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Si è spetto nella notte del 19 febbraio scorso Massimo Bonfantini, all'età di 75 anni. Laureato alla Statale di Milano con Enzo Paci e Ludovico Geymonat con una tesi su Bertrand Russell, negli anni Settanta aveva iniziato a collaborare con Umberto Eco all'università di Bologna, unendo la sua formazione filosofica agli studi semiotici. Qui iniziò la traduzione degli scritti semiotici di Charles S. Peirce, usciti poi nella raccolta Semiotica nel 1980. Nel 1984 uscirà la seconda raccolta, Le leggi dell'ipotesi, e nel 2003 la raccolta completa nelle Opere. Come spesso ricordava Eco, Massimo si era gettato nell'impresa della traduzione, e dell'introduzione, degli scritti di Peirce "come un leone in amore".
Nel 1986 diede vita, insieme al neurologo Renato Boeri, a Bruno Munari, a Eco stesso e ad altri studiosi, al Club Psòmega: "una società di artisti, scienziati, filosofi per lo studio del pensiero inventivo e la pratica del vivere inventivo". È di questi anni il suo volume più rappresentativo: La semiosi e l'abduzione (1987).
Dopo Bologna, Massimo Bonfantini ha insegnato prima all'Orientale di Napoli e in ultimo al Politecnico di Milano. Nell'ateneo milanese, nonostante la poca affinità con i suoi interessi filosofici, non si è mai sentito un estraneo. Al contrario, durante quel decennio sviluppò i temi dell'inventiva progettuale iniziata con il Club Psòmega e lo studio della storia degli oggetti come parte della storia politica e culturale.
Dopo l'insegnamento alla Scuola del Design, aveva dedicato uno studio altrettanto appassionato ai dialoghi di Platone, pubblicando del 2010 Platone, un libro che ripercorre dialogicamente tutti gli scritti di Platone.
Negli ultimi anni la sua attività di organizzatore culturale, di seminari e convegni, si era nuovamente concentrata prima sul centenario della morte di Peirce (Su Peirce, 2015) e poi sulla Storia e sulle sue narrazioni e interpretazioni. Alla storia dell'umanità, ma anche alla storia di tutti gli individui che dialogicamente danno forma al proprio "romanzo": "Il destino non è scritto lassù e conviene pensare che ce lo facciamo noi. Con inventiva e agonismo. Non è un futuro garantito metafisicamente, né una condanna a morte per l'umanità metafisicamente stabilita. Vivere è scriversi la storia". © RIPRODUZIONE RISERVATA 01 MARZO 2018 |