|
|
Città Bene Comune si arricchisce di un nuovo ciclo di incontri dedicato al Paesaggio. La prossima settimana, alla Casa della Cultura, si inaugura infatti Paesaggio Bene Comune, a cura di Flora Vallone, architetto paesaggista che presiede la sezione lombarda dell'Associazione Italiana Architettura del Paesaggio*. Non che il tema sia stato finora assente dal dibattito pubblico sulla città, il territorio e le relative culture progettuali animato congiuntamente dalla Casa della Cultura e dal Dipartimento di Architettura e Studi urbani del Politecnico di Milano con questa rubrica. Ma una specifica attività sull'argomento, oltre che segnare l'avvio di una nuova collaborazione con Aiapp, nasce dall'esigenza di suscitare una riflessione più profonda sulla realtà che ci circonda a partire da una prospettiva culturale, teorica e operativa differente da quella sin qui praticata: quella del paesaggio e dei paesaggisti.
Per fare ciò - o, meglio, per tentare di dare un seppur minimo apporto a un dibattito enorme che richiederebbe energie e risorse di tutt'altra portata rispetto al quale, tuttavia, la Casa della Cultura e il Dastu intendono comunque, com'è nello stile di questa collaborazione e grazie al supporto di Aiapp, offrire il loro contributo di riflessione e di idee - Paesaggio Bene Comune adotta la collaudata formula di Città Bene Comune: quattro incontri con altrettanti autori di libri più o meno recenti sul tema oggetto del ciclo: il paesaggio, appunto. E un nutrito gruppo di discussant, che Vallone ha scelto prevalentemente tra importanti studiosi e/o progettisti di paesaggio non solo italiani, oltre che tra urbanisti o amministratori pubblici che nella loro attività presente o passata hanno, o hanno avuto, la necessità di misurarsi con questa entità, concreta quanto astratta, chiara quanto fosca, tangibile quanto irriducibilmente inafferrabile.
Che cos'è il paesaggio? Che cos'è oggi, per una società che sembra desiderare bei paesaggi - come dimostra il proliferare di libri patinati, periodici specializzati, trasmissioni televisive, ma anche manifesti pubblicitari o cataloghi di agenzie di viaggio dove paesaggi di riconosciuta qualità estetica, finanche stereotipati, sono assunti come simulacri per veicolare messaggi di qualsiasi natura - e, al tempo stesso, che salvo rare eccezioni produce paesaggi sgrammaticati, disarmonici dove più che la bellezza sembra essere la bruttezza a farla da padrona? Come mai questa società - nonostante una produzione teorica notevole che, per entità e profondità, non ha eguali nella storia - pare incapace di darsi risposte convincenti e ampiamente condivise su cosa sia davvero il paesaggio, come o da chi vada amministrato, conservato o trasformato?
E cosa fa il paesaggista? Che ruolo ha nella società contemporanea? Come si rapporta ad essa e ai contesti fisici e culturali su cui andrà ad operare? Come può, nella quotidiana pratica professionale, farli suoi tanto da immaginarne audacemente il futuro, coglierli nella loro essenza, assumerne davvero la storia e le forme, l'etica e l'estetica ad essi connaturata? Quali sono gli strumenti e i limiti della sua azione progettuale, ammesso che un efficace progetto di paesaggio, al di là delle buone intenzioni, sia davvero possibile? Ma anche: come si rapporta il progetto di paesaggio a quello urbanistico? A livello teorico e culturale, pratico e normativo: si integrano, si completano vicendevolmente oppure si sovrappongono incautamente e si contendono la città e il territorio come, negli scorsi due secoli e forse anche oggi, hanno fatto architetti e ingegneri? E poi, è davvero necessaria questa distinzione o si tratta di competenze che andrebbero meglio integrate fin dalla formazione dei nuovi professionisti del progetto urbano e territoriale?
