Massimo Venturi Ferriolo  
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LA CITTÀ È VIVENTE


Commento al libro di Stefano Mancuso



Massimo Venturi Ferriolo


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Ripensare radicalmente la città per salvaguardare l’esistenza della nostra specie, date le condizioni climatiche presenti e future. È il monito che Stefano Mancuso lancia nel suo Fitopolis, la città vivente (Laterza 2023). Le città sono ecosistemi simili fra di loro in rapidissima crescita che, pur occupando un infimo spazio del globo terrestre, ospitano la maggioranza dell’umanità in veloce aumento col passare del tempo, fino a raggiungere numeri intollerabili, devastanti per il nostro futuro. Esse agiscono sull’insieme dei rapporti che uniscono le specie di un ecosistema.

L’autore, noto studioso del sistema vegetale, delle relazioni delle piante tra di loro in mutua assistenza e con l’uomo, ha pubblicato libri letti da un vasto pubblico, grazie a un rigore scientifico supportato dalla scrittura fluida. Ci ha insegnato a considerare le piante individui vitali per l’uomo, strettamente collegati con tutti gli esseri viventi. Tutto è connesso e si modifica nel tempo sotto l’influsso dell’elemento umano senza aver chiaro il punto di arrivo: «È davvero molto difficile – scrive – prevedere come la crescente urbanizzazione influirà sulla vita delle specie che abitano le nostre città… Sono tali e tante le relazioni che legano gli esseri viventi all’interno di un ecosistema, e sono tali e tante le alterazioni all’ambiente imposte dall’uomo, che cercare d’immaginare cosa succederà soltanto fra qualche migliaio di anni (un tempo irrisorio per i processi evolutivi) è soltanto un semplice esercizio di fantasia» (p. 68). Il libro è lì a dimostrare quest’interconnessione attraverso l’analisi delle varie entità biologiche, anche minime, degli esseri viventi di ogni specie, portandoci al cuore del problematico futuro delle città con l’esposizione puntuale dei fattori critici che minacciano i luoghi dove abitiamo, cioè esistiamo.

Per garantirci la vita dobbiamo rientrare nella natura dalla quale ci siamo staccati, annullando così la separazione costruita nei suoi confronti. Vale a dire, uscire dalla dicotomia uomo/natura. Siamo natura, ma ci siamo collocati al di fuori di essa. L’autore lo dimostra a partire dall’affermazione protagorea dell’uomo misura di tutte le cose, responsabile come tale della realizzazione di ogni cosa a sua immagine e somiglianza, senza alcuna sensibilità per gli altri organismi viventi evoluti nel corso di milioni di anni.

La città ideale è stata disegnata avendo come modello il corpo umano, fino alla perfezione dell’uomo vitruviano, ma senza dialogare con gli altri esseri viventi come insieme reale della natura. La sua immagine, a partire dal Rinascimento, esclude ogni altro essere, soprattutto le piante. Città belle, perfette, ma innaturali a guardarle bene. La critica al mito della città ideale è l’asse portante di questo studio che ci conduce a riflettere sui nostri ideali storici, sulle nostre azioni, sull’etica urbana come insieme di norme e valori di comportamento dell’uomo nei confronti degli altri. Per questo è di grande utilità la sua lettura, per garantire l’esistenza stessa dell’ethos, cioè dell’ambito complessivo della vita umana associata, immaginandolo come luogo di vita in connessione con tutti gli altri elementi connessi per non rompere l’ecosistema dell’esistenza, come stiamo facendo. Esistenza minacciata dall’impossibilità di abitare la città nei prossimi decenni se non interveniamo drasticamente sulla sua conformazione. Occorrerebbe una mentalità olistica e non più particolaristica. Il messaggio è chiaro per gli urbanisti, imposto, ripetiamolo, dalle trasformazioni climatiche e dall’aumento delle temperature.

