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Nelle righe che seguono desidero proporre al lettore qualche considerazione sulla 'militanza culturale' resa possibile dalla Casa della Cultura nella nuova fase attuale della sua lunga vita.
Parto dal dato-chiave del numero delle iniziative promosse (e - più raramente - ospitate) nella storica sede milanese di via Borgogna 3: tale numero è cresciuto di oltre il 40% in un solo anno.
Si tratta di un incremento straordinario, per tre motivi.
In primo luogo esso risulta in controtendenza rispetto al trend dominante del calo della partecipazione alle attività culturali in Lombardia e più in generale in Italia: calo dovuto sia al contrarsi delle risorse disponibili, sia al diffondersi in molti ambiti e strati sociali di pulsioni anti-culturali, sia alla regressione individualistica e neo-domestica che spinge a disertare molti eventi 'outdoor'.
Gioca positivamente, poi, l'ulteriore estensione dei temi affrontati alla Casa della Cultura, che si moltiplicano trimestre dopo trimestre allargando assai lo spettro degli argomenti, degli esperti, dei pubblici. È, questa, la conseguenza sia delle proposte innovative dell'istituzione, sia del boom di richieste provenienti da variegati gruppi esterni, universitari e non.
È da considerare, infine, il diffondersi d'un'esigenza sociale in parte inedita: quella di trovare - a Milano e non solo - sedi di incontro aperto e critico che, come in questo caso, partano da una specifica tradizione culturale ma si allarghino a correnti democratiche diverse, favoriscano confronti e contaminazioni non banali, siano ispirate all'intransigente ricerca della qualità etica e intellettuale.
In ogni caso, quali che ne siano le ragioni, la 'produzione' della Casa cresce. E con essa la produttività, visto che le risorse - finanziarie e umane - non sono aumentate malgrado il boom dell'offerta di iniziative. Ma ciò pone tre questioni.
La prima concerne il finanziamento: per sostenere tale eccezionale incremento è e sarà necessario allargare il bilancio della Casa garantendo entrate aggiuntive da destinare all'ampliamento delle iniziative culturali.
La seconda questione attiene all'ipotesi di realizzare attività fuori sede, a partire da altre città lombarde: sinora le esperienze sono state rare ma sempre più frequenti sono le richieste, così come numerosi risultano essere i soci e i sostenitori non milanesi.
Il terzo nodo è quello del coinvolgimento degli amici della Casa della Cultura: non solo tramite la loro partecipazione agli eventi culturali ma anche attraverso la lettura degli ebooks e dei materiali reperibili on line, gli interventi nei dibattiti sul sito rinnovato, l'impegno volontario a sostegno di questa quasi settantennale istituzione.
Eccoci arrivati al tema anticipato all'inizio: la 'militanza culturale'.
A sinistra siamo stati abituati per decenni a legare l'impegno attivo (da miles, soldato) alla politica, ai partiti e ai sindacati. Oggi tale impegno è divenuto più arduo e infrequente, anche per l'evaporazione di tante organizzazioni, per la crisi delle ideologie, per la passivizzazione delle masse, per il trionfo della spettacolarizzazione mediatica.
Ma, in molti cittadini (non solo reduci nostalgici) è forte il bisogno di forme nuove di volontariato non unicamente sociale ma appunto culturale, politico in senso lato.
Ebbene, tale bisogno può trovare nella Casa della Cultura una risposta concreta, nel solco di un'antica tradizione ma con modalità - offline e online - sin qui inesplorate: dal fundraising al reclutamento di risorse umane interessate alla riflessione e al confronto così come ai processi educativi.
Torneremo su tutto ciò, pure alla luce dei contributi che riceveremo in merito. Sin d'ora abbiamo chiara la sfida: dare uno sbocco alla domanda di impegno (al fondo di senso della vita) che registriamo in tanti partecipanti a ogni iniziativa in via Borgogna. © RIPRODUZIONE RISERVATA 20 MARZO 2015 |