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Pochi giorni fa, a Bergamo, il premier Draghi ha voluto ricordare, simbolicamente, le oltre 100.000 vittime del covid di questo annus horribilis, in una cerimonia sobria, segnata dalle note struggenti della tromba di Paolo Fresu, piantando un albero in quello che diverrà il bosco della memoria.
Qualche mese fa, scrivendo per un quotidiano on-line (era il giugno 2020) mi capitò di avanzare una proposta analoga, che mi pare mantenga tutta la sua attualità: quella che ogni Amministrazione Comunale provveda, in una data simbolica che potrà essere anche concordata insieme, a piantumare un albero per ogni vittima del coronavirus. Nella sola Lombardia saranno più di 30.000 nuovi alberi. In tutta Italia oltre 100.000. Ogni comune parteciperà chi con cinque o dieci, o cento, o in qualche caso mille nuovi alberi. E con una targa, d’insieme, che li intitoli “alle vittime del coronavirus”.
Perché un albero? Perché niente più di un albero ha attinenza con l’ossigeno: e l’ossigeno, cioè il respiro, è quello che è mancato alle persone colpite dal Covid-19. Ricordare con un albero ogni vittima vuol dire dunque restituire un po’ di ossigeno e di respiro, fare un monumento vivente, donare un simbolo che rimanga nella memoria dell’attuale e delle future generazioni.
Un albero che respiri, ma anche un albero verde, il colore della speranza che il Covid-19 ha rischiato di uccidere, sostituendola col colore funereo del dolore e dei lutti. E un albero che cresca, come le nostre nuove generazioni, che imparino anche da questa vicenda ad avere rispetto della natura, e consapevolezza dei rischi che possiamo correre con un uso dissennato del nostro pianeta.
E mi auguro che un albero, anzi molti alberi, in qualche caso un vero e proprio bosco, non inciti(no) nessuno degli iconoclasti a non onorare o peggio sfregiare la memoria: che è merce troppo importante e di troppo valore per non essere rispettata o, peggio, essere vilipesa.
Diceva, in una bellissima poesia, Giorgio Caproni: “L’amore / finisce dove finisce l’erba / e l’acqua muore. Dove / sparendo la foresta / e l’aria verde, chi resta / sospira nel sempre più vasto / paese guasto: “Come / potrebbe tornare a essere bella, / scomparso l’uomo, la terra”. Non facciamo così, ma l’esatto contrario: piantiamo alberi. Come diceva un altro grande poeta, Nazim Hikmet: “La vita non è uno scherzo / prendila sul serio ma sul serio a tal punto / che a settant'anni, ad esempio, / pianterai degli ulivi non perché restino ai tuoi figli, / ma perché non crederai alla morte, / pur temendola, e la vita peserà di più sulla bilancia”. E infine, ricordando Orazio e il suo “Exegi monumentum aere perennius” (“ho costruito un monumento più perenne del bronzo”) che si riferiva alla immortalità della sua poesia: un albero, degli alberi, sono a loro modo un monumento più perenne del bronzo, perché tanto più vivo e tanto più palpitante.
Tornando allora alla proposta, che sia proprio la Casa della Cultura a rilanciare un appello a tutti i Comuni, ma anche alle associazioni, alle stesse forze politiche, e perché no?, alle direzioni scolastiche, per trovare un punto di incontro, stabilire una data comune, e poi promuovere la piantumazione in una cerimonia pubblica che non potrà che essere molto sentita, partecipata, ed emozionante. Lo dobbiamo alla memoria di quelli che non ci sono più, ai tanti che hanno sofferto, ma anche al “lutto” sospeso di coloro cui la pandemia ha tolto la possibilità di un ultimo saluto ai propri cari.
Pino Landonio Nato nel 1949, padre di due figli e nonno di 5 nipoti. Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1973, e specializzato in Ematologia (1978) e in Oncologia (1986). Ha lavorato come ematologo e poi come oncologo all’Ospedale Niguarda, dal 1975 al 2006. Dal 2005 al 2010 è stato Consigliere Comunale a Milano. Dal 2011 collabora con l’Assessorato al Welfare del Comune di Milano e coordina, a Palazzo Marino, l’iniziativa “Area P” (incontri mensili di poesia). Ha pubblicato, per Ancora, tre raccolte di “Dialoghi immaginari” con poeti di tutti i tempi e paesi (2015, 2017 e 2019) e “Guarda il cielo”(30 racconti, 2016). Ha inoltre pubblicato "Modello Milano " (Laurana, 2019); "Modello Lombardia?" (Ornitorinco, 2020); "E la gente rimase a casa" (La mano, 2021). (ndr)
© RIPRODUZIONE RISERVATA 23 MARZO 2021 |