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In nome del rifiuto del presunto approccio ideologico alla pandemia dei governi precedenti, Giorgia Meloni ha deciso: non ci sarà più l’obbligo vaccinale per i medici (e gli infermieri), e anche le multe conseguenti verranno rinviate sine die. Così circa 4000 no vax verranno immediatamente rimessi in servizio. E, per fortuna, non c’è stata la temuta decisione (precedentemente ventilata) di rinunciare fin d’ora all’uso delle mascherine all’interno degli ospedali e delle case di cura.
Giusto così? Lecito dubitarne, e non in nome di un approccio ideologico. Mettiamoci nei panni dei tanti medici e infermieri che hanno tenuto duro durante tutta la pandemia, accollandosi anche turni e carichi di lavoro dei colleghi no vax sospesi, senza poter essere sostituiti. Come si sentiranno nel veder oggi avallato il comportamento di quei colleghi? E quale certezza del diritto se anche le multe comminate vengono sostanzialmente condonate?
La sensazione che danno le misure prese sanno, loro si, di un approccio ideologico che mira a delegittimare il lavoro serio fatto per oltre due anni dal ministro Speranza. Che certo non può essere accusato di non essersi sempre confrontato e sempre attenuto alle indicazioni del mondo scientifico.
Se mai un esame di coscienza se lo devono fare proprio Giorgia Meloni (e Matteo Salvini) per le posizioni ondivaghe tenute in corso di pandemia. Ricordate la draconiana decisione assunta dall’allora premier Conte e dal ministro Speranza del primo lockdown su scala nazionale il 9 marzo 2020? Contro quel provvedimento Meloni e Salvini (entrambi all’opposizione) tuonarono parlando di decisione improvvida, senza senso, antilibertaria e antidemocratica. Fu invece l’unica decisione possibile in quel momento per evitare che l’Italia tutta si trasformasse in una grande Bergamo (dove si era registrato il disastroso primo impatto della pandemia). E a proposito di Bergamo dovremo forse ricordare che, pochi mesi dopo, fu proprio Salvini a lamentare il mancato lockdown già a partire dalla fine di febbraio, dimenticando che se la Lombardia fosse stata davvero tempestiva lo avrebbe potuto imporre autonomamente, senza correr dietro, invece, ai sindaci e soprattutto agli imprenditori preoccupati delle conseguenze economiche. Quando poi è venuto il tempo dei vaccini le contorsioni dei due (soprattutto della Meloni) si sono ingigantite. No all’obbligo vaccinale, critiche feroci al green pass, irrisione del ruolo di Arcuri prima (governo Conte) e di Figliuolo poi (governo Draghi), ammiccamento a tutti i no vax. E ora, la quadratura del cerchio, con la piena rilegittimazione dei medici no vax.
Pensare che proprio dai colleghi medici Bassetti, Remuzzi e Crisanti sono venute le bordate più nette: come possiamo fidarci dei medici no vax, che rinnegano il valore di uno strumento essenziale per combattere le malattie infettive (e non solo il covid)? Piuttosto che reintegrarli dovremmo rimandarli a studiare medicina, in particolare immunologia, hanno detto. Parole indubbiamente forti, ma cadute nel vento dell’atteggiamento, quello sì ideologico, inaugurato da Giorgia Meloni e dal suo governo. Aspettiamo con ansia il giorno in cui potrà dire: il covid … non c’è più! Non l’aveva già fatto, con la povertà, un viceministro oggi sparito dalla scena politica, sbandierando il reddito di cittadinanza? Peccato che la povertà, ahinoi, esiste ancora
Pino Landonio Nato nel 1949, padre di due figli e nonno di 5 nipoti. Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1973, e specializzato in Ematologia (1978) e in Oncologia (1986). Ha lavorato come ematologo e poi come oncologo all’Ospedale Niguarda, dal 1975 al 2006. Dal 2005 al 2010 è stato Consigliere Comunale a Milano. Dal 2011 collabora con l’Assessorato al Welfare del Comune di Milano e coordina, a Palazzo Marino, l’iniziativa “Area P” (incontri mensili di poesia). Ha pubblicato, per Ancora, tre raccolte di “Dialoghi immaginari” con poeti di tutti i tempi e paesi (2015, 2017 e 2019) e “Guarda il cielo”(30 racconti, 2016). Ha inoltre pubblicato "Modello Milano " (Laurana, 2019); "Modello Lombardia?" (Ornitorinco, 2020); "E la gente rimase a casa" (La mano, 2021). (ndr) © RIPRODUZIONE RISERVATA 04 NOVEMBRE 2022 |