Luigi Piccioni  
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LA CRITICA AL CAPITALISMO DA SALZANO A NEBBIA


Commento al libro postumo di Giorgio Nebbia



Luigi Piccioni


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Poco più di un anno fa, a distanza di poche settimane, ci hanno lasciato due figure che hanno segnato a lungo il dibattito politico-culturale italiano sui temi della città e dell’ambiente e che avevano in comune molti aspetti biografici e forse persino caratteriali: Giorgio Nebbia ed Edoardo Salzano. Essi hanno condiviso anzitutto una grande longevità non solo anagrafica in quanto entrambi hanno lavorato alacremente fino praticamente alla fine: Giorgio Nebbia è stato fermato solo da un’ischemia nel luglio 2019, all’età di 93 anni, mentre Edoardo Salzano ha pubblicato l’ultimo pezzo sul suo sito web “eddyburg” una settimana prima di morire, nel settembre 2019, a 89 anni. Per oltre sessant’anni sono stati entrambi dei punti di riferimento nazionali come specialisti della propria disciplina, come organizzatori di cultura, come divulgatori e come attivisti politici. Entrambi hanno costantemente anteposto alle lusinghe della popolarità a buon mercato, della frequentazione a tutti i costi dei luoghi del potere e del conformismo culturale una coerenza rara, che li ha spinti ogni volta a cercare le occasioni e i gli strumenti più efficaci con cui affermare le proprie aspirazioni a un mondo più giusto, più libero e più vivibile. Negli ultimi anni, oltre a scelte politiche analoghe in favore della sinistra pacifista e ambientalista di movimento, li ha accomunati una forte stima reciproca, testimoniata dai frequenti contributi di Nebbia a “eddyburg”.

Se Edoardo Salzano non ha mai smesso di agitare la bandiera di un’urbanistica razionale, attenta al bene comune e partecipata anche quando la grande stagione degli anni Settanta è stata schiacciata da un ritorno alla grande della rendita e della speculazione edilizia ora ben radicate nella cultura e nelle pratiche del neoliberismo, Giorgio Nebbia ha tenuto ferme le ragioni di un ambientalismo saldamente basato sul ragionamento scientifico, sempre lucido sulle responsabilità del capitalismo, coniugato con quelli che secondo lui erano insopprimibili diritti di tutti gli esseri umani, a partire da quelli fondamentali, materiali, quotidiani.

Salzano è stato non solo docente universitario ma anche rappresentante della comunità e amministratore locale, a Roma e soprattutto a Venezia, dove infine si è stabilito; Nebbia è stato deputato e senatore eletto come indipendente nelle liste del Pci in Puglia, dove insegnava, ma anche consigliere comunale a Massa negli anni della battaglia popolare per la chiusura della Farmoplant. Entrambi hanno esercitato un magistero pubblico che ha saputo andare ben al di là delle aule universitarie in cui hanno insegnato. Salzano ha animato sin dagli anni degli studi universitari un gran numero di riviste, ha fondato e diretto “Urbanistica informazioni” e nell’ultimo ventennio della sua vita ha dato vita a un originale blog-contenitore - “eddyburg”, appunto - seguito quotidianamente da migliaia di tecnici, di militanti, di persone di cultura. Nebbia è uscito invece sin dai primi anni Sessanta dal rispettabile bozzolo accademico per divenire un instancabile divulgatore capace, di collaborare contemporaneamente con decine di quotidiani e di riviste pur di provocare una presa di coscienza sui meccanismi e sui responsabili della crisi ambientale e sulla necessità di uscirne. E anche Nebbia, non casualmente, alla fine degli anni Novanta ha scelto il web come principale strumento di intervento politico-culturale creando la rivista digitale Altronovecento. Ambiente Tecnica, Società.

