Pino Landonio  
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I TEMPI DELLA PANDEMIA DA NON RIMPIANGERE


Pandemia e guerra: un filo rosso, anzi nero, li tiene uniti



Pino Landonio


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C’è stata, o no, la pandemia? Non sarà che, ora che la guerra dichiarata da Putin all’Ucraina è spaventosamente deflagrata, e che di conseguenza tutta la nostra ansia per la pandemia si è dissolta come neve al sole, ci accadrà di ricordare con qualche rimpianto il tempo passato?

Pensavamo di aver toccato il peggio che ci potesse accadere. Ma siccome al peggio non c’è mai fine ora ci capita di toccare con mano quanto sia peggio assistere alle bombe e alle distruzioni, e addirittura alla minaccia nucleare, piuttosto che al lento stillicidio dei contagi e delle morti in tempo di pandemia.

Se è vero che l’uomo, essere intelligente per eccellenza, si adatta a tutto, e anche vero che la capacità di adattamento ha un limite, e soprattutto non va disgiunta da una quota, inesorabilmente crescente, di ansia. Non è sempre facile, una volta toccato il fondo, tornare a salire. A volte c’è il rischio di scavare ancora di più…

Ma non è, attenzione, che tutto sia davvero finito. I numeri degli ultimi giorni mostrano una certa risalita dei contagi. E soprattutto, con un focolaio di guerra così spaventoso, tra due nazioni che non sono state tra le più virtuose nella lotta contro la pandemia, non sarà che il virus possa nuovamente alzare la cresta o, peggio, produrre delle varianti cui non siamo del tutto preparati?

Va anche ricordato che pandemia e guerra hanno tra di loro un filo rosso, anzi nero, che li tiene uniti, e che qualcuno ha pensato perfino di riannodare, ricordando alcuni dati. La Russia di Putin ha avuto, dall’inizio della pandemia, quasi 17 milioni di contagi e 350 mila morti. Numeri sicuramente per difetto, ma che ci dicono di un impatto molto forte su una popolazione di 145 milioni di abitanti, assolutamente non paragonabile, ad esempio, con i dati della Cina. Il tasso di vaccinazione della popolazione ha superato di poco il 50%. Risultati non particolarmente “virtuosi” che hanno suscitato un certo scetticismo nell’opinione pubblica russa. Putin che, nel periodo nero della pandemia, si è eclissato per molti mesi, probabilmente ossessionato dal rischio del contagio, e che ha ricevuto i capi di stato confinandoli alla estremità di tavoli improbabili, deve aver pensato che individuare un nemico e dirottare su quello l’opinione pubblica fosse molto meglio che dovere fare un rendiconto della efficacia del proprio operato in corso di pandemia.

Certo, questa lettura non da conto delle molte altre facce del conflitto in corso: il desiderio di rivalsa dell’ “orso russo”, la sindrome dell’accerchiamento, l’odio crescente nei confronti dell’occidente e degli USA in particolare, la convinzione della impotenza dell’avversario acuita dal ritiro degli USA dall’Afghanistan. E tuttavia, da un punto di vista psicologico, anche la pandemia può aver giocato la sua parte.

Bei tempi allora quelli? Non scherziamo…Ma che questi siano peggiori, è fuori di dubbio. Come reagire? È forse il caso di ricordare la toccante “preghiera laica” contenuta nel Qohèlet: “Ha la sua ora tutto / e il suo tempo ogni cosa / sotto il cielo / C’è il tempo di nascere / e il tempo di morire / Il tempo di piantare / e il tempo di estirpare / Il tempo di uccidere / e il tempo di medicare / Il tempo di demolire / e il tempo di costruire / Il tempo delle lacrime / e il tempo delle risa / Il tempo dei gemiti / e il tempo dei balli / Il tempo delle pietre scagliate / e il tempo delle pietre raccolte / Il tempo delle braccia abbracciate / e il tempo delle braccia lontane / Il tempo della ricerca / e il tempo dell’abbandono / Il tempo di tenere / e il tempo di gettare / Il tempo di strappare / e il tempo di cucire / Il tempo di tacere / e il tempo di parlare / Il tempo di amare / e il tempo di odiare / Il tempo della guerra / e il tempo della pace”. Per non disperdere il seme, e il senso, della speranza.

 

Pino Landonio
Nato nel 1949, padre di due figli e nonno di 5 nipoti. Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1973, e specializzato in Ematologia (1978) e in Oncologia (1986). Ha lavorato come ematologo e poi come oncologo all’Ospedale Niguarda, dal 1975 al 2006. Dal 2005 al 2010 è stato Consigliere Comunale a Milano. Dal 2011 collabora con l’Assessorato al Welfare del Comune di Milano e coordina, a Palazzo Marino, l’iniziativa “Area P” (incontri mensili di poesia). Ha pubblicato, per Ancora, tre raccolte di “Dialoghi immaginari” con poeti di tutti i tempi e paesi (2015, 2017 e 2019) e “Guarda il cielo”(30 racconti, 2016). Ha inoltre pubblicato "Modello Milano " (Laurana, 2019); "Modello Lombardia?" (Ornitorinco, 2020); "E la gente rimase a casa" (La mano, 2021). (ndr)

 


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18 MARZO 2022