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Questa non è una ricostruzione né tanto meno una storia dei servizi segreti, è una nota che nasce dalla lettura di un libro: Harold Philby, La mia guerra segreta, Milano 1968.
L’argomento gode infatti di una ricca bibliografia, di una buona fortuna storico-letteraria, di una immensa fortuna cinematografica: chi non conosce 007, le avventure di cui è protagonista James Bond? Pagato il biglietto al botteghino, ci immergiamo nelle mirabolanti imprese dell’agente al servizio di Sua Maestà, poi, quando scorrono i titoli di coda, i più avvertiti commentano ‘la vita delle spie è tutt’altro’, anonima, silente, molto lontana dal glamour di 007.
E invece no: anzitutto il creatore di James Bond, Ian Fleming [i], mostra di conoscere bene alcuni meccanismi dei servizi e soprattutto quel gusto molto britannico dell’avventura affrontata con spirito sportivo, tratto comune ad alcuni dei personaggi che si incontrano in questo libro di memorie.
Harold Adrian Russell Philby mostra di avere fascino e coraggio, qualità che gli avrebbero consentito di misurarsi con il famoso Bond; nasce in India prima della Grande Guerra da un alto funzionario imperiale e assume il soprannome di Kim che lo accompagnerà tutta la vita, evidente retaggio kiplinghiano.
Il padre appartiene all’ambiente coloniale e in particolare a quel genere di umanità anglo-orientale per la quale il mondo iniziava sul Bosforo, trovando un limite (relativo) nel Golfo del Bengala; dal padre, che frequentò poco essendo con la madre rientrato in Inghilterra, Kim erediterà la curiosità per le più diverse aree del mondo, mostrando una notevole capacità di adattamento.
Philby studia al Trinity College di Cambridge, ne comprende l’importanza, apprende i modi dell’upper class, ma non ne resta affascinato, legandosi di amicizia con Guy Burgess, Donald McLean e in seguito con Anthony Blunt e John Cairncross [ii]; l’occasione del reclutamento è l’università, luogo ideale per acculturarsi, dibattere, mostrare idee in controtendenza negli ambienti conservatori, cosa frequente nel ceto intellettuale desideroso di cimentarsi con la conoscenza del mondo.
Un’esperienza individuale trasforma le simpatie comuniste di Philby in una scelta consapevole, che si rivelerà definitiva; poco più che ventenne si trova a Vienna, la città che dal 1919 per il prestigio intellettuale dell’austromarxismo e per il consenso
di cui gode la socialdemocrazia nella neonata Repubblica austriaca, è ritenuta in Europa un modello di realizzate riforme sociali.
Ma proprio in quella Rote Wien, ormai nelle mani di Dollfuss (e di Mussolini), Kim assiste angosciato e impotente alla repressione violenta del movimento operaio e degli antifascisti tedeschi che tentano di sottrarsi al nazismo: come commenterà Otto Bauer, eminente austromarxista, in Europa centrale la democrazia sta per essere soppiantata dal fascismo.
Per Philby è l’esperienza decisiva, la radice primaria che lo convince a schierarsi con l’Urss, ritenuta bastione dell’antifascismo ai confini dell’Europa centrale: sarà vicenda comune a tanti della sua generazione. Per coerenza sposa l’ebrea comunista Litzi Friedmann, conducendola in Inghilterra, salvandole la vita e condividendo le scelte imminenti.
Tornato con la moglie in Gran Bretagna, Kim accetta di collaborare stabilmente con il GPU, che proprio nel 1934 sta per essere riorganizzato nel NKVD[iii]; è il secondo decisivo passo nella vita del giovane Philby, al quale vengono evidentemente suggerite le prime mosse da compiere.
Professa idee anticomuniste frequentando ambienti conservatori britannici, ben accolto in quella classe che alla metà degli anni Trenta mostra una certa disponibilità nei confronti del potere di Hitler, che si va affermando in Germania (1933): per citare un solo clamoroso esempio è sufficiente ricordare la nota vicenda di Edoardo, futuro VIII re d’Inghilterra più che benevolo nei confronti del dittatore nazista.
