|
PROGETTARE IL FUTURO DELLA CITTÀ IMPRESA
Commento al libro di Gianfranco Dioguardi
Giandomenico Amendola
altri contributi:
dello stesso autore
sullo stesso argomento
|
|
|
|
|
L’ultimo libro di Gianfranco Dioguardi, L’impresa enciclopedia. Organizzazione come strategia per il Terzo Millennio (Guerini Next 2022, pref. di Federico Butera) ad una prima lettura può lasciare smarriti per la densità e l’intreccio di importanti e significativi riferimenti che vanno da Keynes a Diderot, da Chandler a d’Alembert, dai moderni economisti ai philosophes illuministi. Superata l’iniziale perplessità ci si rende invece conto dello spessore del volume di Dioguardi che è una lunga e articolata dimostrazione di ciò che oggi deve essere l’organizzazione, tanto dell’azienda quanto della città. I continui riferimenti non solo all’economia o alla tecnologia ma anche alla filosofia, alla storia, alla letteratura sostengono la proposta dell’impresa enciclopedia. Non più le rigide strategie costruite dall’alto che in nome del one best way hanno animato gran parte delle business school formando centinaia di manager. Il modello che Dioguardi propone e che ha messo in pratica nella sua lunga vicenda di imprenditore illuminato e di docente universitario è quello – anticipato nel titolo del volume – dell’impresa enciclopedia. L’impresa vive nella società del proprio tempo e con questa scambia idee, conoscenze, stimoli. La società illumina l’azienda portandola nel presente della storia e questo, da parte sua, trasferisce non solo stimoli ed orientamenti ma anche conoscenze ed obbiettivi.
La proposta di Dioguardi acquista particolare rilevanza nel momento attuale in cui tutti coniughiamo i verbi al futuro ed il domani, tanto prossimo che lontano, ci viene incontro sorridente per alcuni, minaccioso per altri, i più. Per questo anche l’impresa consapevole si muove con cautela, step by step, perché, ricorda Dioguardi citando Bacone e Popper, “la verità emerge più facilmente dall’errore che dalla confutazione”.
Nei momenti di maggiore accelerazione storica come quelli attuali il fattore governo diventa cruciale nel disegnare il futuro della città. È difficile ritenere che davanti ai grandi mutamenti tecnologici, alla necessaria e continua trasformazione delle basi produttive – dall’industria all’economia simbolica –, alla nuova domanda dei cittadini anch’essa in rapido mutamento, si possa sperare in un naturale adattamento delle caratteristiche della città e della sua supposta naturale capacità di adattamento. L’inerzialità, spesso colpevole, non giova. Le espressioni “governare il cambiamento” e “progettare il futuro” assumono, di conseguenza, come sottolinea Dioguardi, speciale rilevanza nel caso della città.
Una parte consistente del volume è perciò dedicata alla città considerata, per i suoi molteplici nuovi compiti, “città impresa”. Per questo Dioguardi fa una serie di proposte tra loro interconnesse. In primo luogo, avanza una proposta politica perché gli amministratori siano costantemente legati ai cittadini anche attraverso il recupero della dimensione del quartiere oggi affogato in anonime periferie. Necessario è soprattutto lo sviluppo di una ampia progettualità di cui i cittadini siano protagonisti attivi. Per questo Dioguardi avanza seri dubbi sui “rammendi” con cui Renzo Piano sta intervenendo su molte città italiane considerandoli azioni fondamentalmente tecniche che non incidono sul futuro della città. Solo progetti quindi che per quanto buoni non possono sostituire la necessaria progettualità.
