Giulia Cavaliere  
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LA MUSICA PREFERITA DA ROBERTO BOLAÑO


Un apolide diviso tra le radici cilene, il Messico, la Spagna...



Giulia Cavaliere


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Lettori di più generazioni immobilizzati dalla commozione nell’abbraccio violentissimo della letteratura di Roberto Bolaño, tutti seduti contemporaneamente, come nella magia di una lunga notte Infrarealista, nell’Impala pronta a partire con I Detective Selvaggi: Ulises Lima e Arturo Belano davanti, e noi, tanti piccoli Juan Garcìa Madero, sul sedile posteriore.

Mentre attraversiamo con loro l’America Latina e vediamo concentrarsi tutta la tristezza del mondo nel lunotto rettangolare dell’auto, ci risulta comunque impossibile smettere di pensare a quale cassettina si potrebbe inserire nella vecchia autoradio. Funzionerà? Ci sarà musica sufficiente per tutto questo lunghissimo viaggio? In apparenza no, perché Roberto Bolaño ha davvero raramente dotato le sue storie, i suoi intrecci ingegneristicamente e dettagliatamente costruiti, di una colonna sonora. Una volta abbiamo percepito chiaramente che stava succedendo qualcosa di incredibile e magico quando, leggendo il racconto Joanna Silvestri (in Chiamate telefoniche, Adelphi 2012) abbiamo scorto una pornostar salire su una Porsche al tramonto e attraversare le strade di Los Angeles mentre il cielo, che diventava lentamente buio, le faceva rimbalzare nella mente il ricordo di una canzone di Nicola Di Bari.

Straordinario: non soltanto, finalmente, si palesava un riferimento musicale ma il nome menzionato era italiano e toccava, che ci piacesse o meno, la valvola mitrale dello struggimento pop. Per molto tempo, poi, ci siamo accontentati di pochissimo, abbiamo letto in qualche intervista (L’ultima conversazione, Edizioni Sur 2012) che a Roberto piacevano molto i Pogues, i Suicide, Bob Dylan, e che tra John Lennon ed Elvis Presley la sua scelta ricadeva netta sul Re: “Elvis forever. Elvis con un cappello da sceriffo che guida una Mustang e si impasticca, e con la sua voce d’oro”.

Qualche giorno fa, infine, la bella sorpresa: scopro che dal Centre de Cultura Conteporània de Barcelona – anche sede della recente mostra “Archivio Bolaño. 1977-2003“ – è arrivato in forma di playlist Spotify un elenco di 64 pezzi menzionati dallo scrittore cileno nei suoi quaderni, diari, taccuini scritti a Barcellona (1977-1980) e Girona (1980-1984).

Roberto Bolaño è stato un apolide, un uomo senza fissa dimora per gran parte della propria vita, diviso tra le radici cilene, il Messico, la Spagna, viaggi al seguito di Salvador Allende, notti in carcere, toccate e fughe in alcune città d’Europa. Lo stesso vale per i suoi lavori: lavapiatti, custode di un campeggio, fattorino, rivoluzionario trotzkista e molto ancora. Non ci è dato sapere con precisione quanta verità e quanta leggenda ci sia nella sua avventurosa biografia, ma ora sappiamo che la sua musica rispecchia completamente questa varietà: rock&roll, psichedelia, punk, jazz, fusion, ambient, tradizione folk spagnola, cilena, messicana… 

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02 MAGGIO 2015

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