Peppino Caldarola  
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VALENTINO PARLATO, ERETICO E INDIPENDENTE


La libertà intellettuale e la ricchezza umana e culturale



Peppino Caldarola


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Ho letto tutte cose vere nei ricordi che affiorano su Valentino Parlato. Era rimasto comunista, era un uomo gentile, parlava con tutti, era curiosissimo, era anche molto eretico persino nella famiglia eretica del Manifesto dove si professava con civetteria "amendoliano" fra ingraiani.

Lo ritrovo nei ricordi di chi lo ritrae nei pensieri e nelle immagini con la sigaretta fra le dita e il bicchiere di vino rosso. La sua vita ha attraversato quella di tutti quanti noi che siamo stati e siamo a sinistra, ciascuno a modo proprio. Non è per caso che tutti abbiamo un ricordo di lui, di una frase, di un sorriso, di una polemica, di un testo impegnativo.

È vero anche che lui giornalista vero e schierato seppe sempre cercare il dialogo con chi deteneva il potere, spesso lo faceva perché per mantenere in vita il Manifesto andava come un frate zoccolante davanti a tutte le porte, ma soprattutto perché gli uomini del potere amavano discutere con questo uomo incorruttibile e inamovibile nei suoi principi e valori, eppure così capace di dialogo.

Valentino Parlato appartiene alla sua famiglia politica che coincide con quella del Manifesto. Tuttavia lui, e per tanti aspetti anche Lucio Magri, non rescisse mai il legame con il Pci e con tutto ciò che è venuto dopo.

Qui c'è un tratto, un elemento biografico che troviamo in tanti comunisti ed ex comunisti. La loro vita nel Pci l'hanno vissuta per intero, facendo battaglie e spesso perdendole, Valentino ne ha perse tante soprattutto quella più importante che lo portò con compagne e compagni a fondare un giornale unico nel panorama non solo italiano, ma restando sempre incardinati nella sinistra. Dovunque si dirigessero, in qualunque organizzazione militassero e avessero contribuito a creare, Valentino e tanti come lui sono rimasti uomini o donne di tutta la sinistra. Nessuna ansia di nostalgici ritorni indietro ma soprattutto nessuna voglia di iscriversi al partito dei pentiti, di quelli "mai stati " comunisti.

Eppure quella generazione che è venuta dopo la Liberazione, ma alcuni di loro hanno partecipato alla Liberazione, con il comunismo ha avuto un rapporto singolare. Singolare nel senso che spesso non hanno visto le cose brutte, spesso si sono innamorati (della rivoluzione culturale cinese), ma sono rimasti sempre limpidamente democratici più di tanti che usavano il fattore K per sognare un paese ingabbiato.

È per questo che Valentino è ben più che uno straordinario giornalista, un uomo di belle maniere, una testa viva e critica, insomma è stato tante belle cose ma dobbiamo ricordarlo come un vero comunista italiano. Mettetevela come vi pare, ciascuno si giochi come crede quel che ha detto e fatto dopo l'89 (ovviamente parlo anche di me), ma non c'è una persona che simbolicamente - l'elenco è tuttavia più lungo - ha rappresentato la libertà intellettuale, la ricchezza umana e culturale, la voglia di cercare più del comunista Valentino Parlato.

Oggi che le cose della sinistra vanno come vanno. Oggi che vengono avanti leadership che danno al termine "sinistra" connotati strani, oggi che chi si oppone a questo nuovismo non vuol sentire parlare di socialismo e trova imbarazzante Bernie Sanders, per molti che sono avanti negli anni torna l'incontro con le idee belle del passato. Lasciate perdere Stalin, il centralismo democratico ecc. pensate a quello spirito di comunità, quella voglia di stare dalla parte degli ultimi non pigiando i tasti delle macchine da scrivere ma magari facendolo dopo aver partecipato ad una lotta operaia e bracciantile.

Io Valentino l'ho incrociato tante volte. Amici no. Ma quando da ragazzo vidi girare per le campagne pugliesi questo intellettuale che con Alfredo Reichlin voleva mettere nella testa dei leader bracciantili che non c'era riscatto per la terra se non ci si batteva per l'acqua, capii l'umiltà e la grandezza di questi compagni che ci indicavano la via. Erano anche un po' snob, ma sapevano stare con il popolo, se così posso dire.

 


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03 MAGGIO 2017