L’attenzione alla città ed al suo ruolo assolutamente centrale nel rivitalizzare tutto il sistema paese rende necessaria, secondo Dioguardi, una City School per il governo delle città del terzo millennio a cui va affidato il compito di agire sulle città intese come “veri e propri organismi viventi in costante evoluzione”. Queste City School, il cui primo esempio è, su iniziativa della Fondazione Dioguardi, già in funzione a Bari con la collaborazione delle università e dell’ANCI, si rivolgono tanto all’amministratore che al cittadino. Entrambi, infatti, hanno bisogno di nuove ed adeguate competenze professionali per far vivere e sviluppare la città in un mondo sempre più complesso ed in rapidissima trasformazione. Ciò che distingue questa City School dai centri di formazione, come la Kennedy School of Government di Harvard che offre corsi specializzati per amministratori locali, è soprattutto l’attenzione al cittadino la cui crescita culturale non può essere lasciata al caso. Della progettualità e del governo della città, infatti, non sono responsabili solo tecnici ed amministratori, il vero protagonista è il cittadino che va quindi motivato e irrobustito culturalmente stimolandone la creatività.
Oggi, il cittadino vuole riprendere peso e protagonismo non solo nelle decisioni politiche sul futuro della città ma anche nelle modalità con cui essa è costruita. Gli esempi sono tanti e pur tra loro diversi mostrano sempre la volontà di poter agire anche sulla propria casa, come prevedeva del resto l’Utopia di Tommaso Moro.
Quello di Dioguardi è un libro che ne contiene tanti. Molti sono i temi, molteplici e ricche le argomentazioni, tanti i destinatari dai giovani agli imprenditori ed ai politici. C’è però un filo rosso che attraversa il volume: è quello che Ernst Bloch chiama il principio di speranza. L’importante, egli scrive, è imparare a sperare perché sperare allarga gli uomini. Quella che Dioguardi propone è ciò che Bloch chiama “Docta spes”. La Docta spes, speranza informata ed istruita costituisce per Bloch un immenso giacimento che bisogna sapere sfruttare. È necessario, scrive, “apprendere la speranza”. Questo è ciò che in definitiva L’impresa enciclopedia propone.
Giandomenico Amendola
N.d.C. Giandomenico Amendola, già professore ordinario di Sociologia Urbana all'Università di Firenze, ha diretto CITYLAB, Laboratorio Interdisciplinare sulla Vulnerabilità Sociale e la Sicurezza Urbana, ed è stato presidente dell'AIS, Associazione Italiana di Sociologia.
Tra i suoi libri: Metodo sociologico e ideologia: Charles Wright Mills (De Donato, 1971); a cura di, Sottosviluppo, imperialismo, analisi sociale (Dedalo, 1974); La comunità illusoria. Disgregazione e marginalità urbana: il borgo antico di Bari (Mazzotta,1976); Casa, quartiere, rinnovo urbano. Le trasformazioni sociali dello spazio marginale (Dedalo, 1977); Uomini e case. I presupposti sociologici della progettazione architettonica (Dedalo, 1984); con altri, Segni e evidenze. Atlante sociale di Bari (Dedalo, 1985); con Achille Ardigò, a cura di, Ricerca sociologica, informatica e società italiana (Franco Angeli, 1986); con Antonio Tosi, a cura di, La sociologia dell'abitazione (Franco Angeli, 1987); con Guido Sivo, a cura di, L'agorà efficiente. L'impresa e la città creativa (Clear, 1995); La città postmoderna. Magie e paure della metropoli contemporanea (Laterza, 1997, 2001, 2003, 2004, 2005, 2007, 2008, 2009, 2010; ed. spagnola Celeste, 2000); a cura di, Scenari della città nel futuro prossimo venturo (Laterza, 2000); a cura di, Una città senza paure. Dalle politiche per la sicurezza a quelle per la vivibilità (Comune network, 2003); a cura di, Il governo della città sicura. Politiche, esperienze e luoghi comuni (Liguori, 2003); a cura di, Paure