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Torna alla Casa della Cultura l'atteso ciclo di incontri dedicato al confronto tra pensiero laico e tradizioni religiose, denominato "I dubbi dei non credenti" e ormai giunto alla XII edizione.
Quest'anno leggeremo l'Enciclica Laudato si', che apparsa ormai quasi due anni fa, non cessa comunque di far discutere, di svelare sempre nuovi motivi e aspetti connessi ai grandi temi del rapporto coscienza ecologica e scienza, religiosità e laicità, presente e futuro della Terra. Per un rinnovato impegno civile, culturale e politico, volto alla promozione di svolte economiche radicali e sostenibili dalla nostra “casa comune”. In quell’attenzione, qui ribadita, per l’aumento della povertà e dello sfruttamento dei popoli e l’indiscriminato saccheggio del pianeta. Papa Francesco, per unanime riconoscimento, ci offre pertanto un testo di grande valore profetico ed ecumenico, che rappresenterà a lungo un richiamo “per tutti” di indifferibile attualità. Tali pagine, per il loro spessore, per una vis narrativa coinvolgente, si prestano già di per sé a letture molteplici; e tali da risvegliare in noi una coscienza e una “conversione” ecologica non più rinviabili, anche in merito alle strategie che ci attendono per tradurne i messaggi in concrete risposte locali e nazionali, la cui portata possa dimostrarsi nondimeno sempre planetaria.
PRIMA DELL'ENCICLICA LAUDATO SI'
La Chiesa cattolica ha una tradizione ecologica ?
La Laudato sì, la lettera enciclica sulla cura della casa comune inviata da papa Francesco urbi et orbi il 24 maggio dello scorso anno e dedicata - soprattutto - ai grandi temi dell' ecologia, è l' esito più autorevole di un pensiero cattolico ambientalista di lunga data ? Di conseguenza, è possibile affermare che il documento non sia soltanto il risultato di una proposta teologica, sociale, economica, educativa estemporanea ( ovvero di un "appello" contingente rivolto a tutti indistintamente ) dettato dalla emergenza della crisi planetaria? Dalla urgenza di far udire ( anche ) la voce "forte", prestigiosa, della Chiesa romana nel dibattito internazionale sul futuro della terra ? Tali domande sorgono spontanee. Per lo meno in coloro che non siano assidui frequentatori della inesauribile letteratura e pubblicistica cattolica, sempre attenta, vigile, verso ogni aspetto della contemporaneità. Si tratta di quesiti più che plausibili, dal momento che tali argomenti, negli anni precedenti a questo evento di grande portata storica, apostolica e ecumenica, non parrebbero aver avuto mai prima d' ora una così larga risonanza e raccolto un consenso così unanime. Inaspettato soprattutto presso gli ambienti laici, risvegliando le pigre coscienze ecologiche di molti non credenti e di altrettanti, se non di più fedeli. Ma, al contempo, simili domande si presentano a dir poco alquanto ingenue. Anche per chi non segua nella loro molteplicità con continuità gli umori, le prese di posizione di stretta osservanza, le trasformazioni e le crisi del pensiero, il dibattito acceso, in seno alla Chiesa ufficiale e nelle sue comunità. Ogni documento di fonte papale o episcopale, tanto più in un caso di simile rilevanza planetaria, ha alle spalle una tradizione che ne ha preceduto la delicata e meditata elaborazione. Pertanto, ritengo sia quanto mai interessante soffermarsi su alcuni momenti che hanno preceduto l' invio di un missiva pubblica come questa, originale e singolare anche per quanto concerne le modalità narrative adottate dal pontefice. Nell' enciclica si alternano registri drammaturgici, lodi, preghiere, evocazioni personali, appelli accorati, l' uso di toni epici e profetici, descrizioni aggiornate sullo stato in cui oggi la condizione umana e ogni vivente si trovino ad essere minacciati in modi irreversibili. Sia per irresponsabilità, sia per indifferenza. La lettera si dipana dunque con rituale prudenza nella ricostruzione degli antefatti dei problemi ecologici attuali, alla luce di riflessioni non sempre nuove, ma necessariamente aggiornate. Dimostrando che ogni suo annuncio, che potrebbe risultare inedito per i profani, in realtà poggia necessariamente oltre che sulle Sacre scritture, evangeliche in primis, sulle direzioni interpretative più in grado di cogliere il segno dei tempi. Il pensiero cristiano, questa l' esortazione, ha una sua storia da raccontarci e, con la spregiudicatezza cui Bergoglio ci va abituando, essa va resa nota. Trattandosi la Laudato si' di una lettera, aspetto per altro che non deve sfuggirci, il suo autore e latore si autorizza ad esprimere una sua propria posizione personale: come uomo, cittadino, individuo oltre che come primo vescovo. Chi volesse leggere in filigrana il testo, ad esempio, si troverebbe dinanzi ad un numero esorbitante, forse senza precedenti, di idee, proposte, invocazioni, riflessioni che si avvalgono della prima persona singolare. L' " io" narrante di Josè Bergoglio si espone senza cautela, si implica nelle prese di posizione. Si compromette volutamente. Non tace appunto la tradizione però, al contempo, muove verso la messa in discussione di alcune debolezze che in essa ravvisa. Al fine di suscitare intenzionalmente consenso o dissenso; dal momento che la fecondità della azione della Chiesa è sempre stata anche questo: mai lineare, mai soltanto obbediente alle direttive del magistero. Tuttavia, sembra dirci Francesco, l' estensore di una epistola simile ha il compito di sintetizzare e ripercorre le convergenze esistenti su alcuni punti nodali, frutto di plurime mediazioni interpretative: alla luce dei nuovi eventi, delle opere dei diversi maestri della spiritualità cristiana, del confronto - critico, polemico o condiviso - con le culture laiche. Con gli approdi della scienza, delle tecnologie, delle politiche nazionali e globali. Nei cui confronti non risparmia critiche e apprensioni. Del resto, è sufficiente uno sguardo alle quasi duecento citazioni della epistola, le quali, scorrendola senza fretta, troviamo a piè di pagina, per prendere atto della attenzione mostrata della Chiesa verso il problema ecologico ben prima del 2015.
