle aree urbane, dove sperimentare soluzioni che riescano a dare risposta agli obiettivi sia di mitigazione che di adattamento climatico creando benefici diretti per le famiglie e nuova occupazione. Il libro di Manigrasso aiuta a far comprendere l’urgenza di affrontare questi temi per i rischi a cui si andrà incontro in caso di rinvio degli interventi o negazione dei problemi, ma soprattutto riporta al centro del dibattito le soluzioni che le discipline che si occupano di disegnare gli spazi in cui viviamo devono intraprendere.
Edoardo Zanchini
N.d.C. – Edoardo Zanchini è vicepresidente nazionale di Legambiente dal 2011 e, dal 1999, responsabile nazionale dei settori energia, trasporti e urbanistica. È membro del Consiglio Direttivo di Free (associazione delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica) e del board del Renewable Grid Initiative. Ha insegnato nelle Università di Roma e Pescara ed è autore di diversi saggi in materia di energia, territorio e sostenibilità.
Tra i suoi libri: (a cura di), Dall'abusivismo al parco. Storia del bosco della Sterpaia a Piombino (FrancoAngeli, 2000); con Duccio Bianchi (a cura di), Ambiente Italia 2001. La salute ambientale delle città: 100 indicatori sullo stato del Paese (Ed. Ambiente, 2001); (a cura di), Paesaggi del vento (Meltemi, 2002); con Stefano Ciafani (a cura di), Uscire dal petrolio. Energia e mutamenti climatici: le idee e le proposte di Legambiente per un modello energetico pulito, moderno e sicuro (Le balze, 2004); con Duccio Bianchi (a cura di), Ambiente Italia 2005. 100 indicatori sullo stato del paese : innovazione, qualita, territorio: idee contro il declino (Ed. Ambiente, 2005); con Duccio Bianchi (a cura di), Ambiente Italia 2006. Dopo Berlusconi: l'ambiente in 100 numeri (Ed. Ambiente, 2006); con Mattia Darò (a cura di), AbitarECOstruire. I risultati del concorso internazionale di progettazione sostenibile (Alinea, 2009); con Duccio Bianchi (a cura di), Ambiente Italia 2010. Le sfide ambientali nelle regioni italiane (Ed. Ambiente, 2010); (a cura di), Smisurati giganti? La modernità dell'eolico nel paesaggio italiano, fotografie di Pablo Balbontín e Luca Marinelli (Alinea, 2010); con Duccio Bianchi (a cura di), Ambiente Italia 2011. Il consumo di suolo in Italia (Ed. Ambiente, 2011); con Duccio Bianchi (a cura di), L' Italia oltre la crisi. Ambiente Italia 2013: idee di futuro a confronto, rapporto annuale di Legambiente (Ed. Ambiente, 2013); con Roberto Della Seta, La sinistra e la città. Dalle lotte contro il sacco urbanistico ai patti col partito del cemento (Donzelli, 2013); con Francesco Musco (a cura di), Il clima cambia le città. Strategie di adattamento e mitigazione nella pianificazione urbanistica (FrancoAngeli, 2014); con Duccio Bianchi (a cura di), Ambiente Italia 2015. Le sfide ambientali nelle regioni italiane (Ed. Ambiente, 2015); con Duccio Bianchi (a cura di), Ambiente Italia 2015. Gli indicatori per capire l'Italia: analisi e idee per uscire dalla crisi (Ed. Ambiente, 2015); con Sebastiano Venneri, Giorgio Zampetti (a cura di), Ambiente Italia 2016. Presente e futuro delle aree costiere in Italia (Ed. Ambiente, 2016); con Michele Manigrasso, Vista mare. La trasformazione dei paesaggi costieri italiani (Ed. Ambiente, 2017); con Mauro Albrizio (a cura di), Un green new deal per l'Europa. Le idee e le sfide per rilanciare il progetto europeo, rapporto annuale di Legambiente (Ed. Ambiente, 2019)
N.B. I grassetti nel testo sono nostri.
