Lorenzo Monfregola  
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SPD: PROFONDO ROSSO


Esiste un futuro per i socialdemocratici tedeschi?



Lorenzo Monfregola


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Domenica 24 settembre, Berlino, Willy Brandt Haus, storica sede dei socialdemocratici tedeschi. Sono passati pochi minuti dalla comunicazione dei disastrosi numeri di SPD alle elezioni nazionali: solo il 20,5%, il peggior risultato dal 1949 a oggi. Il candidato Martin Schulz, ex Presidente del Parlamento europeo, si presenta a una piccola folla di sostenitori e attivisti. Schulz inizia a parlare: "Compagne e compagni, amiche e amici della socialdemocrazia".

Stop. Ci si potrebbe già fermare ai saluti: il mondo di oggi permette ancora di dichiararsi sia "compagni" sia "amici della socialdemocrazia"? Non è una questione di valore, è una domanda tecnica sull'oggettiva lacerazione tra la tradizionale volontà, da una parte, di rappresentare il mondo del lavoro e gli strati sociali più deboli e, dall'altra, di governare la società post-capitalista nel suo insieme. Una lacerazione che venti anni fa era divenuta completamente obsoleta con l'hype della Third Way di Tony Blair, ma che ora sembra essere di nuovo cruciale.

La sconfitta della SPD, infatti, è parte di un trend europeo. Il declino della socialdemocrazia in Europa si è guadagnato anche una definizione tutta sua: pasokification. Il termine nasce dal nome del Pasok, il partito socialista greco capace di passare dal 44% al 5% dei voti in meno di sei anni. Certo, in Grecia c'è stata una crisi senza precedenti e la caduta della vecchia classe dirigente era inevitabile. Ma la pasokification come conseguenza più o meno diretta della crisi economica non si è fermata ad Atene, anzi: le ultime vittime sono state il Parti Socialiste francese e il PvDA olandese, entrambi diventati irrilevanti dopo le ultime elezioni in patria. Ci sono anche casi meno virulenti, come quello del PSOE spagnolo, che è comunque passato dalle vocazioni governative della scintillante era Zapatero ai banchi dell'opposizione.

Possiamo dire che la pasokification si basa su tre elementi fondamentali.

Il primo è che, sotto la spinta degli stravolgimenti e degli scompensi economici, tanti elettori non vedono più alcuna differenza significativa tra il centrodestra e il centrosinistra e che sono solitamente i partiti di centrodestra a essere eventualmente scelti dall'elettorato centrista e liberale.

Il secondo elemento è che, proprio perché i partiti socialdemocratici vengono percepiti come troppo ambigui, in tempi di crisi tanti elettori di sinistra preferiscono ritornare a una vecchia o nuova sinistra anti-establishment che metta strutturalmente in discussione l'ordine socio-economico del mondo in cui vivono.

La terza dimensione, infine, ci dice che quando al disagio sociale si sovrappone l'etnicizzazione delle rivendicazioni politiche e il conseguente rifiuto del modello multiculturale, i voti che erano della sinistra vanno verso i nuovi partiti cosiddetti populisti e identitari.

Il declino della SPD tedesca rientra nello schema della pasokification su tutta la linea.

Che differenza c'è tra un socialdemocratico e un cristiano-democratico?

Negli ultimi quattro anni i socialdemocratici hanno governato la Germania assieme alla CDU di Angela Merkel, all'interno di una classica Große Koalition. In questa legislatura l'indistinguibilità tra i due partiti ha raggiunto livelli senza precedenti, forse anche a causa della stretta intesa tra la Cancelliera Merkel e il Vice Cancelliere, ed ex Segretario di SPD, Sigmar Gabriel.

Angela Merkel è nota per la capacità di assorbire lentamente le posizioni dei suoi alleati, erodendo di fatto l'identità politica di chi governa con lei. Il risultato finale di questo processo è confermato anche dai dati. L'istituto economico di ricerca DIW di Berlino ha analizzato la composizione sociale dell'elettorato di ciascun partito: l'elettorato di CDU ed SPD è in larga parte uguale in quanto a reddito e istruzione. Domenica scorsa 820.000 tedeschi che nel 2013 avevano votato per SPD hanno votato invece per la CDU. Al tempo stesso, 800.000 tedeschi che nel 2013 avevano votato CDU hanno invece votato per la SPD. Alla perdita di voti verso destra della SPD va aggiunto anche un altro 5% di elettori che si sono spostati verso i liberali di FDP. Anche questo fatto è emblematico. I liberali sono il partito più vicino alla Bundesbank e alla Confindustria tedesca, tra i loro obiettivi ci sono l'alleggerimento fiscale, più flessibilità sul lavoro e i più tagli allo stato sociale. Insomma, FDP non è esattamente il partito dei meno abbienti o degli operai, eppure una parte del recente elettorato socialdemocratico si sente in sintonia con prospettive prettamente liberiste.

Certo, SPD mantiene ancora un contatto privilegiato con il mondo del lavoro, ma bisogna dire che i suoi canali di comunicazione sono le forze sindacali tradizionali e più istituzionalizzate, ad esempio all'interno delle grandi industrie dell'auto o tra gli impiegati pubblici. Il mondo del lavoro non garantito, invece, è sempre più lontano dai socialdemocratici, che sembrano poco capaci di parlare a chi vive con un contratto precario e atipico, oppure a chi dipende interamente dai sussidi di stato.

