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Anche quest'anno alla Casa della Cultura ricomincerà l'atteso ciclo di incontri dedicato al confronto tra pensiero laico e tradizioni religiose, denominato 'I dubbi dei non credenti ' e ormai giunto alla XI edizione. Fece infatti la sua comparsa in via Borgogna nel novembre del 2004, in una clima milanese - inaugurato nel decennio precedente dalla celebre Cattedra dei non credenti, fondata dal cardinal Carlo Maria Martini - senz'altro più disponibile e propizio di un tempo al confronto tra persone di diversa appartenenza religiosa e persone che non si riconoscessero in alcuna fede: agnostiche, 'perplesse '(come le definisce spesso Vito Mancuso ) o tenacemente atee. Tuttavia, disponibili a capire, a interrogarsi, a non chiudersi nell' indifferenza, a non mostrarsi pregiudizialmente ostili verso le culture religiose, le loro convinzioni e i rinnovamenti in corso. Il titolo scelto già di per sé tendeva ad appellarsi alla disponibilità critica di coloro che, pur increduli, si mostrassero comunque sensibili, curiosi, aperti al confronto e disponibili a partecipare dal vivo ad un dialogo che oggi forse più di allora si dimostra indispensabile. E' sufficiente del resto leggere l'Enciclica Laudato sì di Papa Francesco per cogliere già ad un primo sguardo quanto siano mutati i tempi in un breve balzo di anni. Un testo definito dal non credente Carlo Petrini 'profetico', cui la Casa della cultura prossimamente dedicherà una ampia riflessione. Si può aggiungere che mai prima di allora, alla Casa della cultura, si era assistito a dibattiti per lo meno non occasionali di tal significatività critica, antidogmatica sul piano teologico, filosofico, storico, cultuale. Ogni nuova edizione, per un totale di quattro-cinque incontri mensili, avrebbe dovuto caratterizzarsi innanzitutto per la scelta di una proposta tematica significativa; ne ricordo soltanto alcune: scienza e religioni, il problema del male, l'ascetismo laico e credente, religioni e società, solidarietà e misericordia, arte e fede, i volti del divino, le spiritualità d'oriente … Nel proseguo delle serate queste sarebbero state riprese e discusse dai diversi relatori, alla luce dei loro peculiari orientamenti.(1) Ciò avrebbe avuto lo scopo, come poi è avvenuto, di diffondere tra coloro che fossero all'oscuro(o quasi e non solo appartenenti alla componente degli 'increduli' dubbiosi) le informazioni basilari riguardanti gli 'alfabeti' necessari ad accostarsi non da profani del tutto alle diverse culture religiose, inerenti le premesse teologiche e spirituali indispensabili a comprenderne i messaggi e le interpretazioni più attuali.
Il neo-ateismo: spiritualità e religioni senza Dio
Proponendo quindi l'avvio di una novità culturale così delicata alla Casa della cultura mi riconoscevo io per primo in quella posizione 'neo-ateistica' che in un suo saggio recentissimo il filosofo Eugenio Lecaldano, ha con efficacia descritto: 'Il neo-ateismo indica il non credere in un'esplicita negazione dell'orizzonte religioso; per una fuoriuscita dalla gabbia delle contrapposizioni che così fortemente segnano il nostro tempo. L'ateismo - il non credere, il pensare e il vivere senza in alcun modo richiamare Dio … vien così riproposto come l'unica prospettiva in grado di evitare le guerre di religione…'. Tanto più se per neo-ateismo si intende una posizione - squisitamente laica - in base alla quale chiunque in essa si riconosca non possa mai, da una parte: 'Fare affermazioni definitive sull'essenza ultima delle cose', e, dall'altra, esprima la convinzione che sia indispensabile: 'Il ricorso ad una base allargata di esperienza che permette di rendere conto della percorribilità di molte dimensioni significative della vita umana' - fra cui l'attrazione anche solo intellettuale per la dimensione religiosa, prima ancora che per l'appartenenza ad una chiesa, quale essa sia (n.d.a); e, proseguendo, Lecaldano si riconduce a esperienze umane rintracciabili 'Non solo nella ricerca di valori etico-politici e di un senso di ciò che accade e stiamo facendo, ma anche nelle forme elevate di spiritualità e perfezionamento', di carattere morale ed etico, riconducibili ad una personale, privata, intima ricerca di senso.