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La Casa della Cultura, fondata nel 1946, compie tra breve settant'anni. E si vede. Non perché sia decrepita: come capita oggi a gran parte dei settantenni, che hanno una speranza media di vita di altri due decenni, a quest'età si godono tutti i vantaggi della maturità e dell'esperienza senza ancora soffrire dei primi segni della decadenza. E la Casa dalla porta rossa di via Borgogna 3 questo offre ai suoi frequentatori: maturità ed esperienza.
In un mondo che sembra perdere il senso del proprio passato essa offre una lunga storia, quella di chi ha attraversato la seconda metà del Novecento e i primi 15 anni del nuovo secolo: una storia di vittorie e sconfitte, di progetti e delusioni, ma anche di permanente riflessione critica sui cambiamenti della società, delle culture, della politica. Con un'aggiunta: sin dalla sua nascita, nell'Italia da ricostruire (materialmente e non) dalle immani distruzioni del nazifascismo, l'impegno nel presente e la tensione verso il futuro si sono incardinati nella riflessione storica di lunga durata, nell'analisi (per molti anni prevalentemente gramsciana) dei caratteri strutturali dell'arretratezza italiana. Ecco, dai suoi settant'anni la Casa della Cultura trae motivi permanenti di riflessione sui trionfi e sulle tragedie della democrazia post-bellica e in particolare della sinistra a egemonia comunista, col gusto non sopito di capire e capirsi. Nel contempo continua ad allenare a conoscere criticamente il 'da dove veniamo' per chiarire le persistenze e le discontinuità dell'oggi e poi per intravvedere i futuri possibili e orientare le nostre azioni per (parzialmente) determinarli, 'costruirli'. Scese le scale dietro la porta rossa, si trova un vecchia signora, giovane di spirito e con tanti ricordi, che molto ha fatto nella sua lunga vita e che tuttora è punto di riferimento per molti giovani e adulti che con lei imparano a privilegiare l'etica della responsabilità e la cultura del dubbio, del dialogo, dell'approfondimento, dell'impegno. Niente in comune con un simpatico club di arzilli vecchietti, con un circolo di teneri nostalgici, con un insieme di residui del 'tempo che fu' un po' brontolanti e un po' irosi: semmai una comunità aperta che lascia spazio alla memoria per affrontare le nuove sfide, sia chiarissime sia ancora illeggibili. © RIPRODUZIONE RISERVATA 04 SETTEMBRE 2015 |
Dietro la porta rossa, si trova un vecchia signora, giovane di spirito e con tanti ricordi, che molto ha fatto nella sua lunga vita e che tuttora è punto di riferimento per molti giovani e adulti che con lei imparano a privilegiare l'etica della responsabilità e la cultura del dubbio, del dialogo, dell'approfondimento, dell'impegno
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