In questo breve scritto mi permetterò di aggiungere altri riferimenti in proposito. Non evocati nel testo, ma in esso sottesi e in filigrana, che ci consentono di ampliare ciò che è accaduto "Prima della Laudato si'". In relazione ad un principio ecclesiale consolidato: per il quale il nuovo scaturisce attingendo al passato; mentre il "vecchio" si rigenera aprendosi al presente. Ne consegue che, nel succedersi dei capitoli e dei paragrafi, sono riconoscibili e segnalati quei motivi che testimoniano la persistenza e la consequenzialità di una attenzione dottrinaria anche per quanto concerne, in questo caso, la relazione originaria uomo- natura. Lo scritto perciò va letto alla luce di posizioni che risalgono a tali teologie e filosofie della creazione e dell' esistenza, le più antiche e non soltanto di genealogia biblica. Né si possono ignorare gli sfondi nei quali si stagliano le grandi figure di pensatori, di mistici, di innovatori che permisero alla Chiesa di dotarsi, pur sempre negli orizzonti della fede, di una sua coerente visione in merito ai compiti del cristiano, per quanto concernesse le condotte etiche e morali da intrattenere nei confronti del " creato" e di ogni creatura. In una prospettiva, viene ribadito, in grado di accrescere e rendere necessaria l' alleanza tra l' umanità, l' ambiente e l' opera della genesi cosmica in quanto manifestazione divina provvidenziale. L' enciclica ad una lettura ermeneutica approfondita ci consente poi di riconoscere nel trascorrere dei tempi le posizioni e le testimonianze di coloro i quali contribuirono, padri della Chiesa ma non solo, a comporre una eterogenea visione dei doveri cristiani verso la natura come frutto della determinazione di un creatore unico. Non solo teorizzata, ma tradotta in pratiche di vita cristiana quotidiana e nelle apicalità di scelte conventuali, ascetiche, eremitiche . In questa galleria di antesignani dell' ecologismo credente il papa elegge però Francesco d' Assisi a progenitore, ispiratore e archetipo guida della enciclica. Gli chiede in prestito, oltre che il nome assunto per la prima volta nella storia dei papati, il primo verso del celeberrimo Cantico delle creature (detto anche di "Frate sole"); si avvale già nelle prime righe della immagine di "sorella " , per indicare la devozione verso la terra, che l' assisate fece sua. Più volte le parole dell' Autore si ispireranno, sopra ogni altra rievocazione, al fondatore dell' ordine francescano mostrando ai lettori ancora una volta la attualità delle sue intuizioni e del suo esempio: nel rapporto con la natura e con ogni essere vivente che rappresenta il nostro "prossimo" nei fatti e virtualmente. Papa Francesco, ben al di là di questi preamboli che si appellano alle continuità teologiche, pare voler riscattare un silenzio della Chiesa cattolica e delle fedi cristiane durato troppo a lungo su simili materie non oltre accettabile. Le quali, rimaste in sordina o oggetto per lo più di analisi esegetiche da parte delle élite monastiche e di singole figure lasciate ai margini , sensibili al rapporto con le più diverse manifestazioni della natura, preoccupate per l' avvisaglia di pericoli oggi divenuti minaccia tangibile per la sopravvivenza globale, lentamente iniziarono a manifestare un pensiero ecologico credente dopo il Concilio Vaticano II. Nel fervore di rinnovamento che ne seguì già sul finire degli anni '60. Fonte prima giovannea di una rigenerazione a lungo attesa e poi obliata negli anni '80. Le preoccupazioni odierne per le sorti del pianeta, le prime grida di allarme per le devastazioni ambientali, le attenzioni della Chiesa per i movimenti ecologisti anche ad orientamento spirituale, non trovano di conseguenza affatto nel testo di papa Francesco la loro prima e univoca evocazione. Ciò è documentato in un volume di grande spessore apparso negli Stati Uniti nel 2009 e tradotto in Italia nel 2012, che molto deve aver contato nella ispirazione, se non nella stesura del testo . Al quale hanno collaborato eminenti teologi o testimoni laici. In esso, la teologa ortodossa Elizabeth Theokritoff già ribadiva quanto le questioni ambientali siano fondamentali per la sopravvivenza del pianeta. Insisteva quindi sul fatto che l' affidarsi solamente a inversioni di tendenza di carattere economiche e tecnologico, per altro auspicate, non possano essere in grado di risolvere i problemi ambientali, di allontanare i pericoli imminenti; aggiungeva perciò che andava rilanciata a livello planetario la dimensione etica e educativa, poiché egoismi e avidità, esasperato saccheggio della natura, non avrebbero fatto altro - e sempre più gravemente - che offendere e avvilire l' opera che Dio ha ingiunto agli uomini di curare e custodire.
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