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Franco Moretti nell'introduzione alla sua opera più celebre, Opere Mondo, pubblicata ormai da più di dieci anni, individua alcune opere, da Faust a Cent'anni di solitudine, che, per le loro caratteristiche di complessità e di fascino interrogano, ancora oggi, anche a distanza di secoli, la critica e il lettore contemporaneo.
'Il Faust, per esempio ,che cos'è? Una tragedia, come scrive il suo autore? Una grande narrazione filosofica? Una raccolta di intuizioni liriche? Chissà. (…) Di Bouvard et Pécuchet, Ezra Pound scrive nel 1922 che 'non è più un romanzo'; 'non è più un romanzo' ripete dopo qualche mese T.S. Eliot dell'Ulisse.(...) E L'uomo senza qualità: romanzo o saggio? E quelle splendide storie che arrivano dall'America Latina e dall'India? 'Realismo magico'? Ma via, come se non sapessimo che le contraddizioni in termini non significano proprio un bel nulla... '
Le opere sopra citate e ne potremmo aggiungere a decine, come Cantos, I Buddenbrook, Giobbe, Moby Dick, La terra desolata...non sono libri qualsiasi. Sono monumenti, scrive sempre Moretti. Testi sacri: che l'Occidente ha a lungo scrutato cercandovi il proprio segreto. Tutte queste opere rappresentano una sorta di epica moderna. 'Ogni grande cultura nazionale dell'Occidente (…) produce un autore enciclopedico, la cui opera copre l'intero spettro linguistico e sociale della sua terra... ' (E.Mendelson)
Ampliando la suggestione teorica di Moretti presenteremo, in questa serie di incontri, alcune opere epiche, le nostre opere mondo, con la finalità di cogliere il rapporto che passa oggi tra la forma epica e i suoi limiti e una nuova idea di letteratura mondiale. Dalla Weltliteratur alla World Literature, riporto le parole di Paolo Giovannetti, come cambiano le opere mondo?
Dopo aver trascorso, come si dice, una vita nell'editoria, mi fa piacere tornare a testi fondamentali della nostra cultura, europea e non, con la consapevolezza che i grandi testi parlano ai contemporanei e che la letteratura, sulla cui sorte spesso ci si interroga, possiede proprie valenze. 'La mia fiducia nel futuro della letteratura - scriveva Italo Calvino nelle Lezioni americane - consiste nel sapere che ci sono cose che solo la letteratura può dare con i suoi mezzi specifici.' Questa affermazione risale a circa trent'anni fa ed era nella prospettiva del nuovo millennio. E' una chiave interessante per guardare all'oggi, per capire se oggi le opere narrative, in particolare, rispondano ancora al dettato calviniano.
Pier Vincenzo Mengaldo, storico della lingua, filologo e critico, in una recente intervista rilasciata a Paolo Di Stefano, denuncia la stasi creativa e afferma che la società omogeneizzata uccide letteratura e critica e ha una visione totalmente pessimista delle prospettive future. 'Alla letteratura - afferma Mengaldo -non fa bene un tipo di società omogeneizzata, come sono quella italiana o quella francese'.
Nel nostro tempo, denso di eventi drammatici epocali, nasceranno altre Opere Mondo?
© RIPRODUZIONE RISERVATA 30 SETTEMBRE 2015 |