Carlo Cellamare  
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CAMBIARE LE PERIFERIE RIPOLITICIZZANDOLE


Commento al libro di Cognetti, Gambino e Lareno Faccini



Carlo Cellamare


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Il libro Periferie del cambiamento (sottotitolo: Traiettorie di rigenerazione tra marginalità e innovazione a Milano) scritto e curato da Francesca Cognetti, Daniela Gambino e Jacopo Lareno Faccini con l’apporto di altri autori (Quodlibet, 2020) rappresenta un contributo e un passaggio importante nella riflessione e nel dibattito sulle periferie, non solo italiane. Lo studio, infatti, sviluppa un approccio e una metodologia di estremo interesse che possono essere considerati di riferimento per chi si occupa di questi temi. Questi sono stati sviluppati a partire dal lavoro svolto nell’ambito del progetto Mapping San Siro (quindi sostanzialmente focalizzato su un quartiere, San Siro appunto) e integrati con gli esiti altre ricerche (come For Rent) conferendo alla proposta un carattere di estendibilità e applicabilità anche in altri contesti. Si tratta di un approccio che coniuga diversi strumenti e diversi linguaggi e, in particolare, sperimenta una combinazione difficile da strutturare non solo tra ricerca 'qualitativa’ e 'quantitativa’, ma anche tra ricerca 'desk’ e ‘sul campo’ e/o ‘in-azione’. Ne emerge una ricchezza di contenuti e una espressività di vissuti combinati con una strutturazione complessiva di ampio respiro e grande rigore metodologico.

Il gruppo di ricerca, attraverso questo libro che restituisce gli esiti di una ricerca finanziata da Fondazione Cariplo impegnata in maniera molto sensibile nel programma sulle periferie Lacittàintorno, ha inteso anche riflettere criticamente sul lavoro di ‘ricerca-azione’ svolto e sull’approccio seguito, strutturandolo e nominandolo nelle sue diverse fasi per renderne più chiaro il senso, gli obiettivi, la replicabilità. Ne emerge una strutturazione dei percorsi che non segue una rigida scansione temporale ma combina momenti diversi: Local Inquiry & Mapping; Situating & Engaging; Visioning & Reporting; Enabling.

Lo studio si propone – a mio parere con successo – di sviluppare un discorso ampio di sistema che vale per le questioni di carattere metodologico, ma anche per una lettura interpretativa dei diversi contesti milanesi e delle periferie nel suo complesso. Il lavoro restituisce, infatti, la complessità e l’articolazione di tante periferie diverse cui corrispondono altrettanti mondi differenti, sia attraverso una lettura complessiva del contesto milanese, sia attravers importanti approfondimenti in tre quartieri del capoluogo lombardo: Adriano, Corvetto, via Padova. Contesti per certi aspetti molto noti (ma forse non adeguatamente interpretati), per altri decisamente sconosciuti. Di tali quartieri viene ricostruita la formazione e le traiettorie evolutive, la struttura attuale, la modalità con cui viene percepito e vissuto lo spazio, le iniziative in corso, le conflittualità e gli elementi di crisi, i cantieri aperti, le progettualità esistenti, i soggetti che operano, le modalità dell’interazione, ecc. Un lavoro che restituisce una visione complessa dei territori urbani indagati dove le periferie risultano più sfaccettate di quanto non appaiano, una combinazione di ‘pezzi’ diversi, sia a livello locale che a livello di sistema complessivo.

Pur con una profonda attenzione alle dinamiche sociali, nonché alle pratiche ed ai processi che attraversano la vita di queste periferie, all’interno del lavoro il nodo rilevante da cui si parte e a cui si arriva è lo spazio, inteso anche nella sua fisicità, ma non banalmente ridotto ad essa. Lo spazio ha una sua consistenza fisica, ma si definisce anche attraverso la sua storia insediativa, le pratiche sociali che lo usano e lo trasformano, le aspettative che genera, le politiche (più o meno adeguate, più o meno attuate) e le progettualità che lo interessano, i vissuti che interpreta e rappresenta. Lo spazio svolge un ruolo di mediazione dell’interazione, ma è anche oggetto e soggetto del conflitto e della riappropriazione. Lo spazio come prodotto sociale viene qui restituito nella sua ricchezza e complessità, ma – direi – anche nella sua vitalità, significatività ed espressività.

