Tento nella parte iniziale di dare elementi che consentano di avere un quadro intuitivo della situazione circa le difficoltà che l’Italia può trovare nella gestione del suo handicap principale, il debito pubblico. Il cammino può essere gravoso. Vedremo quindi se sono concepibili scorciatoie, concludendo su questo punto in modo molto scettico. Da questa introduzione esce una conclusione alquanto scontata (che chi ne è già convinto può assumere direttamente saltando a piè pari la parte iniziale: non ci resta che crescere. Ma per questo occorre progettare il paese. Vedremo per schede le direzioni in cui cercare le vie di uscita di una sostenibile crescita di lungo periodo. Ci stiamo andando?
Ovviamente le schede pretendono solo di essere una base iniziale di riflessione nella speranza che qualcuno (in primis,i responsabili politici della sinistra) raccolga la palla e si appropri dell’argomento per integrazioni, correzioni, arricchimenti e sviluppi, ma anche valutazioni diverse.
La sinistra può promettere di governare il rientro dal debito con equità (qui però la parte equitativa è assente), di condurlo efficientemente e di far funzionare la macchina, ma le è imposta un’operazione verità su quanto sia lungo e difficoltoso tale rientro. Non lacrime e sangue, ma neppure la vendita di illusioni, che suscitino attese che non si possono realizzare. Le idee su come governare la macchina dovrebbero essere, però, sufficientemente chiare.
Situazione prospettica
A fine 2015 il nostro debito pubblico era il 132,4 rispetto al Pil, Il Pil nominale dell'Italia, a fine 2015, era di 1636 miliardi di euro; mentre a fine 2007 (ossia l'anno precedente l'inizio della crisi) era 1612 miliardi di euro. Quindi, in 8 anni il PIL è aumentato di appena 24 miliardi in termini nominali.
Il debito a fine 2007 era pari a 1606 miliardi, mentre a fine 2015 ammontava a 2170 miliardi. Quindi in 8 anni + 564 miliardi di euro. Ecco la dinamica qui accanto.
Facciamoci un’idea semplificata di quanto velocemente il rapporto debito/Pil possa decrescere. Poniamo l’ipotesi che il debito nominale rimanga fermo (cioè che il bilancio pubblico sia in pareggio e non aggiunga nuovo debito) e che il nostro Pil cresca in termini nominali del 2% l’anno. Il 132,4 del 2015 si rapporta dopo un anno non più a 100 ma a 102 e quindi
132,4/102 = 129,8
Continuando a crescere al 2%: dopo 10 anni si rapporta a 121,9 e allora:
132,4/121,9 = 108, 6 (nel 2025)
A questi ritmi occorrono circa 14 anni perché il debito raggiunga il 100% del Pil nominale (nel 2029). Eppure i dati di riferimento non sono prudenziali. Oggi il Pil reale sta crescendo allo 0,8% e la crescita dei prezzi è negativa; il bilancio non è affatto in pareggio.
Sempre per orientarci a spanne, tiriamo in ballo le modalità con cui un debito sale o scende: questo dipende da quanti interessi vengono pagati e da quant’è il surplus primario (entrate meno uscite senza conteggiare gli interessi). In simboli:
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