Leonardo Ciacci  
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IL CINEMA PER RACCONTARE LUOGHI E CITTA'


Commento al libro di Oscar Iarussi



Leonardo Ciacci


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Il modo con cui Oscar Iarussi affronta l'argomento del suo saggio - Andare per i luoghi del cinema (il Mulino, 2017) - è chiaro sin dalle prime righe del testo: un "giovane cineasta russo", in occasione di uno dei festival del cinema a Taormina, nel ritirare il suo premio e nel ringraziare dal palco il pubblico presente, si dice doppiamente entusiasta per il premio e per aver avuto così l'occasione di "visitare Michelangelo Antonioni" (seduto di fronte a lui nella prima fila della platea): "visitare" non "conoscere". Iarussi adotta questa dichiarazione, indicandola come la più appropriata a riconoscere la specificità di molti degli autori italiani di cinema: Pasolini e Fellini, primi tra tutti. "Antonioni [è considerato dal "giovane cineasta russo"] alla stregua di un paese lontano e misterioso, nel quale si mette piede per la prima volta". Si sa, il cinema attraverso i suoi registi migliori interpreta, traduce la realtà nel "vero" e trasforma per sempre nella memoria collettiva luoghi che probabilmente non si visiteranno mai nella vita, ma che non di meno si sa di aver conosciuto. Ce n'è abbastanza per incuriosire uno studioso di luoghi, un esperto di storie e fatti urbani, un urbanista che sia sufficientemente colto e sensibile.

L'attenzione per questo argomento: "andare per i luoghi del cinema", va detto, è però ormai assai più estesa di quella riferibile ad un piccolo numero di specialisti e si esprime in un intera massa di "nuovi viaggiatori" che fissano le loro destinazioni di fine settimana nei luoghi della "Vigata" del "commissario Montalbano", così come nella Matera di Pasolini, alla ricerca di ciò che corrisponde a quanto hanno visto sullo schermo e che magari, potrà permettere loro di vivere un proprio personale selfi, nella stessa stanza d'albergo in cui… . Di questo parla anche Iarussi, ma solo nella nota bibliografica che chiude il saggio e solo per dire che il suo scritto, pur avendoli utilizzati, si discosta dai lavori recenti dedicati al "cineturismo", comunque consultati e di cui ricorda i titoli principali (1). "Il nostro libro - scrive - non è una guida e perciò non è in preda all'ossessione di "geolocalizzare" le scene del film nel mondo reale".

Strana dichiarazione questa se la si associa al percorso tracciato nella mappa delle regioni d'Italia posta a fianco del frontespizio del libro. Oscar Iarussi fa comunque dei luoghi del cinema un itinerario che parte da Bari, dove vive e lavora, e che dopo Matera e Palermo risale il Paese verso nord passando da Napoli, Roma, Firenze, Bologna, raggiunge Torino, prosegue a est verso Milano e Venezia per scendere di nuovo verso sud, a Bari. Se si mettono insieme il titolo e l'itinerario appena ricordato ce n'è comunque abbastanza per incuriosire alla lettura. Il progettista di città, di luoghi e di paesaggi, l'interprete abituato a fermarsi soprattutto su ciò che può servirgli nel suo lavoro di trasformatore, l'interprete di spazi abitati e delle pratiche dei loro abitanti immagina di poter trovare in questo libro una utile, colta, originale esplorazione. Per un architetto, il cinema è sempre stato sin dal suo esordio uno strumento da associare a quelli del progetto; ora, in un sistema di comunicazioni senza ostacoli, pervasivo e dominato dalle immagini, quelle in movimento, in particolar modo, sono generalmente ormai percepite come essenziali per la lettura dei luoghi. Alexandra Parker - una ricercatrice sudafricana autrice di Urban Film and Everyday Practice, (Palgrave Macmillan, 2016) - ne fa addirittura un esercizio didattico per gli studenti di pianificazione, chiedendo loro di ricostruire il carattere di una città, così come è possibile ricavarlo dalle pellicole che lì sono state ambientate e dalle ragioni che hanno portato ad adottarle come set (2). Luoghi, direbbe Iarussi e non "location, un termine che non troverete in questo libro…". La tesi del libro si basa infatti sulla costatazione che l'Italia, dalla fine della parentesi dei "telefoni bianchi", gli anni '30 del novecento, ha offerto alle produzioni del cinema internazionale oltre che a quelle italiane, ambientazioni già bell'e pronte, reali, lontane dai teatri di posa, in un crescendo di autentiche interpretazioni di città e paesaggi entrati così attraverso il cinema nella memoria condivisa.