(2) Il che mutua la presenza di un sentimento religioso sia in coloro che credono in un Dio o in un' entità soprannaturale, comunque in una qualche forma di ulteriorità o di 'trascendimento ' del solo dato di fatto sensibile, materiale e a-spirituale del nostro esistere; sia in chi, viceversa, ritenga che soltanto nell'immanenza storica, del tutto priva di alcun piano intelligente, provvidenziale, escatologico extra umano si possa trovare una risposta alle esigenze di verità, di saggezza, di solidarietà. Tuttavia tra l'una e l'altra posizione, entrambe eredi di contrapposizioni in precedenza insolubili, il neo-ateismo che ispirava la mia proposta esprimeva nondimeno un'istanza di ricerca personale, per altro non nuova, anzi ben nota, alle chiese cristiane da decenni(3) come è documentato nella letteratura inerente correnti spirituali al di fuori delle chiese. Non si può tacere che da quando 'I dubbi dei non credenti' iniziarono il loro cammino si è assistito al diffondersi di una progressiva attenzione (e preoccupazione ecclesiale in ambito cattolico) nei confronti delle nuove religiosità emerse a latere, o lontane da esse, delle grandi tradizioni religiose. Come nel suo saggio ben ci illustra il sociologo delle religioni Luigi Berzano dal titolo 'Spiritualità senza Dio?'.(4) Il quale afferma che: 'Il distacco tra religioni organizzate e spiritualità individuali sta penetrando nel cuore e nella mente di molti individui, quasi che la religione fosse emigrata nel mondo spostandosi dalle chiese alla strada, dai riti liturgici alle pratiche secolari … avviene dunque che un numero crescente di individui si ritenga religioso non perché appartenente assiduo a una religione storica, ma perché si identifica e coltiva nuovi stili di vita che si basano su segni, significati e pratiche riguardanti il senso della vita … , così nascono forme di spiritualità secolare, di misticismo ateo, di religiosità senza Dio, di ateismo cristiano ciascuna con le sue pratiche, verità, rituali'. Dove, soprattutto quando si tratti di modi di essere e sentire individuali, intimi, personali viene bandita ogni manifestazione di proselitismo. Berzano poi così prosegue: 'Questo bisogno di dare un senso alla vita individuale e collettiva è il dato inatteso di questa epoca che ha alle spalle e vive tuttora la grande trasformazione sociale e culturale della secolarizzazione'.(5) Altri invece si sono cimentati con l'ossimoro 'ateo religioso ', come Roland Dworkin, la cui espressione che gli va senz'altro attribuita 'La religione è più profonda di Dio 'non può che interrogarci tutti: credenti e non credenti. A tal proposito, Salvatore Veca nella acuta e autobiografica sua presentazione del libro di Dworkin(6), sottolinea opportunamente ciò che tale felice immagine sembra sottintendere; e cioè: 'Un' interpretazione della religione o, meglio, dell'atteggiamento e del punto di vista religioso che, sul piano valoriale, accomuna persone che hanno credenze etiche basate sulla credenza in Dio e persone che hanno credenze etiche che non dipendono dalla credenza in un qualche dio … E' a questo punto che la libertà religiosa può essere reinterpretata in modo più inclusivo e comprensivo come indipendenza etica delle persone, siano esse credenti in una religione con Dio o senza Dio'. In quanto, sottolineava Dworkin nel primo capitolo: 'Diversi milioni di persone che si considerano atee hanno convinzioni ed esperienze molto simili a - e altrettanto profonde di - quelle persone che i credenti giudicano religiose. Quei milioni di persone dicono che, pur non credendo in un dio personale, credono tuttavia in una forza dell'universo più grande di noi. Sentono la responsabilità ineludibile di vivere bene le loro vite, portando il dovuto rispetto alle vite degli altri; sono orgogliose delle loro vite quando reputano di averle vissute bene…' .(7)
Quest' anno
