La Casa della Cultura piange la scomparsa del suo Presidente onorario, il prof. Fulvio Papi. Con la sua scomparsa la cultura italiana perde un insigne filosofo mentre la Casa della Cultura perde un fondamentale punto di riferimento.
Papi ha ricordato che iniziò a frequentare la Casa della Cultura nel lontano 1949 mentre era un giovanissimo studente liceale. Da allora non ha mai interrotto il rapporto con questa istituzione: con il passare degli anni da frequentatore si è trasformato in collaboratore e, poi, in protagonista assoluto. Il suo nome resterà legato per sempre al seminario di filosofia che ha organizzato in via Borgogna 3 per quasi trentacinque anni: un appuntamento di grande successo e di particolare rilevanza nella ricerca filosofica italiana.
La Casa della Cultura sta recuperando le registrazioni di tutti questi appuntamenti e le sta riproponendo sul suo canale YouTube: questo è l’omaggio migliore che possiamo rendere a questo nostro grande maestro.
Papi in gioventù ha intrecciato il suo studio e la sua attività accademica, come allievo e poi come assistente di Antonio Banfi, con un’intensa attività politica: militante socialista, divenne vicedirettore dell’Avanti, stringendo un rapporto fecondo con Riccardo Lombardi e con Lelio Basso.
Ritornato a Milano si concentrò nella ricerca e nell’insegnamento filosofico, prima a Milano e poi a Pavia: divenne, di fatto, un autorevole esponente, l’ultimo in ordine temporale, della “scuola di Milano”, del prestigioso gruppo di studiosi raccolti attorno ad Antonio Banfi.
Ricca e significativa è la sua produzione filosofica: dal suo primissimo saggio su Giordano Bruno ai tanti lavori su Hegel fino all’ultimo importante saggio “Dalla parte di Marx”. Nel mezzo una produzione culturale fittissima tra cui spicca la particolarissima attenzione al tema della memoria, elaborato anche in finissime ricostruzioni di momenti salienti del suo milieu politico, culturale e personale.
Alla passione per l’insegnamento e per la ricerca filosofica ha sempre intrecciato uno sguardo attento alla vita pubblica: interprete conseguente di un’idea di cultura “impegnata”, che interagisce con la società, che cerca e alimenta il confronto con i cittadini e con il mondo politico.
Il tutto gestito sempre con un garbo straordinario: Fulvio Papi era anche un uomo fine, elegante, gentile. Amava le conversazioni civili: il suo tono di voce non si alzava mai. Discuteva con passione e moderazione al tempo stesso. Fulvio Papi, uomo dalle profonde convinzioni, sorretto da grandi passioni civili e ideali, non amava le contrapposizioni gridate, il bianco e nero: egli amava e praticava i toni sfumati, il chiaro scuro. Anche questo fa parte della sua indimenticabile lezione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA 21 NOVEMBRE 2022 |