Quando si entra nel testo, a partire da Venezia "un'invenzione senza futuro", ci si trova però proiettati in una turbine di citazioni, di aneddoti, di nomi di protagonisti, di rimandi alle molte storie del cinema alternate da descrizioni di scene e azioni accessibili solo a chi tutto questo lo conosce già, ha già visto i film di cui si parla, conosce i protagonisti di queste storie. Il saggio di Iarussi si snoda in un testo che attraverso un linguaggio anedottico per iniziati trascina il lettore da una citazione a un'altra surfando sulla superficie di un'onda sempre uguale a se stessa che si esaurisce senza sosta solo a pagina 160, l'ultima del testo. Iarussi è un giornalista e critico cinematografico di lunga e provata esperienza, sa evidentemente quello che vuol fare, ma quello che fa lo fa usando un linguaggio assai poco utile a chi si occupa dei luoghi di cui parla nel suo testo per altre, ahimè, più concrete ragioni. Sarebbe interessante sapere cosa è successo a Gubbio, dopo il passaggio delle innumerevoli serie del "Don Matteo"; come sono cambiati i valori immobiliari, quali zone della città hanno maggiormente cambiato il loro carattere, la qualità edilizia, l'identità degli abitanti. Lo stesso si potrebbe dire della Sicilia di Camilleri, dell'Alto Adige di Un passo dal cielo, della Trieste delle molte serie TV lì ambientate; ma sarebbe inutile cercarlo nel saggio di Iarussi i cui scopi sono quelli di chi si occupa e scrive di cinema.

Una nota merita la collana voluta dall'editrice il Mulino di Bologna, di cui il testo di Iarussi è parte. Avviata tre anni fa con il titolo di Ritrovare l'Italia, la collana riconduce tutti i 19 saggi sin qui pubblicati alla stessa chiave: Andare per. Il target è la massa dei turisti che affollano già il Paese e che si vorrebbe fossero maggiormente orientati verso destinazioni diverse da quelle delle città d'arte (paradossalmente proprio quelle per le quali passa l'itinerario del libro di Iarussi), verso l'innumerevole serie di tesori d'arte, di storia e di costume che la provincia italiana nasconde e conserva. "Bisogna riscoprire l'Italia, costruire itinerari", è la dichiarazione che fa il Ministro Franceschini a Luigi Ferraiolo che lo intervista per il suo servizio di lancio della collana, per TV 2000 (3). Il libro di Iarussi, intrappolato nella lingua della critica cinematografica, rischia di perdere anche questo obbiettivo.

Leonardo Ciacci

 

 

Note
1) Giulio Martini (cura di), I luoghi del cinema, Touring Club Italiano, Milano 2005; Stefano della Casa (a cura di), Il cinema attraversa l'Italia, Mondadori Electa, Milano 2005; le Filming Locations di Internet Movie Databasa (www.imbd.com); le cinemappe del Davanotti (www.davanotti.com)
2) Alexandra Pareker, Urban Film and Everyday Practice. Bridging Divisions in Joannesburg, Palgrave Macmillan, New York 2016, pp. 217-234.
3) Luigi Ferraiolo, Una nuova collana de "Il Mulino" dal titolo "Ritrovare l'Italia", TV 2000, 23 giugno 2014, https://www.youtube.com/watch?v=q_fHYjPsaDk

 

 

N.d.C. - Leonardo Ciacci, già professore associato di Urbanistica all'Università Iuav di Venezia, si è a lungo occupato di rappresentazione e comunicazione filmata del progetto urbanistico. È stato curatore scientifico della "Videoteca Iuav" ed editor della rubrica Archive-Multimedia-Movies in "www.Planum.net".

Tra i suoi libri e film documentari: Artigianato e città (Venezia: Arsenale cooperativa, 1978); con Giovanni Ferracuti, Abitare a Venezia negli anni '80 (Milano: A. Giuffre, 1980; Rodi italiana, 1912-1923. Come si inventa una città (Venezia: Marsilio, 1991); Progetti di città sullo schermo. Il cinema degli urbanisti (Venezia: Marsilio, 2001); (a cura di), fotografie di Francesco Allegretto, La Fenice ricostruita, 1996-2003. Un cantiere in città (Venezia: Marsilio, 2003); con Leonardo Tiberi, La Roma di Mussolini (Roma: Istituto Luce, 2003); (a cura di) Venezia è una città. Un secolo di interpretazioni del cinema documentario (Venezia: Marsilio, 2004); Giovanni Astengo. Urbanista militante (Venezia, Marsilio, 2008); con Peraino, Cristina, Quartieri nel tempo. Progetti e vita quotidiana (Roma: Gangemi, 2014).

N.B. I grassetti nel testo sono nostri.

R.R.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

27 GENNAIO 2018

 

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A. Barbanente, Paesaggio: La ricerca di un terreno comune, commento a: A. Marson (a cura di), La struttura del paesaggio (Laterza, 2016)

F. Ventura, Su "La struttura del Paesaggio", commento a: A. Marson (a cura di), La struttura del paesaggio (Laterza, 2016)

V. Pujia, Casa di proprietà: sogno, chimera o incubo?, commento a: Le famiglie e la casa (Nomisma, 2016)

R. Riboldazzi, Che cos'è Città Bene Comune. Ambiti, potenzialità e limiti di un'attività culturale

 

 

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