in città. Strategie ed illusioni delle politiche per la sicurezza urbana (Liguori, 2003); a cura di, Anni in salita. Speranze e paure degli italiani (F. Angeli, 2004); a cura di, La città vetrina. I luoghi del commercio e le nuove forme del consumo (Liguori, 2006); a cura di, Città, criminalità, paure. Sessanta parole chiave per capire e affrontare l'insicurezza urbana (Liguori, 2008); a cura di, Il progettista riflessivo. Scienze sociali e progettazione architettonica (Laterza, 2009); Tra Dedalo e Icaro. La nuova domanda di città (Laterza, 2010); a cura di, Insicuri e contenti. Ansie e paure nelle città italiane (Liguori, 2011); Il brusio delle città. Le architetture raccontano (Liguori, 2013); con Michèle Sajous d'Oria, La Carte du Pays de Tendre. In viaggio verso la tenerezza (Adda, 2015); Emozioni urbane. Odori di città (Liguori, 2015); Le retoriche della città. Tra politica, marketing e diritti (Dedalo, 2016); con altri, Sociologia di Bari. Tra sogno e realtà (Laterza, 2016); Sguardi sulla città moderna. Narrazioni e rappresentazioni di urbanisti, sociologi, scrittori e artisti (Dedalo, 2019); Bari una città tra storia e immaginario. Le architetture raccontano (Adda, 2020); a cura di, L'immaginario e le epidemie (Adda, 2020).
Per Città Bene Comune ha scritto: La città è fatta di domande (25 giugno 2021).
Dei libri di Giandomenico Amendola, in questa rubrica ha scritto Francesco Indovina: Un giardino delle muse per capire la città (4 ottobre 2019); Post-pandemia? Il futuro è ancora nelle città (12 febbraio 2021).
N.B. I grassetti nel testo sono nostri.
R.R.
© RIPRODUZIONE RISERVATA 23 SETTEMBRE 2022 |
CITTÀ BENE COMUNE
Ambito di riflessione e dibattito sulla città, il territorio, l'ambiente, il paesaggio e le relative culture progettuali
ideato e diretto da Renzo Riboldazzi
prodotto dalla Casa della Cultura e dal Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano
in redazione: Elena Bertani Luca Bottini Oriana Codispoti Filippo Maria Giordano Federica Pieri
cittabenecomune@casadellacultura.it
iniziativa sostenuta da:
Conferenze & dialoghi
2017: Salvatore Settis locandina/presentazione sintesi video/testo integrale
2018: Cesare de Seta locandina/presentazione sintesi video/testo integrale
2019: G. Pasqui | C. Sini locandina/presentazione sintesi video/testo integrale
Gli incontri
Gli autoritratti
2017: Edoardo Salzano 2018: Silvano Tintori 2019: Alberto Magnaghi
Le letture
2015: online/pubblicazione 2016: online/pubblicazione 2017: online/pubblicazione 2018: online/pubblicazione 2019: online/pubblicazione 2020: online/pubblicazione 2021: online/pubblicazione 2022:
G. Pasqui, Case pubbliche: una questione aperta, commento a: A. Delera, E. Ginelli, Storie di quartieri pubblici (Mimesis 2022)
C. Olmo, Per una progressive age, riflessione a partire da: D. T. Rodgers, Atlantic Crossings (Harvard University Press 1998)
R. Budini Gattai, Abitare le città storiche, patrimoni viventi, commento a: I. Agostini, D. Vannatiello, Une ville à habiter (Eterotopia France 2022)
G. Fossa, Urbanistica a Milano tra guerra e dopoguerra, commento a: R. Busi, 1944-1946 Piani per la Milano del futuro ovvero La solitudine del tecnico (Maggioli 2020)
A. di Campli, Forme ed ecologie della coesistenza, commento a A. Gabbianelli, La differenza amazzonica (LetteraVentidue 2021)
M. C. Ghia, Roma: una città reale, molte immaginarie, commento a: P. O. Rossi, La città racconta le sue storie (Quodlibet 2021)
G. Consonni, Una città visionaria per catturare l'incanto, commento a: N. Dal Falco, Un viaggio alla Scarzuola (Marietti 2021)
L. P. Marescotti, Pianificare è necessario, nonostante tutto, riflessione a partire dai libri di: F. Schiaffonati (Lupetti 2021), P. Portoghesi (Marsilio, 2019), G. Piccinato (Roma-Tre Press), et al.