L’umanità ha subito negli ultimi decenni una profonda trasformazione passando da una specie generalista, sparsa per tutto il pianeta, a una specialista concentrata in una parte irrisoria del mondo: l’uomo urbano. Da quando è stata inventata l’agricoltura l’homo sapiens si è evoluto in una specie urbana, ma l’ambiente delle città «produce cambiamenti significativi nella struttura e nei comportamenti di piante, animali e microrganismi a una velocità che non si riteneva possibile» (p.45). La città è un ecosistema costituito da tutti gli organismi che lo popolano, è in sé unico ed è quello in più rapida crescita nel pianeta. Le piante sono essenziali per garantire la vita cittadina, ma sono le più minacciate dalla continua copertura del suolo con strade, edifici, parcheggi, interrompendo il ricambio tra aria e terra che nutre l’ecosistema. Il passaggio da una specie all’altra in grado di vivere nella sola e specifica nicchia ecologica della città sancisce una rivoluzione paragonabile alla transizione da cacciatori-raccoglitori ad agricoltori avvenuta 12.000 anni fa. L’umanità ha così attuato una politica predatoria nei confronti delle limitate risorse del pianeta. Dati alla mano, l’autore lo dimostra con un’analisi dettagliata dei consumi di una città e segnalando l’incolmabile frattura del metabolismo urbano che non permette il «ritorno alla terra degli elementi costitutivi della terra consumati dall’uomo» (corsivo dell’autore, p. 96). L’assenza del riciclo, il metabolismo biologico e quello sociale sono fattori problematici ben approfonditi che dimostrano l’insostenibilità dell’azione predatoria umana cittadina nei confronti del pianeta, le cui conseguenze non siamo in grado di certificare con precisione.

Allora che fare? La domanda viene spontanea nel corso di questo libro ed è formulata dallo stesso Mancuso suggerendo la soluzione nella Fitopolis, la città vivente. È vegetale, generalista, costruita secondo un’organizzazione decentrata e diffusa. Bisogna uscire dalle città immobili trasformandole secondo il modello mobile vegetale per resistere alla crisi climatica. Dobbiamo cambiare ottica ed accogliere gli insegnamenti delle piante «finora ignoti alla progettazione urbanistica» (p. 131).

Cerchiamo di riflettere sul termine suggerito. Fitopolis è, se andiamo in profondità, una parola dal profondo significato che ci conduce lontano in una prospettiva non utopistica, bensì eutopica intesa nella ricerca del luogo buono. È composta da pianta (phyton) e comunità politica / città (polis): è la città pianta quale comunità vivente interconnessa con tutti gli elementi che la compongono. In questo senso sarebbe indicativo recuperare il senso della comunità ben reso dall’immagine di copertina, una pianta città fatta di un numero preponderante di alberi distribuiti per tutto il territorio con costruzioni e strade evidenti e nascoste: ecco la vera città ideale. Il concetto apre a un paesaggio olistico, demonico, reminiscenza di quando uomini, animali, piante e pietre dialogavano tra di loro in un contesto sacro da curare. La cura, infatti, è un fattore importante per recuperare una relazione perduta con il suo contesto demonico già ai tempi della polis, ma rappresentata a teatro con la connessione tragica dei miti dinanzi allo scenario di un paesaggio. La dobbiamo riproporre e praticare se vogliamo salvare il futuro della nostra specie. Stabiliamo le relazioni costitutive della città vivente per trasformare in giardino il mondo, realizzando la nostra aspirazione a un abitare insieme per vivere bene.

Le indicazioni ci sono e sono chiare. De-impermeabilizzare le città, coltivare alberi nel terreno al posto delle strade o ai loro lati. Fare uscire le piante dai nostri balconi ed esigere la maggior copertura vegetale possibile intorno alle nostre abitazioni. Potenziare e utilizzare i mezzi pubblici. C’è anche un esempio: la storia della brasiliana Curitiba con la sua Rua das Flores e lo straordinario sindaco Jaime Lerner che nel 1972 iniziò a trasformare la città. Coltivare, dunque, curare alberi, accogliere animali ristabilendo il corretto ciclo naturale. Tutto ciò, ricordiamolo, significa cultura, termine derivato appunto dal coltivare le piante. Se la perdiamo sarà il tramonto dell’umanità.

Dobbiamo essere grati a Stefano Mancuso per averci regalato un libro prezioso per riflettere superando ogni confine di possibilità con la sua Fitopolis.

Massimo Venturi Ferriolo

 

 

N.d.C. - Massimo Venturi Ferriolo, filosofo, già ordinario di Estetica al Politecnico di Milano, è stato visiting professor e ha tenuto conferenze in diverse università europee e americane. Al centro dei suoi interessi scientifici e didattici c’è il tema del paesaggio tra etica ed estetica, fra teoria e progetto.

