Giampaolo Nuvolati  
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PER UNA RIFLESSIONE OLISTICA SUL VIVERE URBANO


Commento al libro di A. Mazzette, D. Pulino e S. Spanu



Giampaolo Nuvolati


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Il volume di Antonietta Mazzette, Daniele Pulino e Sara Spanu, Città e territori in tempo di pandemia. Insicurezza e paura, fiducia e socialità (FrancoAngeli, 2021) costituisce una ricostruzione molto ben documentata delle ricadute sociali della diffusione del Covid-19 nelle sue varie fasi, almeno fino all’aprile 2021. Si tratta di un lavoro che ha molteplici pregi perché tiene insieme, in un quadro lineare, differenti prospettive analitiche e strumenti di analisi. Cominciamo con il taglio cronachistico dell’introduzione che scandisce in forma molto chiara le varie fasi della pandemia, corredando il testo di immagini fotografiche, grafici e tabelle, frutto della elaborazione di vari dati, in particolare di quelli raccolti in occasione di una web-survey dedicata a questo tema, promossa dall’Osservatorio Sociale sulla Criminalità in Sardegna e protrattasi per tutto il 2020. Poiché ancora oggi la situazione pandemica non si è risolta, libri come questo aiutano indubbiamente a fare il punto della situazione, quasi già a tracciare una memoria storica, anche se molto ravvicinata nel tempo, di eventi che si susseguono ad una velocità impressionante.

Il secondo elemento fondante del volume concerne una declinazione di queste problematiche rispetto alla dimensione spaziale (capitolo di A. Mazzette). Prospettiva, questa, peculiare della sociologia del territorio e dell’ambiente e che qui trova articolazione attraverso l’analisi delle dinamiche di urbanizzazione che riguardano il mondo intero, con la necessità di un ripensamento delle città in seguito alla pandemia. Nel volume specifica rilevanza viene data alle questioni inerenti la mobilità e la socialità nei vari contesti urbani, alle problematiche riguardanti i luoghi pubblici cui le persone non vogliono rinunciare, ai modelli di riorganizzazione urbana con particolare attenzione agli spazi collettivi; fino ad alcune riflessioni concernenti il futuro delle politiche pubbliche urbane in un’ottica di sostenibilità e di coinvolgimento dei cittadini e degli organi ai diversi livelli nel processo decisionale. Di particolare efficacia restitutiva è l’analisi delle risposte aperte raccolte sempre in occasione della web-survey e che testimoniano della molteplicità dei sentimenti che la pandemia ha suscitato.

Il terzo aspetto rilevante, infine, ha a che fare con una serie di fuochi molto interessanti che i ricercatori hanno aperto e che, in particolare, riguardano le nuove forme di insicurezza e di relazione a varia scala che si sono determinate durante i lockdown. In entrambi i casi di significativa rilevanza sono le argomentazioni finalizzate a dimostrare come il Covid-19 abbia non soltanto generato problematicità ma abbia costituito anche una occasione di messa in discussione degli equilibri socio-relazionali più consolidati aprendo a nuove forme di reciprocità e convivialità. Tali problematiche sono state affrontate facendo ricorso a coordinate concettuali come i rapporti verticali tra soggetti, comunità locali e istituzioni, nel caso dell’insicurezza, o come la tripartizione spazio domestico, pubblico o virtuale nel caso delle relazioni sociali. Per quanto attiene al tema della sicurezza in tempo di pandemia (capitolo di D. Pulino), i ricercatori sottolineano in particolare come si sia assistito ad una diminuzione delle preoccupazioni legate alla cosiddetta insicurezza civile (criminalità, immigrazione, etc.) ma anche ad un crescente «bisogno di solidarietà, intesa come presa di coscienza del peso dei legami sociali e dei reciproci rapporti di interdipendenza»; da qui la necessità di provare un senso di fiducia crescente [ndr: aggiungerei “obbligata”] nei confronti del «Sistema Sanitario Nazionale, nel Governo, nei cittadini e nella ricerca scientifica….volte ad affrontare le problematiche provocate dalla propagazione del Covid-19» (p. 136-137). Nel secondo caso, riguardante le relazioni sociali (capitolo di S. Spanu), si sottolinea inoltre la necessità oggi crescente di rispondere «alle esigenze degli individui più che a quelle della produzione in senso stretto» in una ottica di «maggiore flessibilità in termini di tempi e spazi del lavoro» (p. 179). Mettendo a confronto queste problematiche sembra emergere piuttosto bene come il Covid-19 stia determinato il ripensamento delle relazioni tra le varie scale di azione: da quella individuale a quella familiare, da quella di quartiere a quella di città, fino al livello nazionale. In questo quadro non può non collocarsi una futura riflessione sulle geometrie variabili dei territori e della governance degli stessi alla luce delle attività che di volta in volta gli individui si trovano a svolgere.

