LA SINISTRA TRA MEDIA E LEADER

Versione 2

Una breve aggiunta alla vexata qaestio del rapporto tra sinistra e media. Attualmente, ho l’impressione che si possa descrivere la cultura di sinistra come caratterizzata da una sorta di oscillazione tra due poli contrapposti. E ciò succeda tanto nella dimensione della riflessione teorica quanto in quella della pratica politica ovvero nell’intreccio di queste due dimensioni. Da un lato, si rintraccia un elogio (a volte davvero incondizionato) del tempo nuovo, segnato dalla velocità: velocità di consultazione e di decisione di cui i nuovi media digitali forniscono il paradigma sino ad essere esaltati come panacea delle disfunzioni dei meccanismi politici tradizionali. Dall’altro, si rintraccia una denuncia (a volte una sentenza) di una esiziale deriva populista o più in generale post-democratica di cui la leaderizzazione dei partiti rappresenta la punta più visibile e a cui i media della disintermediazione forniscono un indispensabile supporto. Entrambe le posizioni scontano una focalizzazione eccessiva su un singolo aspetto dello scenario presente (la velocità degli scambi orizzontali, la verticalizzazione del rapporto capo-pubblico) che viene di conseguenza assolutizzato. In altri termini, si oscilla tra utopie (e qui il pensiero unico dimostra la sua forza ideologica) e distopie (tanto fosche quanto per nulla scontate) senza farsi adeguatamente carico delle ambivalenze del presente. Queste ambivalenze non sono, però, altro che segno della contingenza di ogni situazione politica ovvero della pluralità di scenari possibili che ne possono scaturire. Scenari che i media contribuiscono a plasmare tanto quanto ne sono, a loro volta, plasmati.

twitter @antonio_tursi

 

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