Tra i suoi libri: Aristotele, La Politica, traduzione e note (Le Monnier 1980); Introduzione e cura di Rodolfo Mondolfo, Polis lavoro e tecnica (Feltrinelli 1982); Aristotele e la crematistica. La storia di un problema e le sue fonti (La nuova Italia, 1983); con A. Tagliolini (a cura di), Il giardino. Idea, natura, realtà (Guerini e Associati, 1987); Nel grembo della vita. Le origini dell'idea di giardino (Guerini, 1989); con J. Raspi Serra (a cura di), Il nuovo sentire. Natura, arte e cultura nel '700 (Guerini, 1989); Giardino e filosofia (Guerini, 1992); Giardini del Giappone (Fenice 1993); (a cura di), Mater herbarum. Fonti e tradizione del giardino dei semplici della Scuola medica salernitana (Guerini, 1995); Giardino e paesaggio dei romantici (Guerini, 1998); con L. Giacomini, E. Pesci (a cura di), Estetica del paesaggio (Guerini, 1999; 2001); con P. Capone (a cura di), Paesaggi. Percorsi tra mito natura e storia (Guerini, 1999); Etiche del paesaggio. Il progetto del mondo umano (Editori riuniti, 2002); Paesaggi. La trasformazione del mondo umano (Ministero per i beni e le attività culturali - Direzione generale per i beni architettonici ed il paesaggio, 2003); Paesaggi rivelati. Passeggiare con Bernard Lassus (Guerini, 2006); Paesaggi. Sguardo dal theatron, a cura di D. Perrotti (Ed. l'Orbicolare, 2007); Percepire paesaggi. La potenza dello sguardo (Bollati Boringhieri, 2009); con P. L. Paolillo, Relazioni di paesaggio. Tessere trame per rigenerare i luoghi (Mimesis, 2015); Paesaggi in movimento. Per un'estetica della trasformazione (DeriveApprodi, 2016); Oltre il giardino. Filosofia di paesaggio (Einaudi, 2019); Giardino & paesaggi. Scripta minora (Libria, 2023).

Per Città Bene Comune ha scritto: Contemplare l’antico, scorgere il futuro (26 marzo 2021).

Sui libri di Venturi Ferriolo, v. i commenti di: Carlo Tosco, Il giardino tra cultura, etica ed estetica (1 luglio 2019); Roberto Leggero, O si tiene insieme tutto, o tutto va perduto (13 marzo 2020).

N.B. I grassetti nel testo sono nostri.

R.R.

 


© RIPRODUZIONE RISERVATA

18 GENNAIO 2024

CITTÀ BENE COMUNE

Ambito di riflessione e dibattito sulla città, il territorio, l'ambiente, il paesaggio e le relative culture progettuali

ideato e diretto da
Renzo Riboldazzi

prodotto dalla Casa della Cultura e dal Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano

in redazione:
Annamaria Abbate
Gilda Berruti
Elena Bertani
Luca Bottini
Oriana Codispoti

cittabenecomune@casadellacultura.it

iniziativa sostenuta da:
DASTU - Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano
 

 

 

Conferenze & dialoghi

2017: Salvatore Settis
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

2018: Cesare de Seta
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

2019: G. Pasqui | C. Sini
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

2021: V. Magnago Lampugnani | G. Nuvolati
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

 

 

Gli incontri

2021: programma/1,2,3,4
2022: programma/1,2,3,4
2023: programma/1,2,3,4
 
 

 

Gli autoritratti

2017: Edoardo Salzano
2018: Silvano Tintori
2019: Alberto Magnaghi
2022: Pier Luigi Cervellati

 

 

Le letture

2015: online/pubblicazione
2016: online/pubblicazione
2017: online/pubblicazione
2018: online/pubblicazione
2019: online/pubblicazione
2020: online/pubblicazione
2021: online/pubblicazione
2022: online/pubblicazione
2023:

G. Pasqui, Città: fare le cose assieme, commento a: B. Niessen, Abitare il vortice (Utet, 2023)

C. Merlini, Fragili? Aperture sui territori produttivi, commento a: M Fior et al. (a cura di), Fragilità nei territori della produzione (FrancoAngeli, 2022)

P. Ceccarelli, Addis Abeba insegna ancora, commento a: C. Diamantini, D. Patassini, Addis Ababa (ListLab, 2023)

A. Delera, Una periferia metropolitana (privata), commento a: A. Di Giovanni e Jacopo Leveratto (a cura di), Un quartiere mondo (Quodlibet, 2022)

