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Questo numero di "viaBorgogna3" è costruito con i materiali del ciclo "Gli antichi e noi. Quale passato per il nostro futuro?", promosso dalla Casa della Cultura nella primavera del 2017 grazie all'impegno e alla passione di Mario Vegetti, Mauro Bonazzi e Mario Ricciardi.
Quando l'iniziativa ha preso avvio non è mancato un pizzico di sorpresa: che senso ha oggi, hanno chiesto più persone, una riflessione sistematica, così impegnativa, sul rapporto con il mondo classico? Questa domanda merita una risposta puntuale e argomentata.
Vi sono state, come tutti sanno, epoche passate in cui il rapporto con la classicità è stato un topos culturale caratterizzante. Vale, ricorda Mario Vegetti nella sua breve introduzione, per il Medioevo e per il Rinascimento che si sono interrogati ininterrottamente sul mondo classico e che, pur fornendone immagini alternative, si sono definiti in relazione ad esso. Qualcosa del genere vale anche per la stagione del Neoclassicismo e, a pensarci bene, anche la lunga epopea dei nazionalismi europei non ha mancato di attingere motivi ispiratori decisivi dall'antichità.
Tutto ciò non vale più per la nostra epoca: essa non ha elaborato una sua idea della classicità. Non ne sente il bisogno. Probabilmente perché essa non ama la storia. O per meglio dire, ha della storia una visione povera, molto riduttiva, ridotta a curiosità monumentale e attrazione turistica. In nessuna epoca precedente sono state curate con tante cura le vestigia del passato: esse sono esposte agli occhi di tutti ma, inerti, non parlano: con esse non si dialoga più. Alla storia non ci si rivolge per capire se in quegli avvenimenti passati si possono rintracciare argomenti e lezioni utili a capire anche l'oggi.
Questa sguardo superficiale, questo surf disincantato sulle memoria del passato, deve essere problematizzato. Viviamo in un'epoca di immensa complessità, dentro - per usare l'espressione suggerita da Karl Polanyi - una "grande trasformazione". Avvertiamo il bisogno acuto di una bussola con cui orientarci dentro di essa, ma percepiamo acutamente anche tutte le difficoltà nel rintracciare o nel costruire qualche strumento in grado di guidarci. Proprio per questo può risultare proficuo e stimolante immergerci nella riflessione e nella ricerca dentro l'epoca classica, dentro quella lunga e complessa stagione storica nella quale si sono compiuti avvenimenti decisivi e sono stati elaborati alcuni dei concetti che ancora oggi sono al centro della discussione. È allora che si sono definiti i concetti di polis e di impero, che si è cominciato a discutere di dittatura, oligarchia e democrazia, che si è definita l'idea della dignità umana.
Ragionare su quelle vicende e su quelle idee è qualcosa che non è riducibile a curiosità erudita e non è neppure riconducibile all'improbabile e perfino un po' surreale ricerca di qualche modello da riproporre per l'oggi. Il senso della ricerca che ha animato via Borgogna - che qui viene riproposta - è far vivere quelle antiche vicende per ricostruire la loro origine e il loro sviluppo, per coglierne la complessità, gli scarti e le rotture, per interrogarle. Insomma per alimentare anche in quest'epoca che appare dominata dal presente assoluto quel fecondo rapporto passato - presente che solo può dare profondità alla nostra ricerca e riflessione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA 20 OTTOBRE 2017 |