Ho conosciuto Mariano Silletti casualmente, a una cena tra amici. Il Museo d’Arte Moderna di Matera a Palazzo Lanfranchi aveva ospitato, fino a poco prima, la sua mostra fotografica. In quei giorni quasi non si parlava d’altro in città. L’interesse del pubblico per questo progetto fotografico e per la qualità del lavoro era stato tale che si era provveduto a prorogare la chiusura della mostra. E io, in una casa nei sassi di Matera, una fortunata sera di dicembre, l’ho incontrato.
Insomma, “parlami di questo lavoro” gli dico. Aveva con sé una copia della pubblicazione – una sorta di catalogo – a tiratura limitata. La mia è la numero 088/300. Ludovicu è il titolo fissato a caratteri bianchi, discreti ed eleganti, sul rigido campo nero.
Il volumetto in questione è un oggetto prezioso, bello. Riconosco subito il suo valore e mi assicuro di avere la mani immacolate. Osservo questo perfetto prodotto tipografico. Lo rigiro. Lo maneggio come se avessi tra le mani una cinquecentina. È bello. E come tutte le cose belle, anche delicato. Vuole cura e attenzione.
Mi decido finalmente a voltare la copertina accompagnandola. Me lo ricordo bene. Arriva subito quella pagina bianca che, sola, accoglie il peso di parole sottili. Scompare Ludovicu ed è in dicembre, con un freddo arrivato d’improvviso. Ora tutto rallenta. Come due innamorati che si guardano negli occhi a un sospiro di distanza, scrutandosi bene nelle pupille per cercare l’immagine che c’è oltre. C’eravamo io e lui, Ludovicu. Il chiacchierio degli amici era ormai lontanissimo. Quasi sparito era anche l’autore di quelle immagini. Era presente come racconto. C’era tutto l’immaginario, non c’era più l’oggetto.
Scompare Ludovicu ed è in dicembre, con un freddo arrivato d’improvviso.
Ludovicu è il nome di un uomo di mezza età di origine rumena adottato, insieme alla moglie, dalle terre lucane e scomparso improvvisamente un giorno di un dicembre. È lui il protagonista di questa storia. Una storia che ha visi scavati dalle rughe, da una vita di campagna, di fatiche e preoccupazioni, di povertà. Una storia di immigrazione, una storia dei sud e delle periferie del mondo. Un gruppo di carabinieri è incaricato di seguire le indagini per il ritrovamento dell’uomo. Mariano Silletti, carabiniere di professione, è dichiaratamente il responsabile della documentazione fotografica che accompagna queste ricerche.
L’esplorazione sul territorio che il gruppo di carabinieri deve affrontare per ritrovare l’uomo malato di Alzheimer li porta a scrutarle proprio da vicino queste vite misere. La sofferenza di Veronica, l’anziana moglie. Gli abiti di Ludovicu. Le pareti porose, umide e scrostate. Il pianto disperato di una donna ormai sola che del marito, da un momento all’altro, ha perso ogni traccia.
Le istantanee di Mariano aprono questo percorso che è fatto di sofferenza e speranza non più solo per i familiari e gli amici. Ora ad essere direttamente coinvolte sono anche queste figure in divisa che sentono l’obbligo morale, prima che professionale, di restituire alla donna quegli occhi e quelle mani. Cresce, pagina dopo pagina, l’ansia di ritrovare Ludovicu.
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© RIPRODUZIONE RISERVATA 08 APRILE 2016 |