Il ricco profilo di specialista, di ricercatore, di militante e soprattutto di divulgatore di Nebbia emerge pienamente nella raccolta di suoi saggi che Lelio Demichelis ha curato quest’anno per Jaca Book e intitolata La terra brucia. Per una critica ecologica al capitalismo. Il libro si vale di una breve ma densa introduzione di Pier Paolo Poggio e di Marino Ruzzenenti, che di Nebbia sono stati stretti collaboratori presso la Fondazione Luigi Micheletti di Brescia e compagni di avventure in Altronovecento, di una postfazione del curatore e di un profilo biografico steso da chi scrive. Il cuore del volume è però costituito da una quarantina di scritti di Nebbia suddivisi in quattro sezioni: una raccolta di saggi di argomento vario, una serie di brevi profili biografici divulgativi di figure come Antonio Cederna, Lewis Mumford, Friedrich Engels, un carteggio con Dario Paccino dei primi anni Settanta e tre brevi scritti sulla possibilità/necessità di pensare il futuro.

Al pari di quello di Salzano, l’impegno politico e di scrittura di Nebbia è di ampio respiro ma affonda le sue radici e muove da un sapere specialistico: se Salzano parte dall’urbanistica e legge il mondo anzitutto con gli occhi dell’urbanista, per Nebbia il punto di partenza è quella strana e un po’ desueta disciplina che è la merceologia. Un sapere nato nelle aule e nei laboratori delle facoltà di chimica per testare l’autenticità e la qualità delle merci ma trasformato da alcuni – tra cui il maestro di Nebbia Walter Ciusa – in una scienza del ciclo di vita delle merci: dall’individuazione e dal trattamento della materia prima fino alla solo apparente sparizione delle merci nel buco nero dei rifiuti passando per la loro trasformazione grazie al processo produttivo e per il loro consumo.

A partire dagli anni Cinquanta Nebbia decanta progressivamente questa “merceologia arricchita” in un sapere finalizzato a indirizzare la produzione verso scelte razionali e costruttrici di giustizia sociale: da giovane docente a Bari inizia infatti a studiare l’energia solare e come essa possa essere impiegata nei processi di dissalazione, per procurare acqua economica, pulita e sufficiente per le aree del mondo che ne sono sprovviste. Di qui in poi Nebbia darà vita a una sua coerente visione del mondo arricchita via via dagli insegnamenti sociali del Concilio e delle encicliche di Giovanni XXIII e di Paolo VI, dalla scoperta di Lewis Mumford e soprattutto dall’incontro con l’ambientalismo, attorno alla metà degli anni Sessanta. Il capitalismo e la tecnica tagliata sulle sue esigenze di profitto e di rendita non generano solo una distribuzione iniqua delle ricchezze e crescenti fenomeni di degrado sociale e di marginalizzazione, ma mettono a rischio il futuro stesso del pianeta consumando a ritmi accelerati risorse finite e degradando progressivamente la qualità della biosfera.

Un mondo più giusto e più vivibile (a Nebbia è particolarmente cara l’espressione dell’enciclica paolina Populorum progressio secondo cui la Terra deve divenire aptior ad habitandum, più umana da abitare) passa quindi per un ripensamento radicale delle tecniche ma soprattutto dei rapporti economici e sociali, dei fini ultimi dell’economia e della convivenza comune.

Uno dei maggiori pregi del copioso lavoro di scrittura, di intervento politico e di divulgazione di Nebbia è riconoscibile nella costante capacità di tenere chiaramente insieme tutti questi fili, di saperli spiegare in modo sempre semplice, lineare e spesso persino accattivante a dispetto della complessità degli argomenti e dei ragionamenti e queste pagine testimoniano bene di questa capacità. E lo testimoniano sin dal testo iniziale dell’antologia, la trascrizione inedita dell’intervento al XVI congresso del Pci, tenuto a Milano nel marzo 1983, in cui Nebbia sintetizza in poche battute tutta la sua visione della degradazione dell’ambiente causata della violenza esercitata sulla natura mediante tecniche produttive inquinanti, dallo sfruttamento delle risorse del Terzo mondo, da forme di consumo sconsiderate, di come il movimento ambientalista si ribelli contro questa violenza e prospetti un altro tipo di tecnica, di economia, di società alla quale il movimento operaio non può e non deve essere indifferente.

Vale la pena osservare, concludendo, che quasi tutti gli scritti contenuti nel volume provengono dalle pagine di Altronovecento – la rivista digitale creata nel 1999 assieme a Pier Paolo Poggio nell’ambito delle attività della Fondazione Luigi Micheletti di Brescia – che è giunta oggi al quarantaduesimo numero e che contribuisce a mantenere viva l’eredità culturale e politica di Nebbia.