Nell’analisi delle problematiche affrontate i ricercatori hanno elaborato sia dati quantitativi sia qualitativi offrendo al lettore alcune evidenze empiriche particolarmente importanti. Operazione non facile in tempo di Covid-19. Pur nella consapevolezza dei limiti insiti in uno strumento come le web-survey e di cui non solo gli autori ma tutta la comunità scientifica è ben consapevole, occorre però riconoscere che tali metodologie stanno prendendo sempre più piede (basti vedere la letteratura fiorente sul tema) e che soprattutto nella fase pandemica la ICT (Information and Communication Technology) si è dimostrata una strumentazione indispensabile di comunicazione e ricerca anche nel campo delle scienze sociali. L’unica pecca del lavoro, come peraltro dichiarato anche dagli autori, è quello di non aver intercettato un numero maggiore di rispondenti fuori dal territorio sardo.

Non entro ulteriormente nel merito dei risultati per non togliere il piacere della lettura agli interessati. C’è però un ultimo aspetto che mi preme sottolineare a conclusione di questa recensione, e cioè l’intensa attività scientifica e di ricerca che ha preso corpo nel campo della sociologia italiana ed in particolare nella sociologia urbana. Oltre al volume appena presentato, mi permetto di ricordare il Manifesto dei sociologi e sociologhe dell’ambiente e del territorio sulle città e le aree naturali del dopo Covid-19 (Ledizioni, 2020) che chi scrive ha curato con Sara Spanu: un lavoro che ha coinvolto circa 40 sociologi e sociologhe dell’ambiente e del territorio testimoniando la presenza rilevante di questa disciplina nel dibattito pubblico e nell’analisi scientifica di una fase particolarmente difficile come è quella della pandemia.

Certo in più occasioni ho avuto modo di puntualizzare come questa situazione abbia generato non solo crisi sanitarie, sociali, economiche e psicologiche ma anche di natura epistemologica. In altri termini, leggere il presente e capire cosa avverrà nel futuro è particolarmente difficile e ha messo alle corde non solo le discipline delle scienze sociali ma anche quelle cosiddette dure come la biologia e la medicina. Questo per due motivi. Il primo è che esiste una certa difficoltà nel capire quanto la pandemia stessa abbia generato nuovi fenomeni o ne abbia accentuati altri che erano giù in nuce. Il secondo è che alcuni fenomeni presentano conseguenze a lungo termine che non sono ancora pienamente ravvisabili. Per questo motivo occorrerà, in futuro, pensare alla costituzione di osservatori di monitoraggio della società che non potranno limitarsi ad analisi di breve raggio, cioè semplicemente mirate allo studio delle varie situazioni che si determineranno immediatamente dopo l’uscita dalla pandemia, ma dovranno venire tarati su tempi assai più lunghi per leggere i mutamenti effettivi negli stili di vita delle persone e nelle organizzazioni. La riflessione sulla città non può dunque che essere olistica, superando la dimensione del contingente, ed avviando quella che potremmo definire una sfida alla complessità urbana.

Libri come quello di Antonietta Mazzette, Daniele Pulino e Sara Spanu sono molto utili per fare il punto della situazione attuale e avviare un ragionamento sulle dinamiche che lavorano sottopelle al di là delle manifestazioni più nette. È il modo migliore per farci trovare preparati qualora si verificassero situazioni analoghe non tanto attraverso la prefigurazione di facili scenari ma per portare un contributo importante nel momento in cui occorrerà riprogettare le città. La sociologia italiana si è mossa per tempo su questi fronti, evitando instant book e proponendo sempre ricerche empiriche, riflessioni teoriche, proposte operative che traggono origine da decenni di studi sul disagio sociale, il capitale sociale e la fiducia nelle istituzioni, il welfare, la tecnologia, il lavoro a distanza, la mobilità e, non certamente ultime, le ricerche sui disastri ambientali e le conseguenze che esse determinano in termini di ricomposizione degli assetti sociali. Per queste ragioni credo anche che andrà sviluppata una connessione sempre più netta tra la sociologia e altre discipline, in primis l’urbanistica e la geografia, chiamate a riflettere sulla forma della città e più in generale del vivere urbano, tra processi di contenimento dell’urbanizzazione, ritorno ai borghi, forme di comunicazione da remoto (e dunque fortemente disembedded), etc. etc. ma anche nel riconoscimento che dai tempi di Uruk, circa 3500 anni a.C., l’essere umano non può fare a meno di vivere in contesti densi sotto il profilo spaziale, sociale e culturale.