R.R. © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 LUGLIO 2020 |
CITTÀ BENE COMUNE
Ambito di riflessione e dibattito sulla città, il territorio, il paesaggio e la cultura del progetto urbano, paesistico e territoriale
ideato e diretto da Renzo Riboldazzi
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in redazione: Elena Bertani Oriana Codispoti
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Gli incontri
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Gli autoritratti
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Le letture
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C. Olmo, La città tra corpo malato e corpo perfetto, commento a: C. Bianchetti, Corpi tra spazio e progetto (Mimesis, 2020)
A. Spaziante, L'urbano, tra complessità e pandemia, commento a: C.S. Bertuglia, F. Vaio, Il fenomeno urbano e la complessità (Bollati Boringhieri, 2019)
A. Petrillo, La città che sale, commento a: C. Cellamare, Città fai-da-te (Donzelli, 2019)
A. Criconia, Pontili urbani: collegare territori sconnessi, commento a: L. Caravaggi, O. Carpenzano (a cura di), Roma in movimento (Quodlibet, 2019)
F. Vaio, Una città giusta (a partire dalla Costituzione), commento a: G. M. Flick, Elogio della città? (Paoline, 2019)
G. Nuvolati, Città e Covid-19: il ruolo degli intellettuali, commento a: M. Cannata, La città per l’uomo ai tempi del Covid-19 (La nave di Teseo, 2020)
P. C. Palermo, Le illusioni del "transnational urbanism", commento a: D. Ponzini, Transnational Architecture and Urbanism (Routledge, 2020)
V. Ferri, Aree militari: comuni, pubbliche o collettive?, commento a: F. Gastaldi, F. Camerin, Aree militari dismesse e rigenerazione urbana (LetteraVentidue, 2019)
E. Micelli, Il futuro? È nell'ipermetropoli, commento a: M. Carta, Futuro. Politiche per un diverso presente (Rubbettino, 2019)
A. Masullo, La città è mediazione, commento a: S. Bertuglia, F. Vaio, Il fenomeno urbano e la complessità (Bollati Boringhieri, 2019)
P. Gabellini, Suolo e clima: un grado zero da cui partire, commento a: R. Pavia, Tra suolo e clima (Donzelli, 2019)
M. Pezzella, L'urbanità tra socialità insorgente e barbarie, commento a: A. Criconia (a cura di), Una città per tutti (Donzelli, 2019)
G. Ottolini, La buona ricerca si fa anche in cucina, commento a: I. Forino, La cucina (Einaudi, 2019)
C. Boano, "Decoloniare" l'urbanistica, commento a: A. di Campli, Abitare la differenza (Donzelli, 2019)
G. Della Pergola, Riadattarsi al divenire urbano, commento a: G. Chiaretti (a cura di), Essere Milano (enciclopediadelle donne.it, 2019)
F. Indovina, È bolognese la ricetta della prosperità, commento a: P. L. Bottino, P. Foschi, La Via della Seta bolognese (Minerva 2019)
R. Leggero, O si tiene insieme tutto, o tutto va perduto, Commento a: M. Venturi Ferriolo, Oltre il giardino (Einaudi, 2019)
L. Ciacci, Pianificare e amare una città, fino alla gelosia, commento a: L. Mingardi, Sono geloso di questa città (Quodlibet, 2018)
L. Zevi, Forza Davide! Contro i Golia della catastrofe, commento a: R. Pavia, Tra suolo e clima (Donzelli, 2019)
G. Pasqui, Più Stato o più città fai-da-te?, commento a: C.Cellamare, Città fai-da-te (Donzelli, 2019)
M. Del Fabbro, La casa tra diritto universale e emancipazione, commento a: A. Tosi, Le case dei poveri (Mimesis, 2017)
A. Villani, La questione della casa, oggi, commento a: L. Fregolent, R. Torri (a cura di), L'Italia senza casa (FrancoAngeli, 2018)
P. Pileri, Per fare politica si deve conoscere la natura, commento a: P. Lacorazza, Il miglior attacco è la difesa (People, 2019)
W. Tocci, La complessità dell'urbano (e non solo), commento a: C. S. Bertuglia, F. Vaio, Il fenomeno urbano e la complessità (Bollati Boringhieri, 2019)
S. Brenna, La scomparsa della questione urbanistica, commento a: M. Achilli, L'urbanista socialista (Marsilio, 2018)
L. Decandia, Saper guardare il buio, commento a: A. De Rossi (a cura di), Riabitare l'Italia (Donzelli 2018)
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