Luigi Piccioni

 

 

 

N.d.C. - Luigi Piccioni insegna storia economica all'Università della Calabria e coordina il collettivo redazionale di Altronovecento. Ambiente Tecnica Società, rivista digitale fondata da Giorgio Nebbia e Pier Paolo Poggio.

Tra le sue opere più recenti: con Giorgio Nebbia, I limiti dello sviluppo in Italia. Cronache di un dibattito 1971-74 (Fondazione Luigi Micheletti, 2011); Il volto amato della patria. Il primo movimento per la protezione della natura in Italia 1880-1934 (Temi, 2014); Cronologia di “altronovecento” di storia dell’ambientalismo 1854-2000 (Fondazione Luigi Micheletti, 2017); Chiesa ed ecologia 1970-1972: un dialogo interrotto (Fondazione Luigi Micheletti, 2018); Sindacato ambiente sviluppo. La Cgil Abruzzo, i parchi e le origini della riserva Monte Genzana-Alto Gizio 1979-1996 (Ediesse, 2019).

Del libro oggetto di questo commento si è discusso alla Casa della Cultura il 21 settembre 2020 con Ferruccio Capelli, Lelio Demichelis e Marino Ruzzenenti: clicca qui.

N.B. I grassetti nel testo sono nostri.

R.R.

 


© RIPRODUZIONE RISERVATA

13 NOVEMBRE 2020

CITTÀ BENE COMUNE

Ambito di riflessione e dibattito sulla città, il territorio, l'ambiente, il paesaggio e le relative culture progettuali

ideato e diretto da
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prodotto dalla Casa della Cultura e dal Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano

in redazione:
Elena Bertani
Oriana Codispoti

cittabenecomune@casadellacultura.it

powered by:
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Le conferenze

2017: Salvatore Settis
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

2018: Cesare de Seta
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

2019: G. Pasqui | C. Sini
locandina/presentazione

 

 

Gli incontri

- cultura urbanistica:
 
- cultura paesaggistica:

 

 

Gli autoritratti

2017: Edoardo Salzano
2018: Silvano Tintori

 

 

Le letture

2015: online/pubblicazione
2016: online/pubblicazione
2017: online/pubblicazione
2018: online/pubblicazione
2019: online/pubblicazione
2020:

M. Bolocan Goldstein, Spazio & società per ripensare il socialismo, commento a: B. Sala, Società: per azioni (Einaudi, 2020)

M. Landsberger, L'architettura moderna in Sicilia, commento a: G. Di Benedetto, Antologia dell’architettura moderna in Sicilia (40due edizioni, 2018)

M. Balbo, Trasporti: più informazione, più democrazia, commento a M. Ponti, Grandi operette (Piemme, 2019)

F. C. Nigrelli, Senza sguardo territoriale la ripresa fallisce, commento a: A. Marson (a cura di), Urbanistica e pianificazione nella prospettiva territorialista (Quodlibet, 2019)

G. Pasqui, La Storia tra critica al presente e progetto, commento a: C. Olmo, Progetto e racconto (Donzelli, 2020)

F. Lazzari, Paesaggi dell'immigrazione in Brasile, commento a: D. Rigatti, E. Trusiani, Architettura e paesaggio in Serra Gaúcha (Ed. Nuova Cultura, 2017)

F. de Agostini, De carlo e l'ILAUD: una lezione ancora attuale, commento a: P. Ceccarelli (a cura di), Giancarlo De Carlo and ILAUD (Fondazione Ordine Architetti Milano, 2019)

P. O. Rossi, Modi (e nodi) del fare storia in architettura, commento a C. Olmo (a cura di), Progetto e racconto (Donzelli, 2020)

A. Mela, La città e i suoi ritmi (secondo Lefebvre), commento a: H. Lefebvre, Elementi di ritmanalisi, a cura di G. Borelli (Lettera Ventidue, 2019)

P. Baldeschi, La prospettiva territorialista alla prova, commento a: (a cura di) A. Marson, Urbanistica e pianificazione nella prospettiva territorialista (Quodlibet, 2019)

C. Magnani, L'architettura tra progetto e racconto, commento a: C. Olmo, Progetto e racconto (Donzelli, 2020)

F. Gastaldi, Nord vs sud? Nelle politiche parliamo di Italia, commento a: A. Accetturo e G. de Blasio, Morire di aiuti (IBL, 2019)