Philby si iscrive alla Lega anglo-tedesca e commenta positivamente la politica di appeasement perseguita da Chamberlain attraverso le concessioni che culmineranno negli accordi di Monaco (1938), vittima sacrificale la Cecoslovacchia, insufficienti tuttavia a contenere l’aggressività di Hitler, che un anno dopo, previo accordo di non aggressione con l’Urss, invaderà la Polonia, 1 settembre 1939.
La dichiarata simpatia politica consente a Philby non solo di raccogliere informazioni e umori degli ambienti politici britannici (tutto è utile nel ‘mestiere’), ma anche di farsi inviare come giornalista del Times nella Spagna della guerra civile, scatenata dall’alzamiento del generale Franco, le cui azioni Kim deve seguire per le colonne del giornale, mostrando comprensione per le posizioni franchiste.
La guerra di Spagna (1936-39) è il primo confronto sul campo fra l’energia espressa dai fascismi e la mobilitazione delle forze repubblicane spagnole, sostenute dalle Brigate Internazionali e da aiuti materiali sovietici.
La posizione di attesa assunta dalla Francia fa nascere il ‘Comitato di non intervento’, scelta condivisa dal governo del premier Baldwin, preoccupato di un possibile allargamento della guerra al Mediterraneo, pur consapevole (come l’opinione pubblica francese) che gli aiuti militari di Italia e Germania al Generalissimo non sono affatto volontari ma composti di reparti regolari, soprattutto tedeschi, desiderosi di sperimentare l’efficacia della propria arma aerea (legione Condor).
Al rientro in patria Philby entra stabilmente nel SIS[iv], che in prossimità della guerra viene diretto da Hugh Sinclair che organizza Bletchley Park, come sede di analisi e decifrazione, conseguendo il notevole risultato di impadronirsi del codice Enigma (Stato Maggiore tedesco) decrittato dal matematico Alan Turing.
Kim osserva (e indaga) la impressionante progressione hitleriana: guerra di Spagna, Monaco, Anschluss, Cecoslovacchia fino al Patto d’Acciaio italo-tedesco (maggio 39), nessuno sembra in grado di fermare il nazifascismo, quando la Germania invade la Polonia Hitler è perfino sorpreso dalla reazione anglo-francese, così come gli anglo-francesi saranno sorpresi dalla decisione (molto mussoliniana) di entrare in guerra nel giugno del ’40, a cui segue il Patto Tripartito col Giappone, che trasforma la guerra europea in conflitto mondiale.
Agli occhi di Philby l’interesse della coalizione eterogenea (Gb, Fr libera, Usa e Urss) è uno stato di necessità indiscutibile e purtroppo irripetibile (come dimostrerà la guerra fredda) se si vuole combattere la battaglia di civiltà.
In questo scontro tutti sono mobilitati, tanto più un agente segreto: nel ’40 è in Francia, il paese è stato sconfitto rapidamente dalle armate corazzate tedesche, gli inglesi riescono in un salvataggio estremo (con le barche da pesca!) a riportare in patria una porzione abbondante del loro esercito, pronti a fronteggiare una possibile invasione, mentre l’intero continente, dalla Normandia a Creta, è sotto occupazione.
Fonte preziosa per l’attività spionistica resta la penisola iberica con l’appendice di Tangeri (è ancora visibile il centralino di Churchill), dove i regimi di Franco e di Salazar, pur offrendo collaborazione all’Abwehr di Canaris[v], non accettano di entrare in guerra a fianco dell’Asse; il confronto fra agenti segreti si fa serrato: Philby viene a sapere già nel ’42 che gli Alleati programmano di prendere possesso dell’Africa settentrionale per attaccare la fortezza europea e in particolare l’Italia, mentre sono in corso alla fine dello stesso anno gli scontri di El Alamein e di Stalingrado, che rovesceranno le sorti della guerra.
Nelle sue memorie Philby impiega toni sobri, fa qualche cenno agli avversari dell’Abwehr, come per esempio allo spietato Gehlen, abile a salvarsi dal disastro hitleriano: preso in carico dalla Cia, diventerà pochi anni dopo il responsabile del BND, servizio di intelligence della Germania Federale.
