In apparenza sarebbe in corso un acceso dibattito sui migranti e in particolare sui 'profughi' che ci starebbero invadendo. Se paragoniamo le cifre dei pur numerosi disperati che (quando ci riescono) approdano sulle nostre coste coi numeri a molti zeri (centinaia di migliaia se non milioni) accolti in vari paesi mediorientali e nordafricani assai meno 'progrediti' ci sarebbe solo d'arrossire.
La psicosi da assediati viene quotidianamente alimentata da media irresponsabili e da sciacalli indefinibili che paventano l'islamizzazione dell'Italia. E' del tutto evidente che tra poco 56 milioni di connazionali finiranno per non bere più alcolici né mangiare affettati per uniformarsi ai dettami della shari'a. Quanto alle donne, tutte velate più o meno integralmente, s'intende.
Chi scrive e dice queste cose non solo afferma il falso, ma - quel ch'è peggio - fa il gioco del califfo di turno.
Intanto di un problema vero e inquietante nessuno parla: ormai un'ampia letteratura dimostra che il luogo principale di 'radicalizzazione' dei musulmani sono le carceri. Un riavvicinamento alla religione da parte di detenuti 'invisibili' e con gravi disagi (gli arabi sono tra i primi per atti di autolesionismo) è la via maestra lungo la quale delinquenti comuni finiscono per diventare candidati terroristi o mercenari dello Stato Islamico.
Da quasi ormai 10 anni con varie case di detenzione di Milano e dintorni sto proponendo un percorso che consenta ai detenuti arabofoni, attraverso una lettura comune di testi della loro tradizione culturale, almeno di recuperare un senso di 'dignità' che possa aiutarli nel loro percorso riabilitativo.
Nessun risultato. Ho incontrato dirigenti, contattato responsabili di associazioni abilitate ad agire nell'ambiente carcerario e persino trovato potenziali finanziatori. Ma le trattative dopo un po' si bloccano, nessun più si fa trovare, nemmeno alle e-mail giunge alcuna risposta...
Un ambiente misterioso e impenetrabile. Neppure regalare libri di letteratura araba già catalogati e garantiti alle biblioteche carcerarie risulta facilmente praticabile.
Eppure associazioni di stampo cattolico o laiche pullulano, ma con altre legittime priorità, magari legate all'alcolismo e alla droga, senza che altri fattori siano presi in seria considerazione: manco i cappellani cattolici sanno far più che allungare qualche euro per sigarette o carte telefoniche…
A Bologna negli scorsi mesi si è svolta una serie di incontri che partendo dalla costituzione italiana e da quelle dei paesi arabi ha dato occasione a vari detenuti musulmani di poter riflettere su tematiche importanti relative alla società civile. Ma se non sbaglio è una delle rare eccezioni.
Il tema della 'sicurezza', assai sbandierato, è in realtà unicamente uno dei tanti argomenti per imbrattare d'inchiostro pagine di giornali e a infiammare arene televisive che lasciano il tempo che trovano. Istituzioni pubbliche e religiose, intanto, danzano un valzer sull'orlo di un abisso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA 04 SETTEMBRE 2015 |