Il tema scelto quest'anno da chi scrive e da Giampiero Comolli, cui dobbiamo una rinnovata, preziosa e generosa collaborazione da qualche anno, si soffermerà sulle concezioni, antichissime ma con risonanze nelle fedi tutt'ora professate, tramandate dalle letterature escatologiche e apocalittiche (ovvero 'rivelatrici' delle 'cose ultime') relative alla fine dei tempi, anzi del Tempo. Infatti nella storia delle religioni rilevanti non sono soltanto le narrazioni sugli incipit del cosmo, della vita, dell' uomo: esse raccontano anche di un mondo a venire, di un destino ultimo dell'universo, non solo apocalittico ma aperto alla speranza di una rigenerazione totale. I profeti dell'Antico Testamento prospettano una salvezza futura, portatrice di pace universale tra gli uomini e con gli animali; mentre l'Apocalisse cristiana annuncia la discesa di una Gerusalemme celeste, una Città di Dio, capace di accogliere tutti i popoli e dove la morte sarà bandita per sempre. La cosmologia indiana sostiene invece che alla dissoluzione dell' ordine cosmico seguirà un universo rinnovato, il taoismo ritiene che la morte possa essere trascesa coltivando l'arte della saggezza e della lunga vita. Gli incontri intendono però nondimeno mettere a confronto le narrazioni escatologiche con il tempo presente, dinanzi a crisi globali e planetarie, a catastrofi ed ecocidi che sembrano già annunciarsi non per 'vendette' o iterati e inascoltati moniti divini, quanto piuttosto per la nostra irresponsabilità. Ascoltare e rileggere ciò che le escatologie religiose ci dicono può aiutarci, credenti o non credenti, a scongiurare e a affrontare l'apocalisse prossima ventura? Tali argomenti verranno quindi discussi alla luce dei testi in merito dell'ebraismo (con Stefano Levi della Torre e Roberto della Rocca); quindi si esploreranno le nozioni di ciclo cosmico e rigenerazione del tempo nella spiritualità indiana (con Giuliano Boccali e Marilia Albanese); le pratiche di immortalità nel taoismo saranno presentate da Marcello Gilardi e Maurizio Paolillo ). L' ultima serata, con Grado Giovanni Merlo e Giuseppe Platone, verterà sull'analisi della categoria di speranza e sul senso della storia nella fede cristiana. In apertura, parole e locuzioni come destino dell'umanità, salvezza, messianismo, fine ed eterno ritorno, éschaton, immortalità, dissoluzione dell'ordine cosmico, giudizio finale saranno al centro della riflessione sia esegetica, sia attenta agli echi che tali concezioni del mondo atteso (ed anche paventato) vanno mostrando rispetto alle inquietudini, alle indifferenze, alle ripetute 'apocalissi' del presente, nella lectio magistralis di Salvatore Natoli. Il quale non mancherà certamente di soffermarsi sulla attualità e l'inattualità dell' Apocalisse di Giovanni, come già gli è accaduto di esaminare: 'L'apocalisse nel vocabolario cristiano, e specificamente nel linguaggio paolino, si collega non tanto all'idea di distruzione, quanto a quella di rivelazione compiuta…Il mondo viene distrutto e giudicato, i buoni premiati e i cattivi condannati'. Come compare nella apocalittica ebraica, ma se questo è lo sfondo derivante dalle profezie del Primo Testamento, nella concezione mutuata dalle Lettere di Paolo di Tarso, la rivelazione finale si compie anche come 'il ritorno di Cristo nella gloria', e l' uomo che si sia mostrato in vita giusto verrà glorificato in Dio(8) .
Il nuovo ciclo di dialoghi dedicato ad argomenti così densi non può dunque fin d'ora che annunciarsi tra i più interessanti e fecondi di spunti fino ad ora proposti, a coloro che torneranno alla Casa della cultura e, ci auguriamo, per chi si avvicini a questo appuntamento per la prima volta, apprezzandone tutta l' importanza culturale e l'attualità.
Note
1 Voglio ricordare in particolare, tra i molti studiosi e rappresentanti delle diverse chiese e tradizioni religiose -quasi un centinaio, da tre a quattro per ogni serata -succedutisi nel corso degli anni: il priore di Bose E. Bianchi, fratel E. Biemmi, G.Boccali, M. Cacciari, G. Caramore, mons. P. Coda, don V. Colmegna, R. De Monticelli, P. Flores d' Arcais, G. Giorello, S. Levi Della Torre, R. Madera, L. Maggi, R. Mancini, V. Mancuso, L. Manicardi, Y. Pallavicini, F. Papi, T. Pievani, G. Reale, S. Veca, M. Vegetti, S. Vegetti Finzi, oltre a Salvatore Natoli sempre presente ad ogni ciclo nei momenti introduttivi o conclusivi.
2 E. Lecaldano, Senza Dio, Bologna, il Mulino, 2015, p. 42 e pp. 30-31.
3 Si vedano ad esempio tra tutti i saggi di J. Sudbrack, La nuova religiosità. Una sfida per i cristiani, Queriniana, Brescia 1988 e di A.N. Terrin, New Age, La religiosità del post-moderno, EDB, Bologna 1991.
4 L. Berzano, Spiritualità senza dio?, Mimesis, Milano, 2014, p.
5 Ibidem, p. 8-9.
6 S.Veca, in R. Dworkin, Religione senza Dio ( 2013), tr.it. il Mulino, Bologna, 2014, pp. 11-12.
7 Ibidem, pp.17-18.
8 S. Natoli, Il crollo del mondo. Apocalisse e escatologia, Editrice Morcelliana, Brescia, 2009, p.21-22.
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