Con felice intuizione lo scorso anno Fulvio Papi ha dedicato il seminario autunnale da lui tradizionalmente organizzato in Casa della Cultura a una riflessione su "filosofia e vita pubblica". In questo numero della rivista pubblichiamo larga parte delle lezioni tenute in quell'occasione perché, ripercorrendole, si può cogliere limpidamente il ruolo e l'efficacia che il pensiero filosofico ha svolto in passaggi storici decisivi, dall'Atene del V secolo a.C. fino a tante vicende europee del XX secolo: le idee suggerite dai filosofi a più riprese - evidenziano gli scritti qui raccolti - hanno animato e orientato il dibattito pubblico.
Oggi si può dire altrettanto? Difficile rispondere affermativamente. Non mancano segnali confortanti di un vivo interesse per la filosofia: basti pensare al successo dei molti festival di filosofia e allo spazio che i media concedono ai filosofi. Si tratta di manifestazioni ed esibizioni che non riescono però a nascondere le debolezze dell'offerta filosofica e la caotica ridondanza che sembra caratterizzare il dibattito pubblico contemporaneo.
I saperi filosofici sono andati articolandosi e diversificandosi: le voci e gli ambiti di ricerca si sono moltiplicati. Ne è derivata pluralità e abbondanza dell'offerta filosofica, ma anche un "effetto dispersivo" che rende alquanto problematico individuare nell'attuale ricerca filosofica linee di tendenza prevalenti e proposte ben identificabili. Il dibattito filosofico contemporaneo, che pur deborda nel sistema mediatico, non appare innervato da proposte che abbiano la forza di condizionare e orientare la discussione pubblica. Si sente il rumore filosofico, ma è diventato problematico ascoltare la voce della filosofia.
Sullo sfondo un problema più generale: un mutamento profondo delle modalità, dei toni e dei contenuti del dibattito pubblico. Esso, trascinato dalla crescita esponenziale del sistema mediatico, si è dilatato ma si è anche decomposto in un confuso, disordinato chiacchiericcio. A ben vedere è lo spazio pubblico, nel suo insieme, che si è profondamente modificato: esso si è largamente trasferito nei media - dai giornali alle televisioni e ora in Rete - ma nel trasloco si è trasformato e deformato.
L'impatto di questo cambiamento è tale da modificare i tratti stessi della vita democratica: Bernard Manin ha parlato, con formula efficace, di un passaggio in successione dalla democrazia parlamentare a quella dei partiti e ora alla democrazia del pubblico. L'espressione "democrazia del pubblico", in questa accezione, contiene una accentuazione quanto meno problematica. I cittadini sono inondati da informazioni, ma in mezzo a tanto rumore, ci dice lo studioso francese, si sono ridotte le possibilità di un loro ruolo attivo. Si sono complicate le linee di scorrimento tra la volontà dei cittadini e le istituzioni, ma prima ancora è diventato più difficile il processo di selezione delle idee e delle proposte che emergono nella vita pubblica.
Questa deriva - ci viene ricordato in questo stesso numero della rivista - non è però irreversibile. Nella società si manifestano sempre "potenzialità alternative": il cantiere della democrazia si rinnova di continuo. Idee nuove si formano in continuazione e non vi è ragione per cui non debbano trovare la possibilità di agglutinarsi e di farsi sentire. Di questi tempi sembrano prevalere i messaggi di chiusura, di rancore e di rabbia cavalcati dai populismi. Ma fortunatamente riescono ad alzarsi anche altre voci, magari da fonti e con modalità di diffusione imprevedibili e sorprendenti.
Ecco allora - ci ricorda il focus di questo numero di viaBorgogna3 - l'effetto spiazzante dell'enciclica di Papa Francesco, il Papa venuto dall'altro capo del mondo. Questo pontefice ha oggi la forza che manca ad altre leadership istituzionali: riesce a raccogliere e riordinare elaborazioni diffuse e a riproporle con una struttura narrativa che conferisce loro una rinnovata forza ed efficacia. Il messaggio dell'enciclica papale ci invita ad avere cura della terra e a ridare voce e dignità ai più poveri. Un messaggio semplice, che trova la sua forza nell'intima coerenza tra idee e operato del mittente e nella radicale diversità rispetto al "pensiero unico" dominante.
L'enciclica di Papa Francesco ci parla della sostenibilità ambientale e sociale, la grande questione cui abbiamo dedicato il terzo numero della nostra rivista. Lo stimolo del Pontefice ci permette ora di riproporre una riflessione sulla sostenibilità proprio mentre dagli Stati Uniti ci arriva la notizia che il neo presidente americano, Donald Trump, ha annunciato la cancellatura delle misure ambientaliste del suo predecessore: la sostenibilità ambientale diventa il centro di una moderna battaglia globale, ad un tempo culturale e politica.
INDICE FILOSOFIA E SPAZIO PUBBLICO
© RIPRODUZIONE RISERVATA 12 MAGGIO 2017 |