Ciò che appare particolarmente importante sottolineare è che al centro di tutto il lavoro e della domanda di ricerca, anche se non viene mai detto espressamente, vi è l’attenzione alle persone. E insieme ad essa l’obiettivo del miglioramento della qualità dell’abitare, sullo sfondo di una profonda esigenza di giustizia sociale. Il libro ne è attraversato e fa la differenza. Le stesse ricerche quantitative e ‘desk’ sono orientate in questa direzione, rendendole decisamente meno aride e motivandone il senso. Ancor più traspare dal lavoro sul campo, dall’immersione, dall’engagement: atteggiamento e approccio complessivo che viene condiviso da tutto il gruppo di lavoro e che trova un bel riferimento nella coordinatrice, Francesca Cognetti, ricercatrice attenta, sensibile, coinvolta e impegnata.

La ricerca è caratterizzata anche da una significativa fiducia nel “pubblico” e nelle “politiche pubbliche”, sebbene non manchino critiche severe e la evidenziazione di importanti elementi di inadeguatezza. Questo apre – a mio avviso – ad una importante discussione sulla dimensione “politica” della ricerca, soprattutto se si pone come ricerca engaged e ‘ricerca-in-azione’ e se si pone obiettivi di ridefinizione e di innovazione delle politiche, nonché di sostegno diretto ed esplicito ad alcune progettualità. Il nodo è in quella parola, “cambiamento”, che troviamo anche nel titolo e che rimane un leit motiv in tutto il libro, sia per riconoscerlo dove è esistente, sia per sollecitarlo o reclamarlo dove manca. Le periferie sono considerate come luogo del cambiamento nella misura in cui sono riconosciute come luogo vitale, attraversato da fermenti innovativi che agiscono e cercano continuamente il miglioramento delle condizioni di vita dei suoi abitanti senza tuttavia smarrire una visione ampia della società e del modello di sviluppo.

Il tema del “cambiamento” si sposta allora su quali siano i soggetti e gli attori di questo cambiamento e su quale sia l’idea di cui sono portatori. Gli attori locali (enti, associazioni) e gli abitanti appaiono spesso portatori di conoscenza innovativa, sia perché competente esperta e legata al vissuto, sia perché aperta al futuro. Da questo punto di vista, però, nasce il problema di come avvenga il trasferimento di tale conoscenza alla pubblica amministrazione, di come si costruiscano e si definiscano le politiche, di come si possa far tesoro di saperi diffusi che una progettazione “dall’alto” rischia di disperdere. Alla pubblica amministrazione rimane un ruolo fondamentale, ma è inevitabile interrogarsi sulla sua capacità di raccogliere le sollecitazioni dai territori (al di là dei contesti “illuminati”) e, quindi, sull’intelligenza delle istituzioni. Questo trasferimento reciproco di conoscenze avviene? È un meccanismo che funziona? È in questo nodo cruciale che, inevitabilmente, emergono molti dubbi e si apre il campo dell’enabling, dell’apprendimento reciproco, dove l’Università potrebbe (o dovrebbe) svolgere un ruolo fondamentale. Ma, anche in questo caso, vien da chiedersi se la conoscenza che si costruisce attraverso approcci sperimentali – come quelli di cui si narra in questo libro – rimane all’Università o viene agita, si trasmette in maniera efficace. In altri termini, l’enabling e la capacitazione in che direzione vanno?