Di un solo contributo, a detta di alcuni, Kim andava fiero: riuscì ad informare con precisione assoluta i sovietici sul punto dove le divisioni Panzer tedesche avrebbero attaccato nello scontro decisivo di Kursk (luglio ’43), la battaglia di mezzi corazzati più imponente della seconda guerra mondiale, circa 5000 mezzi tedeschi e sovietici si affrontarono per giorni sulla via che portava all’Ucraina e alla Bielorussia, l’esito favorevole ai russi costrinse il comando tedesco ad allestire una linea difensiva, imposta dall’arretramento; la eccezionale informazione veniva da una fonte prossima all’alto comando tedesco, l’amico Cairncross aveva probabilmente dato conferma, grazie alle relazioni che intratteneva con Bletchley Park e i suoi abili decifratori di quel dispositivo Enigma, trovato intatto a bordo di un U-Boot tedesco.[vi]
Negli ultimi tempi della guerra Philby viene consultato su importanti sviluppi politici che stanno prendendo forma nei rapporti fra le grandi potenze vincitrici: le responsabilità assunte nel SIS gli consentono di avere accesso a dossier riservati, insomma la classica volpe nel pollaio.
Prima di procedere nella biografia, soffermiamoci sulla vita quotidiana di un agente scelto sotto copertura; non mancano i particolari nelle sue memorie.
Innanzitutto non bisogna credere che l’umanità che popola gli uffici e le sedi di un SIS, una Cia, un Kgb sia tanto diversa da quella degli altri uffici pubblici: caratteri, simpatie e antipatie di pelle, ‘storie’ fra la collega del V piano e l’’irresistibile’’ capo di dipartimento del VII sono esattamente uguali a quelle dell’ufficio anagrafe.
Il passaggio delle pratiche soffre dei medesimi ritmi e incagli, ciò che domina le vite e spesso ne determina i destini è il Mare di Carta di tutti i tipi, dal documento riservato (classified) al plico top-secret (che finirà di prevalere sull’inglese most-secret): insomma un livello di efficienza non superiore a quello che vediamo nei diversi commissariati delle serie televisive.
Ciò che li differenzia sono due cose: non sono poliziotti e si occupano di politica, secondo criteri diversi dalla normale dialettica politica, nel senso che l’intelligence non tratta affari (cioè ne tratta molti ma al servizio di progetti), non ama la visibilità (anche se a volte la utilizza come copertura), conduce un’azione politica in proprio, avendo fonti di informazione spesso più documentate di quelle della dirigenza politica ufficiale che ha rapporti non sempre facili con i servizi, non tenuti a rendere conto all’opinione pubblica.
Due esempi abbastanza noti possono avvalorare la tesi: in alcuni periodi della nostra storia repubblicana i servizi hanno abusato dell’autonomia, finendo in alcuni casi a essere ‘deviati’, con le conseguenze ben note; negli anni Ottanta in Urss divenne leader dopo Brežnev Jurij Andropov, a capo del Kgb da 15 anni; conoscendo il reale precario stato dell’Unione, avviò le indispensabili riforme, divenute gorbacioviane.
Il motore (e il carburante) di un’Intelligence sono le informazioni e per tornare al nostro personaggio, Philby era indubbiamente capace di procurarsele, dotato come era di autocontrollo e soprattutto di un’intelligenza pronta e priva di tentennamenti.
Il dopoguerra, che mette capo rapidamente alla guerra fredda, conduce Kim a Istanbul, dopo un passaggio per Roma e Atene (dove è in corso un’altra guerra civile); la città turca, trovandosi sul confine con l’Urss, il Mar Nero e i Balcani, è il luogo privilegiato per le operazioni di spionaggio, ritenuta dal SIS via privilegiata al ‘contenimento’ dell’Impero Sovietico’: per questi motivi viene inviato Philby!
Parrebbe ancora una volta l’occasione per la volpe nel pollaio, ma questa volta Kim rischia di lasciarci lo zampino; sulla via del Bosforo incontra a Riyadh dopo molti anni il padre che risiede in quel paese ‘irritante per arroganza e apparente austerità’.
Come Primo Segretario d’Ambasciata Philby si sistema in una villa sul Bosforo che gli concede una visione magnifica di Costantinopoli, da lì opera per fare entrare in Urss, via Mar Nero-Odessa, agenti reclutati dal SIS, con lo scopo di agire in Ucraina, dove gli inglesi vantano qualche base d’appoggio.