Per recuperare terreno su questo fronte, dopo essere stato scelto come candidato socialdemocratico nello scorso gennaio, Martin Schulz ha subito impostato la sua campagna elettorale sulla giustizia sociale. La campagna, decorata anche con un forte e ultra-ottimistico europeismo, ha inizialmente entusiasmato una parte dei tedeschi, tanto che la SPD ha addirittura scavalcato brevemente Merkel nei sondaggi. Poi, però, la magia di Schulz è svanita. Secondo alcuni è mancata la personalità dello stesso candidato, ma la verità è probabilmente un'altra. Sul piano dell'europeismo tanti tedeschi si sono riavvicinati alla prudenza di Merkel, dopo essersi chiesti quale fosse la convenienza materiale nel dare eccessiva fiducia ai partner europei. Sul piano della giustizia sociale, invece, in molti si sono forse ricordati che nei primi anni 2000 fu proprio Gerhard Schröder, ultimo Cancelliere socialdemocratico, a promuovere le epocali riforme sociali raccolte sotto l'ombrello della cosiddetta Agenda 2010. Gerhard Schröder, ai tempi, si comportò da controverso statista: le sue riforme hanno alleggerito la spesa interna tedesca e favorito la nuova competitività su scala internazionale su cui oggi si regge il surplus commerciale tedesco. Per farlo, però, Schröder ha anche sacrificato gran parte dei vecchi diritti del lavoro e del welfare tedesco, decidendo di tamponare le mutilazioni sociali con forme di sussidio di base che sono oggi unicamente sufficienti a garantire una minima sussistenza per i tedeschi più in difficoltà.

Come se non bastasse, i socialdemocratici gestiscono oggi l'eredità avvelenata del governo Schröder nel modo meno intelligente: tutti i meriti della nuova forza economica internazionale della Germania sono stati lentamente raccolti da Angela Merkel, mentre alla SPD è rimasta solo l'imbarazzante richiesta di rivedere l'Agenda 2010 dopo averla creata.

L'amore-odio tra SPD e Linke

La perdita di voti da parte della socialdemocrazia verso la sinistra meno moderata e più combattiva è una costante della pasokification, basta guardare all'emergere di SYRIZA in Grecia, di Jean-Luc Mélenchon in Francia e di Podemos in Spagna. Nel Regno Unito questo passaggio è avvenuto invece restando all'interno dei Labour, con l'affermarsi della leadership di sinistra di Jeremy Corbyn.

In confronto ai risultati del 2013, quest'anno la SPD ha sottratto alla Linke 270.000 elettori, mentre il flusso di voti dai socialdemocratici alla sinistra socialista è stato di ben 700.000 voti. In Germania il passaggio di pasokification dal centrosinistra alla sinistra è però più complesso che in altri paesi. Ciò è dovuto alle particolari caratteristiche della Linke tedesca e allo storico rapporto conflittuale tra socialdemocratici e comunisti (poi post-comunisti).

Più che in altri paesi europei, nella politica tedesca c'è una tradizionale distinzione tra sinistra di opposizione e centrosinistra di governo. Quest'ultima promuove fin dai tempi della Prima Guerra mondiale la ricerca della pace sociale interna al mondo produttivo in nome di un benessere patriottico. Un'ulteriore profonda differenza tra socialdemocratici e sinistra socialista è data dal fatto che la Linke è oggi un partito che riunisce, da un lato, la vecchia ala extraparlamentare o fuoriuscita dalla SPD e, dall'altro, gli eredi più o meno diretti del partito unico SED dell'ex DDR. Questo fa della Linke uno strano animale politico che unisce una tradizione di disobbedienza anti-establishment e un'altra di conformità istituzionale al sistema (pur trattandosi di un sistema scomparso). Un'ambiguità che fa in modo che negli stati dell'ex DDR i voti socialdemocratici andati alla Linke siano soprattutto legati alla delusione per quello che viene percepito come un mancato compimento della riunificazione tedesca e sono quindi anche caricati da dinamiche di rivendicazioni territoriali e regionali. Negli stati federali della Germania occidentale, invece, lo stigma anticomunista che ancora colpisce la Linke ha probabilmente deviato molti voti dei delusi socialdemocratici verso un altro partito, i Verdi, che hanno infatti strappato alla SPD ben 760 mila voti rispetto al 2013 (regalandogliene soltanto 380 mila). I Verdi sono una formazione fortemente liberal in senso americano e hanno probabilmente guadagnato voti rispetto ai socialdemocratici non solo con le istanze ambientaliste e di giustizia sociale, ma con i temi dei diritti delle minoranze, dell'immigrazione e del multiculturalismo.

Il vento di destra

Malgrado la perdita di voti verso i Verdi, però, è difficile sostenere che l'SPD sia stata sonoramente sconfitta a causa di una sua eccessiva durezza sul tema dell'immigrazione. Piuttosto, è vero il contrario. Pur essendo sostanzialmente molto distante dall'area socialdemocratica, nelle elezioni di domenica scorsa la destra populista di Alternative für Deutschland è riuscita a sottrarre ad SPD 510 mila elettori, mentre il movimento in senso opposto è stato quasi inesistente. Una delle circoscrizioni dove SPD ha perso più voti in assoluto, la Svizzera Sassone - Osterzgebirge, è quella in cui AfD ha incassato un incredibile 35,5%.

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03 NOVEMBRE 2017

 

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