La ricerca sottolinea la necessità di “formare” gli attori, da una parte, ma di favorire il trasferimento delle conoscenze ed abilitare le situazioni ed i processi, dall’altra. Tutto questo – a giudizio di chi scrive – non è neutrale e non è lineare. Esiste un disallineamento tra il “campo di formazione della conoscenza innovativa” e il “campo delle azioni”. I soggetti non trovano (o non trovano sempre) terreni diretti e lineari, o persino collaborativi, di scambio costruttivo e devono fare i conti con i grandi processi socio-economici ed insediativi esterni ed eterodiretti che sfuggono ad una capacità di controllo se non persino di orientamento. A mio parere tutto questo comporta la necessità di “ripoliticizzare” la vita pubblica e i processi di scambio della conoscenza e di definizione delle politiche di cui si è parlato, ricostruendo uno spazio di azione del conflitto che ha un valore costruttivo enorme e dimenticato. Bisogna “premere” sulle politiche perché si inneschino processi costruttivi, al di fuori di una loro interpretazione tecnocratica ed autoreferenziale. Questo può essere agevolato anche da una rottura degli schemi tradizionali, ovvero dello schema conoscenza (anche se “orientata all’azione”) – politiche – progetti/azione, a favore di una cortocircuitazione tra conoscenza attive e condivise e azioni/progetti che stimola o obbliga al confronto politico, che favorisce un’interazione più diretta e decisa. Tra l’altro l’Università, pur dando un fondamentale contributo critico e di competenze, non può sostituirsi al confronto politico, spesso inibendo o depotenziando il conflitto stesso.

È difficile capire altrimenti come possa avvenire il “cambiamento”.

La proposta fondamentale che viene fatta di “formare laboratori di innovazione delle politiche per le periferie”, come espressione dell’idea di costituire “spazi abilitanti”, appare sicuramente centrale e importante. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che si tratta di luoghi da conquistare, da rendere più forti e incisivi, da costituire come spazi di confronto politico e di ri-politicizzazione della vita pubblica.

Carlo Cellamare

 

 

 

N.d.C. - Carlo Cellamare, professore ordinario di Tecnica e pianificazione urbanistica alla Sapienza Università di Roma, dirige il LabSU - Laboratorio di Studi Urbani "Territori dell'abitare" del Dipartimento di Ingegneria Civile Edile e Ambientale e il periodico di studi urbani "Tracce Urbane". È membro del collegio docenti del Dottorato in Ingegneria dell’Architettura e dell’Urbanistica (referente del curriculum Tecnica Urbanistica), ha coordinato numerosi progetti di ricerca nazionali e internazionali e ha collaborato con diverse amministrazioni locali.

Tra i suoi libri: Culture e progetto del territorio (FrancoAngeli, 1999); (a cura di) con Enzo Scandurra e Patrizia Bottaro, Labirinti della città contemporanea (Meltemi, 2001); Fare città. Pratiche urbane e storie di luoghi (Eleuthera, 2008); Progettualità dell'agire urbano. Processi e pratiche urbane (Carocci, 2011); (a cura di) Roma città autoprodotta (manifestolibri, 2014); con Massimo Ilardi e Enzo Scandurra, Recinti urbani. Roma e i luoghi dell'abitare (manifestolibri, 2014); (a cura di) Fuori raccordo. Abitare l'altra Roma (Donzelli, 2016); Città fai-da-te. Tra antagonismo e cittadinanza. Storie di autorganizzazione urbana (Donzelli, 2019); con Francesco Montillo, Periferia. Abitare Tor Bella Monaca (Donzelli, 2020), Abitare le periferie (Bordeaux Edizioni, 2020).

Per Città Bene Comune ha scritto: Roma tra finzione e realtà (18 luglio 2019).

Sui libri di Carlo Cellamare, v. in questa rubrica: Gabriele Pasqui, Più Stato o più città fai-da-te? (21 febbraio 2020); Agostino Petrillo, La città che sale (19 giugno 2020).

NB. I grassetti nel testo sono nostri.

R.R.

 


© RIPRODUZIONE RISERVATA

26 NOVEMBRE 2021

CITTÀ BENE COMUNE

Ambito di riflessione e dibattito sulla città, il territorio, l'ambiente, il paesaggio e le relative culture progettuali

ideato e diretto da
Renzo Riboldazzi

prodotto dalla Casa della Cultura e dal Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano

in redazione:
Elena Bertani
Luca Bottini
Oriana Codispoti
Filippo Maria Giordano
Federica Pieri

cittabenecomune@casadellacultura.it

iniziativa sostenuta da:
DASTU - Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano
 

 

 

