Il 27 aprile 1966 Paolo Rossi, studente di architettura di 19 anni, veniva aggredito e picchiato brutalmente da un gruppo di fascisti davanti alla Facoltà di Lettere dell’Università La Sapienza di Roma mentre distribuiva volantini in occasione delle elezioni per il rinnovo degli organismi rappresentativi studenteschi. Le operazioni di voto si stavano svolgendo tra tensioni e incidenti perché le organizzazioni democratiche come Ugi e Intesa cercavano di contendere alla destra il governo dell’Università romana. Qui dominava un clima di intimidazioni e di violenze perpetrate contro studenti e docenti democratici in un Ateneo tradizionalmente feudo delle destre. L’azione squadristica contro Paolo Rossi avviene sotto lo sguardo indifferente e complice della polizia, autorizzata dal Rettore ad entrare nella città universitaria; il giovane studente, stordito dalle percosse, cade dal muretto della scalinata e muore all’ospedale. La sera stessa, quando si diffonde la notizia della sua morte, la Facoltà di Lettere viene occupata spontaneamente dagli studenti, che hanno la solidarietà di molti docenti: la polizia interviene però subito sgombrando l’Ateneo. L’assemblea che si svolge il giorno dopo vede l’adesione di molti deputati della sinistra e di significative personalità dell’antifascismo italiano. Nasce da qui una nuova occupazione che ha come obiettivo le dimissioni del Rettore Ugo Papi e lo scioglimento delle organizzazioni parafasciste di studenti universitari. Nonostante i tentativi di sviare le indagini attribuendo la morte di Paolo a precarie condizioni di salute, due anni dopo, grazie alla tenacia dei famigliari, degli avvocati, dei periti di parte civile e della straordinaria partecipazione di massa, si giunse alla sentenza di “omicidio preterintenzionale contro ignoti”.
Paolo Rossi è la prima vittima caduta per mano dei fascisti nel dopoguerra. La partecipazione ai suoi funerali il 30 aprile è enorme e in tutto il paese cresce un grande movimento di protesta che si estende anche a giovani fino ad allora estranei alla politica. Il 1966, l’anno della morte di Paolo Rossi e dell’occupazione dell’Università di Roma, rappresenta il vero prologo della rivolta studentesca del 1968.
Oggi, a 50 anni di distanza, il rischio di dimenticare e di perdere la consapevolezza della nostra storia, rende necessario ricordare non solo quel giovane studente di Architettura ucciso dai fascisti ma anche il percorso difficile della democrazia italiana.
PER RICORDARE PAOLO ROSSI 50 ANNI DOPO
MERCOLEDI’ 27 APRILE 2016 DALLE ORE 14.00
L’IRSIFAR (Istituto Romano per la Storia d’Italia dal Fascismo alla Resistenza), LE AMICHE E GLI AMICI DI PAOLO DI ALLORA E DI OGGI INVITANO QUANTI CREDONO NEI VALORI INTRAMONTABILI DELLA DEMOCRAZIA E DELL’ANTIFASCISMO A UN PRESIDIO SILENZIOSO INTORNO ALLA SCALINATA DELLA FACOLTA’ DI LETTERE E A UN INCONTRO ALL’INTERNO DELLA STESSA FACOLTA’.
Filmati, fotografie e canzoni accompagneranno le testimonianze e gli interventi storico-critici di due generazioni a confronto: quella che ha condiviso quella storia e quella che riflette oggi in una situazione politica completamente diversa.
Fino al 2000, ogni 27 aprile qualcuno deponeva un fiore davanti alla targa che ricorda Paolo Rossi. Da allora è subentrato il silenzio e l’oblio. Invitiamo ognuno a portare un fiore al presidio per trasformare un luogo negletto e inconsapevole in un tripudio di solidarietà, partecipazione e affetto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA 24 APRILE 2016 |