Una breve riflessione è utile: l’aspra rivalità russo-turca era consueta fin dai tempi della Grande Caterina, questo va detto perché spesso nelle analisi di politica internazionale ci si dimentica delle tradizionali rivalità geopolitiche, motivi di contrasto non meno importanti di quelli contemporanei.
E veniamo al rischio corso da Philby: il viceconsole sovietico (Volkov), intenzionato a passare in Occidente segnala che esistono due spie sovietiche al Foreign Office e una importante al controspionaggio! la pagina del diario non rivela granchè ma con un’abile contromossa Kim fa in modo che Volkov venga intercettato dai russi e fatto sparire: fox non ci ha rimesso lo zampino!
In ogni caso sarà utile cambiare aria, l’America aspetta.
Col progredire della guerra fredda si consolidano a ‘occidente’ i rapporti angloamericani: Churchill ha parlato a Fulton (‘cortina di ferro’), i fatti del 1948 in Cecoslovacchia danno ragione ai suoi toni vibrati e impressionano l’opinione pubblica europea, la guerra di Corea, dopo la vittoria di Mao, è alle porte, monta un anticomunismo viscerale, al maccartismo manca un passo, Philby viene trasferito dal SIS a Washington, con lo scopo di affiancare la neonata Cia, erede dell’artigianale OSS guidata da Foster Dulles durante la guerra.
Il clima politico di Washington sembra adatto alla missione, con le necessarie cautele: non mancano referenti a cui appoggiarsi in caso di pericolo, ma Philby deve naturalmente presentarsi come anticomunista a tutto tondo, non però con i toni sguaiati di un Hoover, capo dell’FBI, noto per per i suoi modi spicci, e soprattutto per i ricchi dossier con cui condiziona i politici americani, sensibilissimi all’immagine perbenistica.
Proprio Hoover lascia intravedere uno spazio di manovra: mal sopporta la creazione di un’agenzia di controspionaggio, non solo per ragioni di concorrenza investigativa, ma per i modi (per ora) più urbani e abbastanza ingenui (osserva Philby) degli agenti Cia.
Kim sa che potrà contare per le sue esplorazioni sulla nascente rivalità FBI-Cia ma, come a volte accade, il problema più spinoso ce l’ha in casa, alla lettera: l’amico e sodale Burgess lo ha raggiunto e si è sistemato a casa sua, non parrebbe granchè rischioso se Philby non conoscesse i comportamenti di Burgess, non consoni a un agente; è un forte bevitore, non disdegna incontri occasionali, non è esattamente puntuale agli appuntamenti, insomma fa la vita di un giovane brillante e scapestrato, accade perfino che qualche volta la pattuglia di polizia lo riporti all’ovile con la pazienza che bisogna usare con chi ha alzato il gomito e straparla, Kim si scusa con gli agenti e li congeda: sembra uno sketch della tv dei tempi di Jerry Lewis.
Naturalmente non tutti sono così ingenui e Philby intuisce che il vero osso duro è il futuro direttore dell’Agenzia, Walter Bedell-Smith[vii]: ha occhi freddi e indagatori, non puoi divagare facendo sfoggio di quello humour britannico che diverte molto la platea america, sa valutare chi ha di fronte, di lì a poco la Cia segna un colpo a favore mettendosi sulle tracce della rete che porterà alla bomba sovietica e ai Rosenberg.
Philby comprende in anticipo che potrebbe stringersi il cappio, anche perché a Burgess si è aggiunto McLean, non meno spregiudicato di lui e capace di comprometterlo; chiede di rientrare a Londra, prima di venire richiamato (come era probabile su pressione di Bedell-Smith), per non rischiare il capitombolo.
È infatti dimesso dal SIS e sottoposto a interrogatori sempre più stringenti: voci sgradevoli circolano sul suo conto negli ambienti che vengono definiti ‘ben informati’, definizione calzante in quanto di solito producono e diffondono le medesime voci.
Conduce gli interrogatori Milmo (così nelle memorie), capo delle inchieste giudiziarie interne al MI5, che non risparmia urla e fredde minacce; continueranno a interrogarlo, dopo il sequestro del passaporto, in forme più insinuanti ma Kim resiste bene, rispondendo con cura ai dettagli e sottraendosi ai trabocchetti: comunque è fuori.
