Oriana Codispoti  
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FRAMMENTI URBANI E INTERSTIZI DELLA CITTÀ


Dialogo tra V. Magnago Lampugnani e G. Nuvolati



Oriana Codispoti


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Dopo la conferenza di Salvatore Settis (sintesi video/testo integrale) e quella di Cesare de Seta (sintesi video/testo integrale) – entrambe introdotte da Salvatore Veca di cui è vivo il ricordo – e il dialogo tra Gabriele Pasqui e Carlo Sini (sintesi video/testo integrale), la quarta edizione di Città Bene Comune - Conferenze&Dialoghi prosegue con la formula del confronto tra discipline come efficace strumento per inedite interpretazioni della realtà urbana che ci circonda. Protagonisti del prossimo appuntamento – giovedì 25 novembre, ore 18, alla Casa della Cultura di Milano – saranno Vittorio Magnago Lampugnani – professore emerito di Storia della progettazione della città presso il Politecnico di Zurigo e attualmente professore ospite a Harvard oltre che architetto a Zurigo e Milano – e Giampaolo Nuvolati – professore ordinario di Sociologia dell’ambiente e del territorio presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca di cui è prorettore per i Rapporti col territorio – che dialogheranno sulla condizione e sul futuro della città a partire da due loro recenti pubblicazioni, rispettivamente:

- Frammenti urbani. I piccoli oggetti che raccontano le città (Bollati Boringhieri, 2021)
- Interstizi della città. Rifugi del vivere quotidiano (Moretti&Vitali, 2019).

Si tratta di due testi che affrontano – con un approccio originale e muovendo da differenti prospettive culturali e disciplinari – il tema dello spazio pubblico urbano. Uno spazio che si fa ospitante nei confronti del nostro vissuto quotidiano, popolandosi di frammenti che ci svelano l’anima della città e di interstizi capaci di accogliere i nostri pensieri e le nostre identità.

Partiamo dai frammenti urbani. Quelli descritti con sapienza narrativa da Vittorio Magnago Lampugnani sono alcuni degli innumerevoli “piccoli oggetti” che incrociamo durante la quotidiana frequentazione della città e sui quali di rado posiamo uno sguardo consapevole della loro importanza. Probabilmente tendiamo a notare non tanto la loro presenza nello spazio urbano, quanto la loro assenza, in termini più che altro di necessità: quel lampione che illuminerebbe il nostro rientro a casa, quel cestino che proprio ora ci servirebbe, quella panchina che ci offrirebbe la possibilità di una sosta, quella vetrina che potremmo sbirciare ingannando un’attesa, quel marciapiede che ci metterebbe al sicuro dalle automobili, e così via in un lungo elenco. Attraverso una personalissima rassegna di questi frammenti – composta «in modo che siano rappresentativi dell’enorme varietà che li caratterizza» (1) –, Magnago Lampugnani ricostruisce la storia urbana di una serie di microarchitetture (per esempio, il chiosco, la cabina telefonica e la fermata dei mezzi pubblici), oggetti (come la panchina, il paracarro e il cestino dei rifiuti) ed elementi (tra gli altri, la vetrina, la recinzione e il marciapiede) attraverso alcune tappe salienti e declinazioni progettuali in diversi contesti europei. Lungo una narrazione che, di volta in volta, parte dalle origini, anche etimologiche, per giungere fino alla contemporaneità, costante è l’attenzione posta al valore qualitativo che questi “piccoli oggetti” possono assegnare alla scena urbana, arricchendo «la storia, il carattere e la cultura della città» (2) in cui si trovano. Offrendone altresì una lettura in chiave progettuale, rivolta al presente e al futuro, Magnago Lampugnani sottolinea come ciascun frammento dovrebbe «diventare parte della composizione di strade, piazze, banchine e corti, ricoprendo un ruolo che non è solo funzionale o tecnico, ma anche eminentemente architettonico e culturale» (3), facendosi interprete della dimensione corale della città attraverso un progetto fatto «con cura, perché sia in armonia con l’ambiente urbano e architettonico in cui viene collocato senza che tale cura lo porti eccessivamente in primo piano» (4). Pur restando degli oggetti autonomi che «possiedono una propria storia e la raccontano» (5), questi frammenti urbani, secondo l’Autore, sanno farsi luoghi di memoria, chiari «indizi attraverso cui si può ricostruire in maniera emblematica lo sviluppo della città nella sua interezza» (6). Offrendosi a noi con immediatezza nella loro puntuale fisicità oggettuale, essi ci invitano, al contempo, a misurarci con la più generale dimensione della tipicità di una città, rappresentandone elementi distintivi e riconoscibili. Pensiamo a come un accesso alla metropolitana, una fontana o una pavimentazione «completano o modificano lo spazio cittadino […] contribuendo in maniera decisiva a definirne il carattere» (7).