Ma anche, e soprattutto, che ruolo ha o potrebbe avere il cittadino? Quello di spettatore - di qualcosa di cristallizzato nel tempo o di qualcosa che, al contrario, muta incessantemente, magari senza che se ne comprenda pienamente il senso - oppure quello di attore - tanto di un'azione di tutela di ciò che il passato ci ha lasciato (e che amorevolmente viene custodito per le future generazioni perché riconosciuto come bene comune) quanto di un'azione di trasformazione orientata in una chiara e condivisa direzione -? Perché - come sostiene Salvatore Settis nel suo ultimo libro (Architettura e democrazia. Paesaggio, città diritti civili, Einaudi 2017) e come ha argomentato anche qui alla Casa della Cultura, a dicembre, nella conferenza intitolata Politiche della bellezza: Europa, Italia da cui ha preso le mosse questo ciclo - il paesaggio è qualcosa di intimamente connesso a democrazia e cittadinanza?
Di queste e di altre questioni si discuterà a Paesaggio Bene Comune, in questa prima edizione e con ogni probabilità, data la vastità del tema, nelle prossime. Sempre, dicevamo prima, a partire da un libro. Dal pensiero meditato che esprime la parola impressa sulla carta. Non necessariamente per assumerne i contenuti. Ma da un lato per conoscere, dall'altro per riflettere. Per far e lasciar maturare un pensiero critico che sappia guidarci nelle nostre scelte di cittadini. Che ci renda maggiormente consapevoli della realtà in cui viviamo.
Ospite del primo incontro - lunedì 19 febbraio, alle 18 - sarà Annalisa Calcagno Maniglio. Professore emerito di Architettura del paesaggio, Calcagno Maniglio ha istituito e diretto la prima Scuola di Specializzazione in Italia dedicata a questo tema all'Università di Genova e - tra le tante cose - è stata consulente del Consiglio d'Europa per la Convenzione Europea del Paesaggio, la stella polare che dovrebbe orientare gli Stati dell'Unione nella gestione dei loro paesaggi. Alla serata - che prende il nome dal titolo del libro curato da questa studiosa incentrato proprio su questo tema: Per un paesaggio di qualità. Dialogo su inadempienze e ritardi nell'attuazione della Convenzione Europea, edito da Franco Angeli nel 2015 - interverranno Andreas Kipar - paesaggista e cofondatore di Land, studio internazionale di architettura del paesaggio fondato a Milano nel 1990 -, Pierfrancesco Maran - assessore a Urbanistica, Verde e Agricoltura del Comune di Milano - e Paolo Mazzoleni - presidente dell'Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Milano e già presidente della Commissione comunale del paesaggio del Comune di Milano.
A un mese esatto dal primo appuntamento, lunedì 19 marzo, alle 18, sarà invece la volta di Massimo Venturi Ferriolo, autore di Paesaggi in movimento. Per un'estetica della trasformazione, edito da DeriveApprodi nel 2016. Filosofo, già professore ordinario di Filosofia della storia all'Università degli Studi di Salerno e di Estetica al Politecnico di Milano, Venturi Ferriolo considera il paesaggio come "l'azione continua dell'esistenza", non tanto come qualcosa di dato una volta per tutte, ma un ambito dove "ogni ordine e ogni misura entrano in un racconto temporaneo, riferito a un dato tempo" e dove, quindi, ciò che conta, ciò che davvero dovremmo provare a comprendere ed eventualmente governare "è il processo di paesaggio, la linea di un'evoluzione iniziata all'alba dei tempi e ancora in corso" (p. 30 e 31). Di questa e delle numerose suggestioni suscitate dal libro discuteranno con l'Autore: Michael Jakob - docente di Cultura e Storia del paesaggio al Politecnico di Milano e a sua volta autore di un libro (Sulla panchina. Percorsi dello sguardo nei giardini e nell'arte, Einaudi 2014) dove i paesaggi si disvelano da una panchina trasformata in "un potente dispositivo epistemologico" (p. 3) -; Anna Lambertini - professore associato di Architettura del paesaggio all'Università di Firenze e contitolare dello studio Limes -; Domenico Luciani - architetto paesaggista che, con Tobia Scarpa e Gaetano Cozzi, fin dalla sua istituzione ha indirizzato le attività della Fondazione Benetton verso gli studi e la promozione di una cultura del paesaggio -.