Alla restituzione del passaporto, esercita un po’ di giornalismo, silenzia il rapporto con i referenti sovietici, come accade ai ‘clandestini’ (così vengono definiti gli inabissati) a volte per anni.
Un paio d’anni dopo le voci si consolidano in titoli a scatola dei giornali pop inglesi: viene avviata una campagna di stampa rumorosa che mette sotto accusa Philby che, isolato, subisce l’assedio giornalistico, quello tipico anglosassone che non ti lascia uscire di casa; da isolato Kim accentua l’isolamento, rifugiandosi nel Sussex orientale, anche se l’assedio assomiglia maledettamente alla carica dei Normanni di Guglielmo il Conquistatore, sbarcati nelle vicinanze (Hastings) tanti secoli prima.
Due ‘vicini’ consentono di alleggerire l’assedio, uno è la foresta di Ashdown col suo intrico di sentieri, il secondo (casuale o ben scelto?) è la presenza nelle vicinanze della residenza della principessa Margaret, la cui storia d’amore con Peter Townsend cattura l’opinione pubblica desiderosa di dettagli amorosi, più che spionistici.
L’incalzante campagna di stampa chiama in causa il governo Eden che deve rispondere alle numerose question in Parlamento; il SIS chiede al suo ex agente di preparare una documentazione e Philby avverte la necessità di concordare coi referenti sovietici la qualità e la quantità di dettagli informativi, ma come sottrarsi all’assedio? ce lo racconta così: ‘mi occorreva perlomeno una giornata intera per fare perdere le mie tracce…partii di buon ora da Crowborough e andai in macchina sino a Tonbridge. Parcheggiai l’auto e presi il treno per Londra, fui l’ultimo a salire e rimasi sulla piattaforma deserta. Scesi a Vauxhall, mi guardai intorno senza parere, poi presi la sotterranea sino a Tottenham Court Road. Là entrai in un negozio di abbigliamento, comprai un cappotto e un cappello e vagabondai in giro per un’ora o due. Feci una breve colazione in un bar poi mi servii del solito giochetto del cinema, sedendomi in ultima fila per poi scivolar fuori a metà pellicola. Ormai ero virtualmente sicuro che nessuno mi pedinava, ma avevo ancora un paio d’ore a mia disposizione per accertarmene. Girellai in certi quartieri che non avevo mai frequentato, a piedi, in autobus, ancora a piedi; quando infine mi decisi a raggiungere chi mi aspettava, era buio da due ore. Quel che avvenne durante quell’incontro non riguarda il lettore.’
Grazie a quanto concordato nell’abboccamento, il dossier preparato da Philby e dal SIS consente al ministro degli Esteri MacMillan di rispondere con chiarezza, scagionando Philby che a questo punto può sfruttare magistralmente la circostanza favorevole: convoca a casa una conferenza stampa per rispondere ai giornalisti dalle 11 alle 13, offrendo birra, sherry e salatini, esibendo una tranquillità vincente, condita di humour britannico.
Il principale accusatore di Philby, Lipton, che come deputato non ha diritto di immunità fuori dal parlamento, deve scusarsi dopo le repliche governative e i titoli a scatola che riferiscono della conferenza stampa di Kim; in realtà la campagna era nata per volontà di Beaverbrook, il maggiore editore di giornali in Gran Bretagna, che intendeva attaccare Eden e il Foreign Office da posizioni ultraconservatrici.
Si osservi come nella chiassosa vicenda l’uso della visibilità abbia giovato alla copertura, consentendo uno spazio di manovra, pur stretto, fra cronaca politica e verità di secondo livello.
Nei seguenti sette anni Philby vive appartato, giornalista in Medio Oriente, dove sta per deflagrare la crisi di Suez (1956), di assoluta rilevanza internazionale; viene sollecitato a collaborare col SIS, si innamora ricambiato di Eleonor, moglie di un collega del NYT, vive con lei a Beirut, uno dei luoghi deputati alla circolazione di informazioni importanti e delicate.
Stavano per scadere i trent’anni di servizio attivo dell’agente Philby, quando nel 1963, a gennaio, Kim deve attivare il proprio fiuto, consentendogli di anticipare gli eventi: MI6 a Londra ha raccolto e confrontato le voci che indicano in Philby il
‘Terzo Uomo’ ; il 23 gennaio a una cena presso l’ambasciata britannica a Beirut, Philby scompare, avendo compreso che l’invito a presentarsi nei giorni seguenti avrebbe potuto essergli fatale.