Conferenze & dialoghi

2017: Salvatore Settis
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

2018: Cesare de Seta
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

2019: G. Pasqui | C. Sini
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

2021: V. Magnago Lampugnani | G. Nuvolati
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

 

 

 

Gli incontri

- cultura urbanistica:
2021: programma/1,2,3,4
 
- cultura paesaggistica:

 

 

Gli autoritratti

2017: Edoardo Salzano
2018: Silvano Tintori
2019: Alberto Magnaghi

 

 

Le letture

2015: online/pubblicazione
2016: online/pubblicazione
2017: online/pubblicazione
2018: online/pubblicazione
2019: online/pubblicazione
2020: online/pubblicazione
2021:

F. Ventura, Per una critica dei principi territorialisti, commento a: Alberto Magnaghi, Il principio territoriale (Bollati Boringhieri, 2020)

F. Camerin, L'urbanistica contrattatafa bene alla rendita, commento a: Lo stadio degli inganni (DeriveApprodi, 2020)

P. Castoro, Biopolitica e mondo comune, commento a: O. Marzocca, Biopolitics for Beginners (Mimesis Int., 2020)

C. Olmo, Biografia (e morfologia) di una strada, commento a: C. Barioglio, Avenue of the Americas (FrancoAngeli, 2021)

A. Calafati, Il declino di Torino: una lezione per la città, commento a: A. Bagnasco, G. Berta, A. Pichierri, Chi ha fermato Torino? (Einaudi, 2020)

A. Bonomi, Quali politiche per la città di oggi?, commento a: C. Tajani, Città prossime (Guerini, 2021)

L. Marescotti, L'Urbanistica innanzitutto, commento a: C. Sambricio, P. Ramos (a cura di), El urbanismo de la transición (Ayuntamiento de Madrid, 2019)

M. Ruzzenenti, Il territorio dopo il Covid (e prima del PNRR), commento a: A. Marson, A. Tarpino (a cura di), Abitare il territorio al tempo del Covid, “Scienze del territorio”, numero speciale 2020

R. Pavia, Le città di fronte alle sfide ambientali, commento a: Livio Sacchi, Il futuro delle città (La nave di Teseo, 2019)

C.Salone, Oltre i distretti, dentro l'urbano, commento a: C. Mattioli, Mutamenti nei distretti (FrancoAngeli, 2020)

O. Marzocca, L'ambiente dell'uomo e l'indifferenza di Gaia, commento a: A. Magnaghi, Il principio territoriale (Bollati Boringhieri, 2020)

G. Consonni, Il passato come risorsa del progetto, commento a: A. Lanzani, Cultura e progetto del territorio e della città (FrancoAngeli 2020)

F. Indovina, Urbanistica? Bologna docet, commento a: R. Scannavini, Al centro di Bologna, 1965-2015 (Costa Editore, 2020)

S. Brenna, È questa l’urbanistica che vogliamo?, Commento a: P. Berdini, Lo stadio degli inganni (DeriveApprodi, 2020)

S. Moroni, Oltre la retorica dell’attivismo civico, commento a: C. Pacchi, Iniziative dal basso e trasformazioni urbane (Bruno Mondadori, 2020)

P. Pardi, Dal territorio una nuova democrazia, commento a: A. Magnaghi, Il principio territoriale (Bollati Boringhieri, 2020)

L. Carbonara, Riappropriarsi delle origini (di Mogadiscio), commento al catalogo della mostra curata da K. M. Abdulkadir, G. Restaino, M. Spina

C. Diamantini, La città nella tela del ragno, commento a: R. Keeton, M. Provost, To Built a City in Africa (nai010 publishers, 2019)

C. Petrognani e A. P. Oro, Paesaggi della pluralità, commento a: E. Trusiani et al. (a cura di), Paisagem cultural do Rio Grande do Sul, supplemento al n. 24/2021 di “Visioni LatinoAmericane”

E. Scandurra, Roma, e se non capitasse niente?, Commento a: W. Tocci, Roma come se (Donzelli, 2020)

G. Demuro, Custodire la bellezza insieme, commento a: G. Arena, I custodi della bellezza (Touring Club Italiano, 2020)

A. Casaglia, L'invenzione (e l'illusione) dei confini, commento a: L. Gaeta e A. Buoli (a cura di), Transdisciplinary Views on Boundaries (Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, 2020)

