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UN FILOSOFO NELLA RESISTENZA


nasce nella clandestinità il programma di Antonio Banfi per la rinascita culturale del paese nel dopoguerra






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Il progetto della Casa della Cultura di Milano come luogo di accoglienza e di elaborazione di ogni forma di sapere, filosofico, sociale, artistico, educazione alla vita democratica, ebbe luogo nel periodo più drammatico della storia italiana del ‘900, durante la Resistenza all'occupazione nazista - con la collaborazione dei resti del regime fascista - dal 1943 alla liberazione.

A promuovere l'iniziativa fu il filosofo Antonio Banfi (1886-1957) che nel luglio del ‘43 prese contatto con la nascente Resistenza alla quale partecipò attivamente in una serie di iniziative pratiche e culturali tra le quali, in stretta collaborazione con il giovane scienziato Eugenio Curiel, fu la promozione del “Fronte della Gioventù”.

Nella clandestinità con lo scrittore Elio Vittorini e altri intellettuali antifascisti delle Università milanesi preparò un programma per la rinascita culturale del paese nell'immediato dopoguerra. Questa fu la ragione della nascita della Casa della Cultura (1946) e del settimanale 'Politecnico ' diretto da Vittorini.

Banfi proveniva da una originale partecipazione alla cultura filosofica europea che andava dal neokantismo della scuola di Marburgo, alla filosofia della vita di Simmel, alla elaborazione teoretica del sapere di Husserl, agli inizi della filosofia “scientifica” di Vienna e di Berlino, oltre alla tradizione epistemologica francese. Accanto a queste fonti filosofiche del primo novecento, una conoscenza esperta della letteratura e dell'arte contemporanea.

Il suo pensiero fu il “razionalismo critico” che nasceva da una concezione anti-dogmatica della filosofia concepita come luogo della comprensione delle forme del sapere e delle sue modalità di espressione teorica e artistica. Fu questo il suo contenuto di insegnamento all'Università e la ragione della promozione della rivista 'Studi filosofici '. Si formò così una generazione di filosofi, ciascuno aiutato a scoprire la propria strada libera e personale: Preti, Paci, Cantoni, Bertin, Formaggio, Anceschi, critici d'arte come De Grada, musicologi come Rognoni, poeti come Sereni, scrittori come Morselli e le importanti poetesse Antonia Pozzi e Daria Menicanti. Un insieme di energie intellettuali che poi fu riconosciuto come “la scuola di Milano”.

La ripresa dello storicismo marxista nel dopoguerra fu considerato da Banfi come l’apertura pratica dell'umanesimo che si sottendeva sempre al suo razionalismo critico. Un marxismo lontano da qualsiasi scolastica dogmatica, subalterna ad autoritari poteri politici.
La sua stessa partecipazione politica nel PCI fu contrassegnata da questa dimensione critica e morale, da un “sogno” impegnativo - se oggi troviamo questa definizione - per una prospettiva di giustizia e libertà.


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24 FEBBRAIO 2015


Il suo pensiero fu il “razionalismo critico” che nasceva da una concezione anti-dogmatica della filosofia concepita come luogo della comprensione delle forme del sapere e delle sue modalità di espressione teorica e artistica.