Laura Aldorisio  
  casa-della-cultura-milano      
   
 

PASSI DI DONNA, DA MONTEROSSO A KABUL


Un progetto in versi aiuta le donne afghane



Laura Aldorisio


altri contributi:



  emanuela-mancino-passi-delle-donne.jpg




 

Nella suggestiva cornice del convento dei Cappuccini di Monterosso, accolti da 400 anni di storia e dall'ospitalità di Padre Renato, si svolgono i seminari residenziali per i partecipanti dei corsi di Scrittura autobiografica della Casa della Cultura di Milano diretti da Emanuela Mancino.

 

Riportiamo per gentile concessione dell'autrice l'articolo di Laura Aldorisio pubblicato sul Corriere della Sera il 1° marzo 2022.
Le fotografie sono di Barbara Di Donato, la trascrizione dell'articolo è stata fatta da Francesca Capotorto.

 

PASSI DI DONNA, DA MONTEROSSO ALL’AFGHANISTAN

Un progetto in versi aiuta Kabul
L’idea di una prof della Bicocca
Emanuela Mancino con Pangea per sostenere autonomia e arte

Da Monterosso al Mare a Kabul la distanza è una manciata di versi. Ma è anche un pensiero fisso che parte da un convento sul mare ed è rivolto alle donne dell’Afghanistan, travolte dalle violenze ed escluse dalla cultura, dall’arte, dalle relazioni. A tessere questa trama è non a caso una donna, Emanuela Mancino, docente all’Università Bicocca di Milano e autrice di un progetto sulle donne e per le donne.

“I passi delle donne si imparano a memoria come una nenia, come il rosario. Ogni staccare del piede è un levare di fiato, ogni posare di quiete è un sospiro che tace”. Questi sono alcuni tratti dell’opera intitolata appunto “I passi delle donne” scritta da Emanuela Mancino. A lei è stato affidato il compito di aprire uno scrigno, svelare il silenzio del convento dei Cappuccini di Monterosso al Mare, per molto tempo mai attraversato dai passi delle donne. A far conoscere l’insegnante di Filosofia dell’educazione e Pedagogia della comunicazione della Bicocca e padre Renato dei Cappuccini è stato l'anniversario dei 400 anni dalla fondazione del convento. È così che un convento silenzioso arriva fino alla situazione critica a Kabul proprio quando a essere in pericolo sono soprattutto i più deboli, come quelle donne che “misurano il tempo che separa l'attesa, l'aspettare che è misura per farcela. Dispensano ciò che dura e non dura della strada». Una vicinanza concreta, infatti, ne è nata: parte del ricavato dell’opera verrà devoluto in favore delle donne afghane.

“Ho pensato che questa poesia dovesse avere una veste ancora più particolare», dice la Mancino. “Mentre la scrittura su Monterosso si stava svolgendo, Kabul veniva invasa. Il primo pensiero è stato per le donne dell’Afghanistan. Allora, ho contattato la onlus Pangea per condividere una proposta: poter destinare parte dei proventi derivanti dalla vendita di questo libro ad alcuni progetti, utili all'espressione e alla vita delle donne afgane”. E così è potuto accadere che la strada tortuosa che ha condotto la Mancino dai Cappuccini abbia già, inaspettatamente, il risvolto del mondo. “Alcuni amici comuni mi hanno messo in contatto con i frati”, racconta la Mancino. “Quel luogo così particolare aveva bisogno di essere onorato in un racconto che restituisse la polifonia del paese che lo circonda. Ho intervistato tante persone. Ne è nato un progetto di scrittura e fotografico, fino a diventare un documentario”. Poi lo scoppio della pandemia si infila nel quotidiano. È in quei mesi che i frati cappuccini chiedono alla Mancino di sondare un nuovo aspetto della loro esistenza: nei loro quattrocento anni di vita nessuna donna di Monterosso era mai riuscita a entrare all'interno del convento, al di là della porta d'ingresso. Alla Mancino il compito di aprire le porte. Non solo del convento ma anche della solidarietà. Da lì a poco una casa editrice pugliese le propone di rendere quei versi un libro acquistabile e il progetto riprende nuova vita. Un'idea talmente innovativa che gli editori della piccola casa editrice “Progetti per comunicare” hanno deciso che questo libro avrebbe inaugurato una nuova collana, “Scritture dense”. Una densità che ha legato un convento centenario alla fragilità afghana attraverso la poesia che, come chiude la Mancino, “e una stretta di mano e mette in chiaro i legami con il mondo”.

Di Laura Aldorisi
1° marzo 2022 CORRIERE DELLA SERA BUONENOTIZIE

 


© RIPRODUZIONE RISERVATA

11 MARZO 2022