R. Leggero, Curare l'urbano (come fosse un giardino), commento a: M. Martella, Un piccolo mondo, un mondo perfetto (Ponte alle Grazie, 2019)

E. Zanchini, Clima: l'urbanistica deve cambiare approccio, commento a: M. Manigrasso, La città adattiva (Quodlibet, 2019)

A. Petrillo, La città che sale, commento a: C. Cellamare, Città fai-da-te (Donzelli, 2019)

A. Criconia, Pontili urbani: collegare territori sconnessi, commento a: L. Caravaggi, O. Carpenzano (a cura di), Roma in movimento (Quodlibet, 2019)

F. Vaio, Una città giusta (a partire dalla Costituzione), commento a: G. M. Flick, Elogio della città? (Paoline, 2019)

G. Nuvolati, Città e Covid-19: il ruolo degli intellettuali, commento a: M. Cannata, La città per l’uomo ai tempi del Covid-19 (La nave di Teseo, 2020)

P. C. Palermo, Le illusioni del "transnational urbanism", commento a: D. Ponzini, Transnational Architecture and Urbanism (Routledge, 2020)

V. Ferri, Aree militari: comuni, pubbliche o collettive?, commento a: F. Gastaldi, F. Camerin, Aree militari dismesse e rigenerazione urbana (LetteraVentidue, 2019)

E. Micelli, Il futuro? È nell'ipermetropoli, commento a: M. Carta, Futuro. Politiche per un diverso presente (Rubbettino, 2019)

A. Masullo, La città è mediazione, commento a: S. Bertuglia, F. Vaio, Il fenomeno urbano e la complessità (Bollati Boringhieri, 2019)

P. Gabellini, Suolo e clima: un grado zero da cui partire, commento a: R. Pavia, Tra suolo e clima (Donzelli, 2019)

M. Pezzella, L'urbanità tra socialità insorgente e barbarie, commento a: A. Criconia (a cura di), Una città per tutti (Donzelli, 2019)

G. Ottolini, La buona ricerca si fa anche in cucina, commento a: I. Forino, La cucina (Einaudi, 2019)

C. Boano, "Decoloniare" l'urbanistica, commento a: A. di Campli, Abitare la differenza (Donzelli, 2019)

G. Della Pergola, Riadattarsi al divenire urbano, commento a: G. Chiaretti (a cura di), Essere Milano (enciclopediadelle
donne.it, 2019)

F. Indovina, È bolognese la ricetta della prosperità, commento a: P. L. Bottino, P. Foschi, La Via della Seta bolognese (Minerva 2019)

R. Leggero, O si tiene insieme tutto, o tutto va perduto, Commento a: M. Venturi Ferriolo, Oltre il giardino (Einaudi, 2019)

L. Ciacci, Pianificare e amare una città, fino alla gelosia, commento a: L. Mingardi, Sono geloso di questa città (Quodlibet, 2018)

L. Zevi, Forza Davide! Contro i Golia della catastrofe, commento a: R. Pavia, Tra suolo e clima (Donzelli, 2019)

G. Pasqui, Più Stato o più città fai-da-te?, commento a: C.Cellamare, Città fai-da-te (Donzelli, 2019)

M. Del Fabbro, La casa tra diritto universale e emancipazione, commento a: A. Tosi, Le case dei poveri (Mimesis, 2017)

A. Villani, La questione della casa, oggi, commento a: L. Fregolent, R. Torri (a cura di), L'Italia senza casa (FrancoAngeli, 2018)

P. Pileri, Per fare politica si deve conoscere la natura, commento a: P. Lacorazza, Il miglior attacco è la difesa (People, 2019)

W. Tocci, La complessità dell'urbano (e non solo), commento a: C. S. Bertuglia, F. Vaio, Il fenomeno urbano e la complessità (Bollati Boringhieri, 2019)

S. Brenna, La scomparsa della questione urbanistica, commento a: M. Achilli, L'urbanista socialista (Marsilio, 2018)

L. Decandia, Saper guardare il buio, commento a: A. De Rossi (a cura di), Riabitare l'Italia (Donzelli 2018)

 

 

 

 

 

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