Giampaolo Nuvolati

 

 

 

N.d.C. - Giampaolo Nuvolati è professore ordinario di Sociologia dell’ambiente e del territorio presso l’Università degli studi di Milano Bicocca dove insegna Sociologia urbana. In questo stesso Ateneo è stato presidente del Corso Magistrale di Sociologia e direttore del Dipartimento di Sociologia e ricerca sociale. È prorettore dell’Ateneo per i Rapporti con il Territorio e coordinatore della Sezione Territorio dell’Associazione Italiana di Sociologia (AIS).

Tra i suoi libri: La qualità della vita delle città. Metodi e risultati delle ricerche comparative (FrancoAngeli, 1998); Popolazioni in movimento, città in trasformazione. Abitanti, pendolari, city users, uomini d'affari e flâneur (il Mulino, 2002); Piccola antologia di paesaggi urbani (Vicolo del Pavone, 2003); Lo sguardo vagabondo. Il flâneur e la città da Baudelaire ai postmoderni (il Mulino, 2006); Mobilità quotidiana e complessità urbana (Firenze University Press, 2007); L'interpretazione dei luoghi. Flanerie come esperienza di vita (Firenze University Press, 2013); Un caffè tra amici, un whiskey con lo sconosciuto. La funzione dei bar nella metropoli contemporanea (Moretti & Vitali, 2016); (a cura di), Sviluppo urbano e politiche per la qualità della vita (Firenze University Press, 2018); con Giorgio Bigatti (a cura di), Raccontare un quartiere. Luoghi volti e memorie della Bicocca (Scalpendi, 2018); Interstizi della città. Rifugi del vivere quotidiano (Moretti & Vitali, 2019); (a cura di), Enciclopedia sociologica dei luoghi (Ledizioni, vol.1-2019; vol.2-2020; vol.3-2020; vol. 4-2021, vol. 5-2021); (a cura di), con Sara Spanu, Manifesto dei Sociologi e delle Sociologhe dell’Ambiente e del Territorio sulle Città e le Aree Naturali del dopo Covid-19 (Ledizioni, 2020); (a cura di), con Rita Capurro, Milano, ritratto di una città. Il paesaggio culturale (Silvana Editoriale, 2020).

Per Città Bene Comune ha scritto: Città e paesaggi: traiettorie per il futuro (8 dicembre 2017); Tecnologia (e politica) per migliorare il mondo (13 luglio 2018); Scoprire l’inatteso negli interstizi delle città (20 settembre 2019); Città e Covid-19: il ruolo degli intellettuali (29 maggio 2020); Abitare la diversità (4 giugno 2021).

N.B. I grassetti nel testo sono nostri.

R.R.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

17 FEBBRAIO 2022

CITTÀ BENE COMUNE

Ambito di riflessione e dibattito sulla città, il territorio, l'ambiente, il paesaggio e le relative culture progettuali

ideato e diretto da
Renzo Riboldazzi

prodotto dalla Casa della Cultura e dal Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano

in redazione:
Elena Bertani
Luca Bottini
Oriana Codispoti
Filippo Maria Giordano
Federica Pieri

cittabenecomune@casadellacultura.it

iniziativa sostenuta da:
DASTU - Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano
 

 

 

Conferenze & dialoghi

2017: Salvatore Settis
locandina/presentazione
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2018: Cesare de Seta
locandina/presentazione
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2019: G. Pasqui | C. Sini
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

2021: V. Magnago Lampugnani | G. Nuvolati
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

 

 

Gli incontri

2021: programma/1,2,3,4
 
 

 

Gli autoritratti

2017: Edoardo Salzano
2018: Silvano Tintori
2019: Alberto Magnaghi

 

 

Le letture

2015: online/pubblicazione
2016: online/pubblicazione
2017: online/pubblicazione
2018: online/pubblicazione
2019: online/pubblicazione
2020: online/pubblicazione
2021: online/pubblicazione
2022:

E. Manzini, Immaginazione civica, partecipazione, potere, commento a: M. d'Alena, Immaginazione civica (Luca Sossella, 2021)

C. Olmo, Gli intellettuali e la Storia, oggi, commento a: S. Cassese, Intellettuali (il Mulino, 2021); A. Prosperi, Un tempo senza storia (Einaudi, 2021)

A. Bagnasco, Quale sociologia e per quale società?, commento a: A. Bonomi (a cura di), Oltre le mura dell’impresa (DeriveApprodi 2021)

R. Pavia, Le parole dell'urbanistica, commento a A. A. Clemente, Letteratura esecutiva (LetteraVentidue, 2020)

G. Laino, L'Italia ricomincia dalle periferie, commento a: F. Erbani, Dove ricomincia la città (Manni, 2021)

G. Consonni, La bellezza come modo di intendersi, commento a: M. A. Cabiddu, Bellezza. Per un sistema nazionale (Doppiavoce, 2021)