Veniamo agli interstizi della città. Giampaolo Nuvolati, in un libro ricco di inedite suggestioni per la lettura dello spazio urbano, li definisce come quei «minuscoli anfratti capaci di fare attrito rispetto allo scorrere della quotidianità» (8) dove si coniugano una fisicità concreta e reale dai «connotati sufficientemente precisi» (9) e una capacità di «sprigionare significati, riaccendere emozioni, evocare situazioni» (10) nel momento in cui incrociano il nostro vissuto. Essi sono, per esempio, quegli spazi dove «la natura rivendica un suo primato nel farsi largo tra i blocchi cementificati: aiuole, giardinetti pubblici, alberi [ma anche] sterpaglie che si riappropriano delle aree dismesse» (11); quelle targhe e quei cippi posti alla memoria di «eventi […] e personaggi che hanno segnato la storia di una comunità» (12); quei luoghi liberamente accessibili e utilizzati per il gioco e il ritrovo informale come «piazzette e slarghi, muretti e scalinate» (13); e ancora, quegli elementi che forniscono un particolare servizio come «fontanelle, panchine, […] pensiline delle fermate di autobus, cabine telefoniche» (14). I pochi esempi qui citati sono sufficienti a mostrare come gli interstizi si collochino tra quelle parti della città che «presentano un livello di codificazione più consolidato» (15) e rimandino a «spazi la cui configurazione e il cui utilizzo sono sempre in fieri, incerti e soggettivamente percepiti» (16). Ciascun interstizio, infatti, si rivela soltanto attraverso l’esperienza relazionale con un soggetto «che lo guarda e lo giudica» (17), ovvero prende «forma ai nostri occhi solo quando viene emotivamente fruito e interpretato, quando cioè si presenta vivido nella nostra memoria, rilevante per la nostra quotidianità, oppure fervido nella nostra immaginazione» (18). Pur presentando una connotazione fisica e materica, l’interstizio trascende la realtà immediata e si offre come «un giunto silente e discreto» (19) fra diverse dimensioni spaziali e temporali, un rifugio capace di accogliere «la realtà, il ricordo e la fantasia» (20). Esso, sostiene l’Autore, è dunque animato da una potente dimensione relazionale grazie alla sua peculiare capacità di alimentare l’integrazione, lungo i nostri percorsi esistenziali quotidiani, tra «la città dei corpi solidi e quella delle emozioni immateriali» (21), tra la dimensione privata e quella pubblica, tra la «nostra memoria personale e quella collettiva» (22).

Sollecitando una più riflessiva frequentazione dello spazio urbano, i libri di Vittorio Magnago Lampugnani e di Giampaolo Nuvolati porgono al lettore un medesimo invito a coltivare un’interazione diretta, finanche intima, con la città e i suoi «elementi più minuti e quotidiani» (23). Questa trova i suoi fondamenti in un passo capace di rallentare «a fronte di una modalità d’uso del tutto strumentale e allo stesso tempo distratta della città, basata sulla rilevanza dell’origine e della destinazione dei movimenti» (24), in uno sguardo curioso che sa farsi attento a osservare «le strade, le piazze, i parchi, i lungofiume e lungomare» (25) e in un pensiero vigile, desideroso di nutrirsi delle «sollecitazioni provenienti dal contesto urbano» (26).

Oriana Codispoti

 

 

Note
(1) V. Magnago Lampugnani, Frammenti urbani. I piccoli oggetti che raccontano le città, Bollati Boringhieri, Torino 2021, p. 18.
(2) Ivi, p. 158.
(3) Ivi, p. 123.
(4) Ivi, p. 158.
(5) Ivi, p. 13.
(6) Ivi, p. 16.
(7) Ivi, p. 13.
(8) G. Nuvolati, Interstizi della città. Rifugi del vivere quotidiano, Moretti&Vitali, Bergamo 2019, p. 112.
(9) Ivi, p. 46.
(10) Ivi, p. 65.
(11) Ivi, p. 143.
(12) Ibidem.
(13) Ivi, p. 144.
(14) Ibidem.
(15) Ivi, p. 117.
(16) Ivi, p. 159.
(17) Ivi, p. 156.
(18) Ivi, p. 164.
(19) Ivi, p. 54.
(20) Ivi, p. 12.
(21) Ivi, p. 60.
(22) Ivi, p. 125.
(23) Ivi, p. 107.
(24) Ivi, pp. 85-86.
(25) V. Magnago Lampugnani, Frammenti urbani…, p. 18.
(26) G. Nuvolati, Interstizi della città…, p. 26.