Imbarcatosi su di un cargo ancorato a Beirut, ricompare con grande clamore propagandistico a Mosca, dove Kim scopre di non essere colonnello del Kgb (potenza della burocrazia sovietica!) ma un agente che verrà impiegato nell’agenzia Novosti, sposandosi nel ’71 o ’73 con Rufina Pukhova, dopo la fine del legame con Eleonor.
Tutto finito? No, nello stesso 1963, a Londra scoppia lo scandalo Profumo, il ministro inglese in love affair con la bellissima Christine Keeler[viii]…
Una breve riflessione su chi sia stato Harold Adrian Russell Kim Philby, 1912-1988.
‘Il colore non è necessario, bastano i fatti, non si deve solo costruire una copertura credibile ma anche modellare una personalità’ scrive Philby in una pagina delle memorie.
Fu comunista? certamente sì, la dedica del libro è chiara: Ai compagni che mi hanno indicato la via
Fu sovietico? certamente no anche se lavorò per il servizio sovietico per tutta la vita;
diverse persone testimonieranno di avergli sentito menzionare le aberrazioni del sistema che tuttavia non lo allontanarono da quelle idee comuniste incontrate negli anni Trenta, tenendo presente che non tutti fecero coincidere comunismo e stalinismo, è sufficiente ricordare Retour de l’U.R.S.S. di André Gide, 1935.
Le radici più vere di una figura come Philby sono due: l’antifascismo e l’internazionalismo, strettamente congiunte, ‘solo la politica riesce a dare contenuto e coerenza alla mia vita’ e la questione politica che alimenta l’agire suo e dei coetanei è il Fascismo, che non è affatto un incidente nella storia del ‘900: come contrastarlo e sconfiggerlo, attraverso il contributo di tutti gli antifascisti, in ciò paradossalmente non lontano da un anticomunista convinto come Churchill.
Il modello, conosciuto da giovane e come spesso accade mai dimenticato, è rappresentato dalla guerra di Spagna che aveva insegnato che poteva non bastare un fronte (unito?) delle sinistre, non supportato dalla forza anglofrancese; la guerra mondiale aveva dimostrato che il contributo sovietico era stato indispensabile nel sostenere lo scontro di civiltà.
Come mostra la foto, Kim Philby ha i tratti di un buon attore shakespeariano, non avendo rinunciato al suo modo di essere, lontano dal modello unico di militante di ferro; ha conservato una propria autonomia di giudizio, senza farsi troppe illusioni sulle presunte superiorità dei modelli politici, inevitabilmente esaltati dai propagandisti e spesso piegati alle ambizioni di potere, non giustificabili, a volte sopportabili.
A complemento sembra opportuno citare alcuni documenti cinematografici che hanno saputo ricreare situazioni e atmosfere ricordate nella nota:
1) Il fattore umano 1979, tratto dal romanzo di Graham Greene, conoscitore del servizio segreto britannico, autore di altre celebri opere come Il terzo uomo e Il nostro agente all’Avana
2) Another Country 1984, è la storia dell’agente Guy Burgess che racconta ormai vecchio a Mosca la vita e le scelte del 1932
3) A different loyalty 2003, la storia vera dell’amore fra Kim e Eleonor
4) La Talpa 2011, racconta della ricerca nel servizio MI6 della talpa sovietica negli anni Settanta, con una precisa ricostruzione d’epoca. Tratto dal romanzo di John Le Carré, agente SIS, ‘bruciato’ da un agente sovietico infiltrato (forse Philby?)
5) The Imitation Game 2014, è la vicenda di Alan Turing che ha decrittato i codici del dispostivo tedesco Enigma
6) Red Joan 2018, protagonista è l’anziana signora Melita Nordwood, arrestata fra lo sconcerto della famiglia, in quanto da scienziata ha trasmesso in gioventù alcune informazioni decisive sulla bomba atomica ai sovietici; la ricostruzione del clima di Cambridge negli anni Trenta è perfetta.