A. Grimoldi, Scienze storiche e dell'architettura, commento a: Abitare da principe (Gangemi, 2020)

G. C. Maestri, Lo spazio e le forme, commento a: C. Torricelli, Dell’organizzazione dello spazio, (Nottetempo)

L. Tozzi, Milano, un'altra storia, commento a L. Tozzi, L’invenzione di Milano (Cronopio, 2023)

G. Lanza, Città (e territori) oltre l'automobile, commento a: P. Coppola, P. Pucci e G. Pirlo (a cura di), Mobilità & città (il Mulino, 2023)

L. Zevi, Verso una sacralità non convenzionale, commento a: A. I. Lima, La dimensione sacrale del paesaggio (Palermo University Press, 2023)

F. Adobati, Conoscere attraverso il progetto, commento a: E. Colonna Di Paliano, S. Lucarelli, R. Rao, Riabitare le corti di Polaggia (FrancoAngeli, 2021)

M. C. Tosi, Urbanistica? Raccontiamola in positivo, commento a: A. Clementi, Alla conquista della modernità (Carocci, 2021)

A. Petrillo, Satellite: cronaca di un fallimento, commento a: A. Di Giovanni e J. Leveratto, (a cura di), Un quartiere-mondo (Quodlibet, 2022)

P. Colarossi, Le città sono fatte di quartieri e di abitanti, commento a: L. Palazzo, Orizzonti dell’America urbana (Roma TrE-Press, 2022)

M. Agostinelli, Sufficienza? Un antidoto alla modernità, commento a: W. Sachs, Economia della sufficienza (Castelvecchi, 2023)

A. Lazzarini, I luoghi sono un'enciclopedia, commento a: G. Nuvolati (a cura di), Enciclopedia sociologica dei luoghi (Ledizioni, 2019-2022)

G. Laino, Napoli oltre i luoghi comuni, commento a: P. Macry, Napoli. Nostalgia di domani (il Mulino, 2018)

G. Zucconi, Complessità nella semplicità, commento a: G. Ciucci, Figure e temi nell’architettura italiana del Novecento (Quodlibet, 2023)

R. Tognetti, Altre lingue per il "muratore che ha studiato latino", commento a: L. Crespi, Design del non-finito (Postmedia books, 2023)

M. A. Crippa, Il paesaggio (in Sicilia) è sacro, commento a: A. I. Lima, La dimensione sacrale del paesaggio (Palermo University Press, 2023)

A. Petrillo, Dove va Milano?, commento a: L. Tozzi, L’invenzione di Milano (Cronopio, 2023)

A. Clementi, Cercasi urbanista responsabile, commento a: A. Belli, G. Belli, Luigi Piccinato (Carocci, 2022)

F. Visconti, L'ordine necessario dell'architettura, commento a: R. Capozzi, Sull’ordine. Architettura come cosmogonìa (Mimesis, 2023)

V. De Lucia, Natura? La distruzione continua..., commento a: A. Cederna, La distruzione della natura in Italia (Castelvecchi, 2023)

P. C. Palermo, Urbanistica? Necessaria e irrilevante, commento a: A. Clementi, Alla conquista della modernità (Carocci, 2020)

C. Merlini, L'insegnamento di un controesempio, commento a: A. Di Giovanni, J. Leveratto, Un quartiere mondo (Quodlibet, 2022)

I. Mariotti, Pandemie? Una questione anche geografica, commento a: E. Casti, F. Adobati, I. Negri (a cura di), Mapping the Epidemic (Elsevier, 2021)

A. di Campli, Prepararsi all'imprevedibile, commento a: S. Armondi, A. Balducci, M. Bovo, B. Galimberti (a cura di), Cities Learning from a Pandemic (Routledge, 2023)

L. Nucci, Roma, la città delle istituzioni, commento a: (a cura di) A. Bruschi, P. V. Dell'Aira, Roma città delle istituzioni (Quodlibet, 2022)

G. Azzoni, Per un'etica della forma architettonica, commento a: M. A. Crippa, Antoni Gaudì / Eladio Dieste. Semi di creatività nei sistemi geometrici (Torri del vento, 2022)

S. Spanu, Sociologia del territorio: quale contributo?, commento a: A. Mela, E. Battaglini (a cura di), Concetti chiave e innovazioni teoriche della sociologia dell’ambiente e del territorio del dopo Covid-19 ("Sociologia urbana e rurale", n. mon. 127/2022)