Ruoterà intorno al libro Maestri di paesaggistica. Progetti e interviste (Edifir, 2017) di Biagio Guccione, l'incontro di lunedì 26 marzo, alle 18. Con l'Autore - che con questo volume prova, a partire dalla lettura dell'opera di venti maestri dell'architettura del paesaggio, a dare un contributo al consolidamento di una disciplina che considera fondamentale tanto nei processi di riqualificazione delle periferie delle città italiane ed europee, quanto nella gestione e tutela dei paesaggi (perché, scrive il professore dell'Università di Firenze nell'introduzione, "nessuna norma, nessuna regola, nessun vincolo può garantirci un'evoluzione corretta delle trasformazioni del paesaggio", p. 7) - discuteranno: Marco Bay - architetto paesaggista milanese e redattore di "Villegiardini" -; Raffaele Milani - professore ordinario di Estetica dell'Università di Bologna (autore, tra gli altri, de L'arte del paesaggio, dato alle stampe per i tipi del Mulino nel 2001 e riedito lo scorso anno) che alla Casa della Cultura è già stato ospite nell'edizione 2016 di Città Bene Comune -; e infine Giovanni Sala - agronomo, cofondatore e partner di Land nonché docente di Agronomia e Aree verdi al Politecnico di Milano -.
A chiudere il ciclo, giovedì 5 aprile alle 18, sarà Franco Zagari. Anch'egli architetto paesaggista, già professore ordinario di Architettura del paesaggio presso l'Università "Mediterranea" di Reggio Calabria e oggi docente all'Università di Roma La Sapienza, Zagari ha recentemente pubblicato Piccoli universali di architettura e paesaggio (DeriveApprodi, 2017), un libro in cui, a partire da alcuni paesaggi notevoli, indaga il rapporto tra paesaggio e progetto nella convinzione che "responsabilità professionale e impegno politico [siano] i presupposti perché il paesaggio e il progetto che lo sostiene tendano di nuovo a convergere, fino - scrive - a poter diventare al limite un'identità concettuale" (p. 7). All'incontro parteciperanno: Antonio Longo - professore associato di Urbanistica e coordinatore del Consiglio del corso di studi in Landscape Architecture, Land, Landscape Heritage della Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni del Politecnico di Milano -; Marco Romano - già professore ordinario di Urbanistica all'Università IUAV di Venezia, dove ha diretto l'omonimo dipartimento, e già direttore di "Urbanistica", organo ufficiale dell'Istituto Nazionale di Urbanistica di cui è stato segretario -; e infine Paolo Villa - architetto paesaggista, fondatore dello studio AG&P, già direttore del periodico "Architettura del Paesaggio" e presidente nazionale dell'Associazione Italiana Architettura del Paesaggio.
Renzo Riboldazzi
* Aiapp è l'erede della storica Associazione Italiana degli Architetti del Giardino e del Paesaggio fondata a Roma nel 1950 su iniziativa, tra gli altri, di Pietro Porcinai. Tra i suoi scopi statutari ha quello di contribuire al "miglioramento della conoscenza, conservazione attiva, tutela e promozione dei valori del paesaggio".
L'Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Milano riconoscerà agli architetti che seguiranno il ciclo due crediti formativi per ciascun incontro. L'evento rientra inoltre nel piano per la formazione professionale continua dell'Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali di Milano con l'attribuzione di 0,25 CFP, ai sensi del Regolamento per la Formazione prof. continua del CONAF 3/2013.
© RIPRODUZIONE RISERVATA 16 FEBBRAIO 2018 |