[i] Ian Fleming (1908-1964) scrittore e militare britannico, attivo nel Servizio Informazioni della Royal Navy durante la II guerra mondiale. ha collaborato con l’OSS americana e con il SOE creato da Churchill per appoggiare i movimenti della Resistenza nell’Europa occupata. La carriera di Fleming scrittore inizia col romanzo Casino Royale (1953)
[ii] Saranno I Magnifici Cinque di Cambridge che per convinzione politica collaboreranno in modo stabile con i servizi segreti sovietici dagli anni Trenta agli anni Sessanta; anticonformisti alcuni (McLean e Burgess), studiosi di fama internazionale e esperti d’arte altri (Blunt), tutti di costumi sessuali liberi e gagliardi bevitori, spesso oltre i limiti consentiti a una ‘spia’.
[iii] Il Commissariato del popolo per gli affari interni (NKVD) ha assorbito la CEKA e il GPU, sigle delle precedenti polizie segrete sovietiche, divenuto ai tempi della destalinizzazione KGB (Comitato per la sicurezza dello Stato), in vigore fino alla dissoluzione dell’Unione Sovietica (1991). La sede è la Lubianka, nell’omonima piazza moscovita, che oggi ospita l’FSB.
[iv] Il Secret Intelligence Service (SIS) è l’agenzia di spionaggio x l’estero del Regno Unito; le sigle MI6 e MI5 (controspionaggio) sono più note dello stesso SIS, che ha spesso collaborato (non sempre benaccetto) con il servzio diplomatico. Dalla prima guerra mondiale in poi si è interessato attivamente al contrasto del comunismo e dell’Urss.
[v] L’Abwehr, guidato dal 1935 dall’Ammiraglio Canaris, aveva a disposizione 18mila agenti oltre ad alcune migliaia di collaboratori saltuari, occupandosi di spionaggio e controspionaggio, alle dirette dipendenze dell’Oberkommando della Wehrmacht, durante la guerra. Nel’44 Canaris appoggiò il tentativo di eliminare Hitler e fu per questo torturato e strangolato nel campo di Flossenburg, mentre in precedenza il rivale Heydrich organizzava il servizio segreto delle SS.
[vi] Non si creda che il passaggio di un’informazione importante fosse solo una difficoltà ‘tecnica’, la questione delicata era rappresentata dai dettagli, a conferma dell’attendibilità dell’informazione, un errore grave poteva compromettere un’intera operazione o addirittura una campagna militare. Un caso celeberrimo fu quello di Richard Sorge, agente dell’intelligence militare sovietica, di origine azera, individuo di sicuro spessore intellettuale e di coraggio non comune, attivo in Giappone durante la seconda guerra mondiale; venne a sapere che la Germania aveva intenzione di attaccare l’Unione Sovietica, ma Stalin non diede credito alla fonte, Sorge specificò anche la data con l’approssimazione di alcune ore, nel senso che riferì che l’attacco sarebbe avvenuto il 20 giugno ‘41, in realtà avvenne il 21 all’alba quando 170 divisioni tedesche si rovesciarono in territorio russo, senza dichiarazione di guerra.
Sorge, arrestato dai giapponesi probabilmente subito dopo avere passato l’informazione, condannato a morte, non fu scambiato per volontà dei sovietici che non lo riconobbero come proprio agente; la sentenza fu eseguita nel 1944.
[vii] Walter Bedell-Smith, 1895-1961, è un militare, direttore amministrativo delle armate alleate, è presente a Cassibile, alla firma dell’armistizio che pone fine allo stato di guerra fra l’Italia e gli Alleati (settembre ’43), diventa il braccio destro di Eisenhower e suo Capo di Stato Maggiore dallo sbarco in Normandia fino a Reims, quando firma la capitolazione tedesca il 15 maggio 1945. Ambasciatore a Mosca fra il 1946 e il ‘48, diventa direttore della Cia nel 1950 e sottosegretario di stato con Ike presidente; nel 1954 è a Ginevra per collaborare alle trattative di pace che mettono fine alla guerra in Indocina.
[viii] Christine Keeler, 1942-2017, modella e showgirl, con un’abile frequentazione conosce nel 1961 John Profumo, segretario di stato, avendo una relazione con l’attaché dell’ambasciata sovietica Ivanov; l’MI5 informa Profumo che interrompe la relazione ma non può evitare lo scandalo e le dimissioni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA 11 MARZO 2022 |