In margine all’incontro “Dove va la sanità lombarda?” che si è svolto alla Casa della Cultura il 25 gennaio scorso, organizzato dal Movimento per la Difesa del Servizio Sanitario Nazionale, mi sembrano opportune queste osservazioni.
Da due anni a questa parte i riflettori della sanità sono accesi solo sul Covid. Ora, di fronte a una pandemia che ha bloccato il mondo, è naturale che l’attenzione sia massima, ma, da medico, mi chiedo come si possa sentire una persona che stia affrontando una malattia grave, magari anche la fine della sua vita, e veda tutti gli sforzi concentrati sul Covid. La cosa più grave è che, dopo due anni, il nostro sistema sanitario è ancora in crisi: medici, infermieri e tutti gli operatori sanitari sono di nuovo sfiniti, e le tantissime persone che non hanno il Covid ma necessitano di cure all’altezza risentono di questo sfacelo. Conosciamo i meravigliosi piani di investimento per il futuro della medicina del territorio, legati anche al PNRR. In due anni però non si è fatto nulla di particolarmente tangibile che abbia migliorato il sistema sanitario.
È indubbio infatti che la situazione delle patologie extra Covid in questi due anni sia andata peggiorando. Quanti sono stati gli interventi chirurgici rinviati, con conseguenze spesso negative per il loro esito? Quante le procedure oncologiche posposte, con un peggioramento della prognosi, o le attività preventive che sono saltate? Quante le emergenze che non sono state affrontate con la necessaria tempestività, e che hanno dato esiti nefasti? E quante patologie mentali sono state dimenticate, o trattate in modo del tutto insufficiente? Difficile fare un bilancio sicuro. Solo dalla analisi dei dati di mortalità, e dalle morbilità accertate per specifiche patologie, si potranno trarre delle conclusioni attendibili nei prossimi mesi o anni.
Il secondo problema riguarda, in questo momento, la situazione di stress delle strutture e degli operatori sanitari: non siamo, va detto, al collasso del primo impatto della pandemia, soprattutto in alcune regioni del Nord, tra cui la Lombardia. Ma il senso di precarietà, di disagio, di sovraccarico si respira in molti pronto soccorso e in molte terapie intensive è sotto gli occhi di tutti. Come ha detto il ministro della salute, a fronte di “solo” un dieci percento della popolazione non vaccinata, ben due terzi dei ricoveri nei reparti e nelle terapie intensive risultano no -Vax: un dato che, da solo, dovrebbe tacitare qualsiasi resistenza al vaccino. Inoltre, va detto, gran parte dello stress attuale, oltre che per il numero dei malati, è dovuto all’alto numero di operatori sanitari contagiati o in quarantena (senza contare i sospesi perché non vaccinati): e questo non fa che rendere più onerosi i turni di lavoro e più carenti gli organici disponibili.
Terzo punto: cosa è stato fatto, da parte del Governo e delle Regioni, per rafforzare il servizio nel suo complesso, a partire dalla medicina del territorio? Poco, va detto. Si è parlato più volte di un progetto governativo di rilancio dei servizi territoriali, ma ancora non lo si è visto. Le Regioni si stanno muovendo in ordine sparso: la Lombardia ha fatto una sua legge che, non solo perché non modifica la sostanza di leggi precedenti come la Maroni, e tantomeno la Formigoni, rischia di aggiungere solo confusione alla confusione, come ha ben ricordato Carlo Borghetti, vice-presidente del Consiglio Regionale Lombardo, che è intervenuto all’incontro.
Che cosa possiamo augurarci?
Per prima cosa che il Governo e il Parlamento non accettino supinamente la Legge lombarda ma la eccepiscano, in maniera sostanziale. Non sarebbe il caso che il Governo affermi l’esigenza di una strategia e di una cabina di regia unica per superare le disuguaglianze che sono emerse drammaticamente in questa pandemia?
Poi che il Governo capisca l’urgenza di affrontare un tema non più eludibile: quello della formazione degli operatori, medici e non, del servizio sanitario. Anni di “numeri chiusi” nelle scuole per infermieri e nelle facoltà e specialità mediche, ci hanno precipitato nell’attuale carenza di medici e infermieri. Con quali risorse potremo rilanciare la medicina territoriale, se non riusciamo oggi a coprire gli ambiti medici carenti, e se la figura dell’infermiere di comunità è una pura chimera? E se gli organici delle USCA, le prime unità territoriali create con la pandemia, sono del tutto insufficienti? Va detto che qualsiasi riforma, oggi, darà risultati non prima di cinque-dieci anni. Ma se mai ci muoviamo quanto ancora dovremo aspettare?
C’è poi la scadenza delle elezioni regionali del 2023: le forze che si candidano a un nuovo governo della Regione saranno in grado di proporre un provvedimento organico, realistico e praticabile, che riallinei la sanità lombarda ai principi dell’unica vera Riforma (la 833 del 1978)?
E, infine, i Sindaci dei comuni più importanti, a cominciare dal Sindaco della città metropolitana, sapranno finalmente alzare la voce e dire la loro, per rivendicarte un ruolo che proprio quella legge assegnava loro in modo determinante e che le norme successive, compresa l’attuale, hanno progressivamente reso nullo nella gestione della Sanità?
Pino Landonio Nato nel 1949, padre di due figli e nonno di 5 nipoti. Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1973, e specializzato in Ematologia (1978) e in Oncologia (1986). Ha lavorato come ematologo e poi come oncologo all’Ospedale Niguarda, dal 1975 al 2006. Dal 2005 al 2010 è stato Consigliere Comunale a Milano. Dal 2011 collabora con l’Assessorato al Welfare del Comune di Milano e coordina, a Palazzo Marino, l’iniziativa “Area P” (incontri mensili di poesia). Ha pubblicato, per Ancora, tre raccolte di “Dialoghi immaginari” con poeti di tutti i tempi e paesi (2015, 2017 e 2019) e “Guarda il cielo”(30 racconti, 2016). Ha inoltre pubblicato "Modello Milano " (Laurana, 2019); "Modello Lombardia?" (Ornitorinco, 2020); "E la gente rimase a casa" (La mano, 2021). (ndr)
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DOVE VA LA SANITÀ LOMBARDA? Iniziativa pubblica a cura del Movimento culturale per la difesa e il miglioramento del SSN Intervengono: Carlo Borghetti Vice Presidente del Consiglio Regionale della Regione Lombardia Susanna Cantoni Medico del lavoro e già Direttore del Dipartimento di Prevenzione ASL Milano Vittorio Carreri Movimento culturale per la difesa e il miglioramento SSN Marco Garzonio Giornalista e Psicoanalista Pino Landonio Medico oncologo e già medico ospedaliero dirigente presso l'ospedale di Niguarda di Milano Coordina: Ferruccio Capelli