F. Camerin, La dissoluzione dell'urbanistica spagnola, commento a: M. Fernandez Maroto, Urbanismo y evolución urbana de Valladolid (Universidad de Valladolid, 2021)

M.Bernardi, Il futuro è nel glocalismo, commento a: P.Perulli, Nel 2050. Passaggio al nuovo mondo (il Mulino, 2021)

F.Ventura, Edifici, città e paesaggi biodegradabili, commento a: V. De Lucia, L’Italia era bellissima (DeriveApprodi, 2022)

M. Ruzzenenti, La natura? Un'invenzione dei tempi moderni, commento a: B. Charbonneau, Il Giardino di Babilonia (Edizioni degli animali, 2022)

G. Nuvolati, Il design è nei territori, commento a: A. Galli, P. Masini, I luoghi del design in Italia (Baldini & Castoldi, 2023)

C.Olmo, Un'urbanistica della materialità e del silenzio, commento a:C. Bianchetti, Le mura di Troia (Donzelli, 2023)

E. Scandurra, Dalle aree interne un'inedita modernità, commento a: L. Decandia,Territori in trasformazione (Donzelli, 2022)

M. Brusatin, Parlare al non-finito & altro, commento a: L. Crespi, Design del non-finito (Postmedia, 2023)

H. Porfyriou, L'urbanistica tra igiene, salute e potere, commento a: G. Zucconi, La città degli igienisti (Carocci, 2022)

G. Strappa, Ogni ricostruzione è progetto, note a partire a: E. Bordogna, T. Brighenti, Terremoti e strategie di ricostruzione (LetteraVentidue, 2022)

L. Bifulco, Essere preparati: città, disastri, futuro,
commento a: S. Armondi,
A. Balducci, M. Bovo,
B. Galimberti (a cura di), Cities Learning from a Pandemic: Towards Preparedness (Routledge, 2022)

A. Bruzzese, Una piazza per ogni scuola, commento a: P. Pileri, C. Renzoni, P. Savoldi, Piazze scolastiche (Corraini, 2022)

C. Sini, Più che l'ingegnere, ci vuole il bricoleur, commento a: G. Pasqui, Gli irregolari (FrancoAngeli, 2022)

G. De Luca, L'urbanistica tra politica e comorbilità, commento a: M. Carta, Futuro (Rubbettino, 2019)

F. Erbani, Una linea rossa per il consumo di suolo, commento a: V. De Lucia, L’Italia era bellissima (DeriveApprodi, 2022)

F. Ventura, L'urbanistica fatta coi piedi, commento a: G. Biondillo, Sentieri metropolitani (Bollati Boringhieri, 2022)

E. Battisti, La regia pubblica fa più bella la città, commento a: P. Sacerdoti, Via Dante a Milano (Gangemi, 2020)

G. Nuvolati, Emanciparsi (e partecipare camminando), commento a: L. Carrera, La flâneuse (Franco Angeli, 2022)

P. O. Rossi, Zevi: cinquant'annidi urbanistica italiana, commento a: R. Pavia, Bruno Zevi (Bordeaux, 2022)

C. Olmo, La memoria come progetto, commento a: L. Parola, Giù i monumenti? (Einaudi, 2022); B. Pedretti, Il culto dell’autore (Quodlibet, 2022); F. Barbera, D. Cersosimo, A. De Rossi (a cura di), Contro i borghi (Donzelli, 2022)

A. Calafati, La costruzione sociale di un disastro, commento a: A. Horowitz, Katrina. A History, 1915-2015 (Harvard University Press, 2020)

B. Bottero, Città vs cittadini? No grazie, commento a: M. Bernardi, F. Cognetti e A. Delera, Di-stanza. La casa a Milano (LetteraVentidue, 2021)

F. Indovina, La città è un desiderio, commento a: G. Amendola, Desideri di città (Progedit, 2022)

A. Mazzette, La cura come principio regolatore, F. C. Nigrelli (a cura di), Come cambieranno le città e i territori dopo il Covid-19 (Quodlibet Studio, 2021)

P. Pileri, La sostenibilità tradita ancora, commento a: L. Casanova, Ombre sulla neve. Milano-Cortina 2026 (Altreconomia, 2022)

A. Muntoni, L'urbanistica, sociologia che si fa forma, commento a: V. Lupo, Marcello Vittorini, ingegnere urbanista (Gangemi, 2020)