R. Pugliese, Comporre nuove urbanità, commento a: A. De Rossi (a cura di), Riabitare l'Italia. Le aree interne tra abbandoni e riconquiste (Donzelli, 2018)

L. Bonesio, Dall'uso-consumo all'uso-cura del mondo, commento a: O. Marzocca, Il mondo comune (Manifestolibri, 2019)

G. Amendola, La città è fatta di domande, commento a: A. Mazzette e S. Mugnano (a cura di), Il ruolo della cultura nel governo del territorio (FrancoAngeli 2020)

C. Bianchetti, Incoraggiare rotture e nuovi germogli, commento a: Camillo Boano, Progetto Minore (LetteraVentidue, 2020)

M. Balbo, La città pensante, commento a: A. Amin, N. Thrift, Vedere come una città (Mimesis, 2020)

G. Pasqui, La ricerca è l'uso che se ne fa, commento a: P. L. Crosta, C. Bianchetti, Conversazioni sulla ricerca (Donzelli)

R.R., L'Urbanistica italiana si racconta, introduzione al video: E. Bertani (a cura di), Autoritratto di Alberto Magnaghi (Casa della Cultura 2020)

S.Saccomani, La casa: vecchie questioni, nuove domande, commento a: M. Filandri, M. Olagnero, G. Semi, Casa dolce casa? (il Mulino, 2020)

G. Semi, Coraggio e follia per il dopo covid, commento a: G. Nuvolati, S. Spanu (a cura di), Manifesto dei Sociologi e delle Sociologhe dell’Ambiente e del Territorio sulle Città e le Aree Naturali del dopo Covid-19, (Ledizioni, 2020)

R. Riboldazzi, Per una critica urbanistica, introduzione a: Città Bene Comune 2019 (Ed. Casa della Cultura, 2020)

M. Venturi Ferriolo, Contemplare l'antico per scorgere il futuro, commento a: R. Milani, Albe di un nuovo sentire (il Mulino, 2020)

S. Tagliagambe, L'urbanistica come questione del sapere, commento a: C. Sini, G. Pasqui, Perché gli alberi non rispondono (Jaca Book, 2020)

G. Consonni, La coscienza di luogo necessaria per abitare, commento a: A. Magnaghi, Il principio territoriale (Bollati Boringhieri, 2020)

E. Scandurra, Nel passato c'è il futuro di borghi e comunità, commento a: G. Attili – Civita. Senza aggettivi e senza altre specificazioni (Quodlibet, 2020)

R. Pavia, Roma, Flaminio: ripensare i progetti strategici, commento a: P. O. Ostili (a cura di), Flaminio Distretto Culturale di Roma (Quodlibet, 2020)

C. Olmo, La diversità come statuto di una società, commento a: G. Scavuzzo, Il parco della guarigione infinita (LetteraVentidue, 2020)

F. Indovina, Post-pandemia? Il futuro è ancora nelle città, commento a: G. Amendola (a cura di), L’immaginario e le epidemie (Mario Adda Ed., 2020)

G. Dematteis, Il territorio tra coscienza di luogo e di classe, commento a: A. Magnaghi, Il principio territoriale (Bollati Boringhieri, 2020)

M. Ruzzenenti, Una nuova cultura per il bene comune, commento a: G. Nuvolati, S. Spanu (a cura di), Manifesto dei sociologi e delle sociologhe dell’ambiente e del territorio sulle città e le aree naturali del dopo Covid-19 (Ledizioni, 2020)

F. Forte, Una legge per la (ri)costruzione dell'Italia, commento a: M. Zoppi, C. Carbone, La lunga vita della legge urbanistica del '42 (didapress, 2018)

F. Erbani, Casa e urbanità, elementi del diritto alla città, commento a: G. Consonni, Carta dell’habitat (La Vita Felice, 2019)

P. Pileri, Il consumo critico salva territori e paesaggi, commento a, A. di Gennaro, Ultime notizie dalla terra (Ediesse, 2018)