L. Rossi, La cartografia come spazio di vita, commento a: D. Poli, Rappresentare mondi di vita (Mimesis 2019)
C. Tedesco, Una cultura urbana che riparta dal vissuto, commento a: C. Cellamare, F. Montillo, Periferia. Abitare Tor Bella Monaca (Donzelli 2020)
M. Barzi, Indagare i margini, ovunque si trovino, commento a: J. L. Faccini, A. Ranzini, L’ultima Milano (Milano, Fondazione G. Feltrinelli 2021)
C. Mazzoleni, Riaffermare il ruolo dell'Urbanistica, Commento a: C. Doglio, Il piano aperto, a cura di S. Proli (Elèuthera 2021)
A. M. Brighenti, Il fascino discreto dell'interstizio urbano, commento a: B. Bonfantini, I. Forino, (a cura di), Urban interstices in Italy (Lettera Ventidue 2021)
R. Pavia, Il porto come soglia del mondo, commento a: B. Moretti, Beyond the Port City (Jovis 2020)
S. Sacchi, Lo spazio urbano è necessario, commento a L. Bottini, Lo spazio necessario (Ledizioni 2020)
D. Calabi, La "costituzione" degli ebrei di Roma, commento a: A. Yaakov Lattes, Una società dentro le mura (Gangemi 2021)
F. Ventura, Memoria dei luoghi ed estetica dell'Ircocervo, riflessione a partire da: G. Facchetti, C’era una volta a San Siro (Piemme, 2021) e P. Berdini, Lo stadio degli inganni (DeriveApprodi 2020)
E. Scandurra, Il territorio non è una merce, commento a: M. Ilardi, Le due periferie (DeriveApprodi 2022)
A. Mela, Periferie: serve una governance coerente, commento a: G. Nuvolati, Alessandra Terenzi (a cura di), Qualità della vita nel quartiere di edilizia popolare a San Siro, Milano (Ledizioni 2021)
M. A. Crippa, Culto e cultura: una relazione complessa, commento a: T. Montanari, Chiese chiuse (Einaudi 2021)
V. De Lucia, La lezione del passato per il futuro di Roma, commento a: P. O. Rossi, La città racconta le sue storie (Quodlibet 2021)
M. Colleoni, Mobilità: non solo infrastrutture, commento a: P. Pucci, G. Vecchio, Enabling mobilities (Springer 2019)
G. Nuvolati, Una riflessione olistica sul vivere urbano, commento a: A. Mazzette, D. Pulino, S. Spanu, Città e territori in tempo di pandemia (FrancoAngeli 2021)
E. Manzini, Immaginazione civica, partecipazione, potere, commento a: M. d'Alena, Immaginazione civica (Luca Sossella 2021)
C. Olmo, Gli intellettuali e la Storia, oggi, commento a: S. Cassese, Intellettuali (il Mulino 2021); A. Prosperi, Un tempo senza storia (Einaudi 2021)
A. Bagnasco, Quale sociologia e per quale società?, commento a: A. Bonomi (a cura di), Oltre le mura dell’impresa (DeriveApprodi 2021)
R. Pavia, Le parole dell'urbanistica, commento a A. A. Clemente, Letteratura esecutiva (LetteraVentidue 2020)
G. Laino, L'Italia ricomincia dalle periferie, commento a: F. Erbani, Dove ricomincia la città (Manni 2021)
G. Consonni, La bellezza come modo di intendersi, commento a: M. A. Cabiddu, Bellezza. Per un sistema nazionale (Doppiavoce 2021)
|
|
|