Giorgio Lunghini, insigne economista, accademico dei Lincei, collaboratore e amico della Casa della Cultura, ci ha lasciati. Ha insegnato alla Statale di Milano, a Pavia e alla Bocconi. A testimonianza della sua attività di studioso resta una vasta e complessa produzione scientifica.
Alla Casa della Cultura permarrà il ricordo delle tante, lucide e appassionate lezioni che ha svolto in via Borgogna. Tante volte ci ha proposto lezioni appassionate su Marx, sui neoclassici e su Keynes.
Negli ultimi anni a più riprese gli abbiamo chiesto di mettere a fuoco le differenze tra Keynes e von Hayek. Non si è mai sottratto alla nostra richiesta. In ognuna di queste lezioni ha rinnovato le ragioni profonde della sua opzione keynesiana, invitandoci però a non sottovalutare il peso e l'influenza di un "gigante" come Hayek.
Lunghini era un economista che studiava e proponeva teoria economica. La teoria economica aiuta a svelare le relazioni tra gli uomini. Essa si colloca a una distanza abissale da quella "triste scienza" a cui i "contabili" e gli "apologeti" riducono l'economia. Le lezioni di Lunghini non erano mai una banale successione di dati: erano sempre letture e interpretazioni profonde degli avvenimenti.
Viviamo in tempi di cambiamenti tumultuosi e difficilmente decifrabili: per molti sono anche tempi di grande confusione. Motivo in più per tornare alla teoria e per cercare, anche in un serrato confronto con i classici, di avanzare ipotesi robuste di interpretazione di quanto sta accadendo. In questo sforzo, difficile e urgente, ci sarà di aiuto la lezione di Giorgio Lunghini e lo sentiremo vicino come un caro maestro
© RIPRODUZIONE RISERVATA 24 DICEMBRE 2018 |