Paolo Pileri  
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FARE LA BIODIVERSITÀ


Piccola guida per imparare a stare al mondo



Paolo Pileri


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Senza biodiversità, uno starnuto e siamo tutti morti

Pare che la biodiversità sia qualcosa non solo di importante, ma di estremamente vitale. Per chi se ne occupa è tutto chiaro. La biodiversità è, sostanzialmente, la ricchezza di specie e di vita sul pianeta. Questo basta e avanza per convincersi che è importante tutelarla. Altrettanto note sono le minacce alla biodiversità che, alla fine, si incontrano in una parola, uomo. Quello stesso uomo che ne teorizza la tutela, indossa i panni anche del più accanito nemico. Ma come è possibile?

Forse non si è ancora riusciti a dare consapevolezza di fine alla biodiversità. Non si è riusciti a far capire a tutti quanto ciò che ci appare lontano, perché scientificamente incomprensibile ai più, in realtà ci riguarda come ci riguarda la sete o la fame o la salute. In effetti è la biodiversità a tenerci in vita da anni, ad averci fatto attraversare, sopravvivendo, le peggiori crisi, epidemie, collassi sulla terra. Ogni giorno dovremmo rivolgere a lei un ricordo, una devozione, un ringraziamento. Dovrebbe essere un pensiero continuo, quasi ossessivo. È solo grazie a lei se siamo ancora vivi. Se nessun virus, per quanto piccolo sia, ha mai potuto attentare alla vita di questo pianeta è perche ognuno di noi è diverso dall'altro (diversità genetica) e la varietà di specie è elevata (diversità di specie). Senza biodiversità, sarebbe sufficiente un banale starnuto per far morire tutti. In una parola potremmo dire che la biodiversità è la più antica e grande farmacia del mondo, la medicina di tutte le medicine.

 

La tutela della biodiversità riguarda ognuno di noi: non capirlo, vuol dire minacciarla

Vi è il concreto rischio di perdere tra il 17 e il 35% delle specie esistenti sulla Terra entro il 2050. Negli anni '90 era già stata accertata la perdita di 4000 specie all'anno solo per la deforestazione tropicale. Tutte cose che dicono centinaia di ricerche da anni. Ma noi, che non siamo ricercatori, lo sappiamo? E in quanti lo sanno? La domanda ha in sé qualcosa di angoscioso poiché, si sa, difficilmente ci si prende cura di ciò che non si conosce. Ancor meno lo si difende e quindi, immancabilmente, si finisce per perderlo senza neppur accorgersi. Un problema nel problema che ci rivela quanto a minacciare la biodiversità sia innanzitutto il fatto che non sappiamo o sappiamo poco o male. Se quotidianamente si è distratti da altri obiettivi o se vengono costantemente diminuiti i fondi a disposizione di parchi, riserve, spazi aperti o se viene occultato il fatto che il valore universale della biodiversità è un bene che ci riguarda e va curato, inevitabilmente la sensibilità a tutelare la biodiversità si riduce fino ad annullarsi, non prende la forma di domanda da rivolgere alla politica, rimane argomento di specialisti o dei 'soliti' ambientalisti, ancora percepiti da molti come i nemici dello sviluppo. Diviene allora arduo, non solo difficile, spiegare che una strada, una recinzione, un'urbanizzazione, una fila di villette o un paio di capannoni realizzati proprio in quell'area che è l'ultimo budello libero che unisce due aree boschive sono tutte minacce irreversibili al mantenimento della biodiversità. Non c'é più cieco di chi non vuole o non sa vedere. Eppure il più piccolo uccello lo capirebbe al volo.

 

Siamo 'costituzionalmente' paesaggio, natura, ecosistema

In Italia 9 e 117 non sono due numeri a caso. Sono i due articoli della Costituzione Italiana che spiegano che paesaggio, ambiente ed ecosistema sono veri e propri pilastri della nostra società civile e quindi sorreggono ognuno di noi. La Costituzione ci svela che l'ecosistema non è la fissa dell'ambientalismo ma un preciso compito dello Stato. Con la Costituzione siamo tutti più forti. I nostri convincimenti più radicati. Le ragioni di coloro che chiedono di tutelare un bosco, una siepe, una palude come un corridoio ecologico o un varco per garantire che due biotopi rimangano parte di un ecosistema, trovano nella Costituzione un alleato fortissimo che non solo li aiuta ma li legittima. Trovano uno Stato che non si limita a riconoscere il paesaggio ma si impegna a tutelarlo, perche con esso ci si sente Nazione. E questo è valido anche per il legislatore locale e il pianificatore urbanistico che da questi riferimenti possono trarre ragioni 'alte' per respingere le pressioni di quanti vogliono consumare e degradare il territorio. Possono sembrare concetti difficili, ma è importante saperli e prendere così consapevolezza che gli sforzi di tutti per tutelare la biodiversità, la natura, il paesaggio non sono minuscole pretese, ma richieste che poggiano sulle spalle di un gigante quale è la Costituzione.

 

Il suolo, una risorsa continuamente minacciata e dimenticata

La biodiversità ha bisogno di spazi. E non spazi qualunque, ma spazi tra loro collegati. Già perche la biodiversità è un concetto dinamico sia nel tempo (muta ed evolve adattandosi ai cambiamenti) che nello spazio (le specie hanno bisogno di muoversi, incontrarsi, ibridarsi e rinnovarsi geneticamente). Se lo spazio aperto vien meno, la biodiversità viene meno. Per questo una delle minacce più gravi e irreversibili è la cementificazione ovvero il consumo di suolo. Quando si urbanizza un suolo viene commesso un doppio attacco alla biodiversità. Il primo per il fatto che si distrugge il suolo che è esso stesso un ecosistema che racchiude in sé il 30% della biodiversità del pianeta: la sua rimozione equivale alla perdita irreversibile di quella biodiversità. Il secondo è legato al fatto che ogni suolo sostiene sopra di sé uno spazio aperto naturale o seminaturale che, venendo cancellato, interrompe le funzioni connesse ai servizi resi dagli ecosistemi. Una nuova strada o delle nuove costruzioni diventano spesso barriere invalicabili per le specie che fino ad un attimo prima potevano muoversi. Inoltre l'urbanizzazione, specie se mal pianificata, ha in sé il rischio di accerchiare gli spazi aperti trasformandoli in vere e proprie isole affacciate su mari di cemento. In Italia il consumo di suolo viaggia tra i 5 e i 7 mq al secondo, divorando aree agricole, boschi, vegetazione rada e tutto quel che potrebbe essere il materiale di base per garantire sopravvivenza alla biodiversità e, quindi, a noi stessi…  

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Paolo Pileri

 

 

 

Tratto da 'Fare la biodiversità' (ideazione e testi di Paolo Pileri, book design Pietro Corraini con Maria Chiara Zacchi, ed. Lipu - Parma; M. Corraini - Mantova, 2015), una pubblicazione divulgativa realizzata nell'ambito del progetto Life TIB (Trans Insubria Bionet) che ha come obiettivo il miglioramento e la salvaguardia di un tratto del principale corridoio ecologico che attraversa la Pianura Padana.

 

 

 

 


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29 DICEMBRE 2015