Il Centro per la Scienza, Tecnologia, Medicina e Società (CSTMS) dell'Università di Berkeley in California ha da qualche anno avviato una sperimentazione volta a far confrontare gli studenti universitari delle diverse facoltà con questioni politiche di democrazia decisionale.
In un convegno intitolato Fractured Natures, ragazzi tra i 19 e 21 anni hanno analizzato temi ambientali, di medicina, di identità, di genere e di intelligenza artificiale non solo dal punto di vista scientifico e tecnologico ma anche decisionale e politico.
"Le nature fratturate sono le nature degli oggetti e delle identità che tendiamo a dare per scontate, ma che non lo sono affatto, come l'identità sessuale o l'identità professionale" afferma Massimo Mazzotti, direttore del CSTMS. "L'idea è quella di aprire queste identità fratturate e di analizzare gli elementi sociali, politici, scientifici e tecnologici che le costituiscono."
Studenti di medicina per esempio si sono confrontati con studenti di sociologia, o di giornalismo per analizzare un problema come l'Alzheimer o il cancro in tutte le sue sfaccettature. Lo scopo del convegno, delle ricerche e dei dibattiti è quello di elaborare un processo decisionale condiviso che coinvolga gli esperti dei diversi campi e la popolazione secondo principi di giustizia sociale.
Nei corsi universitari gli insegnamenti sono spesso specifici e attinenti alle singole specializzazioni, mentre in seguito alla rivoluzione dovuta all'avvento di internet, anche i processi decisionali stanno subendo notevoli modificazioni volte a una maggiore consapevolezza dei cittadini e degli esperti sulle ripercussioni sociali, tecnologiche e politiche del processo decisionale. Anche il mondo universitario quindi deve attrezzarsi per formare ingegneri, medici, scienziati, sociologi, che sappiano confrontarsi con l'approccio interdisciplinare necessario per un processo decisionale democraticamente condiviso.
Gli studenti universitari, grazie a questa sperimentazione, si confrontano con altri studiosi e con il mondo della politica per attuare esperimenti di micropolitica per esempio per affrontare il problema dell'estirpazione degli eucalipti nella Bay Area di San Francisco.
Un altro caso studio ha riguardato l’intelligenza artificiale e ha mostrato come la creazione di donne virtuali ha permesso di aumentare la consapevolezza dei sociologi sugli stereotipi culturali ancora presenti in alcune realtà sociali e degli scienziati sulle difficoltà tecnologiche che si possono incontrare nella realizzazione, sugli scopi che si prefigge la ricerca e sulle problematiche economiche e normative.
"Dagli anni '90 nel Regno Unito e in America i politici si avvalgono sempre più delle consulenze di comitati scientifici per prendere decisioni che coinvolgono nuove tecnologie, per esempio per affrontare problemi ambientali o sanitari. Gli scienziati devono quindi avere consapevolezza dei diversi aspetti che sono alla base delle questioni trattate e di come avviene il processo decisionale. Le università devono formare anche a questo." continua Mazzotti.
Anche la comunicazione della ricerca scientifica e delle decisioni politiche è spesso difficoltosa e prevede che anche i professionisti della comunicazione come giornalisti o divulgatori siano parte integrante di questo processo fin dagli studi universitari.
"Le ricerche che affrontano temi scientifici in chiave di giustizia sociale riescono finalmente a ottenere importanti finanziamenti e a livello politico, per esempio nel governo della California, si sta discutendo di come coinvolgere gli scienziati nel processo decisionale e comunicativo per facilitare la partecipazione dei cittadini. Abbiamo bisogno di democratizzare le scelte tecnologiche che hanno un impatto sociale."
© RIPRODUZIONE RISERVATA 13 APRILE 2016 |