Il futuro appare senza controllo, incombe sulle nostre spalle.
Il rimedio populista placa l'ansia, il timore e la paura di restare schiacciati. Ma è davvero questo il nostro unico destino?
La globalizzazione e gli sviluppi impetuosi della scienza e della tecnica generano la disintermediazione della democrazia e riplasmano la vita degli esseri umani provocando solitudine involontaria e spaesamento.
Il futuro è illeggibile e sembra precipitarci addosso. I cittadini, ormai scettici e disillusi dalle magnifiche sorti preannunciate dal neoliberalismo, cercano nuove rappresentanze volgendo il loro sguardo all'indietro, verso un passato «idealizzato».
L'ondata populista ha le sue radici in questo movimento retro-utopico. I populismi imfatti, nelle loro molte varianti, ripropongono i nazionalismi o, comunque, comunità chiuse, immuni dai pericoli incombenti dall'esterno, che sarebbero in grado di proteggere da un cambiamento ormai incontrollabile.
I populismi sono senza dubbio un farmaco potente, ma rappresentano davvero l'unico destino inesorabile della democrazia? O è ancora possibile pensare altri percorsi?
Ferruccio Capelli, Il futuro addosso. L'incertezza, la paura e il farmaco populista, (Guerini e Associati)
© RIPRODUZIONE RISERVATA 07 GIUGNO 2019 |