 

N.d.C. - Oriana Codispoti, architetto e dottore di ricerca, svolge attività didattica e di ricerca al Politecnico di Milano, Dipartimento di Architettura e Studi Urbani, dove è responsabile operativo dell’Archivio Piero Bottoni.

Tra le sue pubblicazioni: Forma urbana e sostenibilità. L’esperienza degli ecoquartieri europei (LISt Lab, 2018); (a cura di), Salvatore Settis, Politiche della bellezza: Europa, Italia (Edizioni Casa della Cultura, 2018); (a cura di), Cesare de Seta, Le città dalle origini a domani (Edizioni Casa della Cultura, 2019); (a cura di), Gabriele Pasqui, Carlo Sini, Il futuro della città (Edizioni Casa della Cultura, 2020).

Per Città Bene Comune ha curato la conferenza di Salvatore Settis (2017), la conferenza di Cesare de Seta (2018) e il dialogo tra Gabriele Pasqui e Carlo Sini (2019).

 


© RIPRODUZIONE RISERVATA

19 NOVEMBRE 2021

CITTÀ BENE COMUNE

Ambito di riflessione e dibattito sulla città, il territorio, l'ambiente, il paesaggio e le relative culture progettuali

ideato e diretto da
Renzo Riboldazzi

prodotto dalla Casa della Cultura e dal Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano

in redazione:
Elena Bertani
Luca Bottini
Oriana Codispoti
Filippo Maria Giordano
Federica Pieri

cittabenecomune@casadellacultura.it

iniziativa sostenuta da:
DASTU - Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano
 

 

 

Conferenze & dialoghi

2017: Salvatore Settis
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

2018: Cesare de Seta
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

2019: G. Pasqui | C. Sini
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

2021: giov. 25 nov., ore 18.00
"Frammenti urbani
& interstizi della città"
dialogo tra
Vittorio Magnago Lampugnani
e
Giampaolo Nuvolati

 

 

Gli incontri

- cultura urbanistica:
2021: programma/1,2,3,4
 
- cultura paesaggistica:

 

 

Gli autoritratti

2017: Edoardo Salzano
2018: Silvano Tintori
2019: Alberto Magnaghi

 

 

Le letture

2015: online/pubblicazione
2016: online/pubblicazione
2017: online/pubblicazione
2018: online/pubblicazione
2019: online/pubblicazione
2020: online/pubblicazione
2021:

F. Ventura, Per una critica dei principi territorialisti, commento a: Alberto Magnaghi, Il principio territoriale (Bollati Boringhieri, 2020)

F. Camerin, L'urbanistica contrattatafa bene alla rendita, commento a: Lo stadio degli inganni (DeriveApprodi, 2020)

P. Castoro, Biopolitica e mondo comune, commento a: O. Marzocca, Biopolitics for Beginners (Mimesis Int., 2020)

C. Olmo, Biografia (e morfologia) di una strada, commento a: C. Barioglio, Avenue of the Americas (FrancoAngeli, 2021)

A. Calafati, Il declino di Torino: una lezione per la città, commento a: A. Bagnasco, G. Berta, A. Pichierri, Chi ha fermato Torino? (Einaudi, 2020)

A. Bonomi, Quali politiche per la città di oggi?, commento a: C. Tajani, Città prossime (Guerini, 2021)

L. Marescotti, L'Urbanistica innanzitutto, commento a: C. Sambricio, P. Ramos (a cura di), El urbanismo de la transición (Ayuntamiento de Madrid, 2019)

M. Ruzzenenti, Il territorio dopo il Covid (e prima del PNRR), commento a: A. Marson, A. Tarpino (a cura di), Abitare il territorio al tempo del Covid, “Scienze del territorio”, numero speciale 2020

R. Pavia, Le città di fronte alle sfide ambientali, commento a: Livio Sacchi, Il futuro delle città (La nave di Teseo, 2019)

C.Salone, Oltre i distretti, dentro l'urbano, commento a: C. Mattioli, Mutamenti nei distretti (FrancoAngeli, 2020)

O. Marzocca, L'ambiente dell'uomo e l'indifferenza di Gaia, commento a: A. Magnaghi, Il principio territoriale (Bollati Boringhieri, 2020)

G. Consonni, Il passato come risorsa del progetto, commento a: A. Lanzani, Cultura e progetto del territorio e della città (FrancoAngeli 2020)

F. Indovina, Urbanistica? Bologna docet, commento a: R. Scannavini, Al centro di Bologna, 1965-2015 (Costa Editore, 2020)

S. Brenna, È questa l’urbanistica che vogliamo?, Commento a: P. Berdini, Lo stadio degli inganni (DeriveApprodi, 2020)

S. Moroni, Oltre la retorica dell’attivismo civico, commento a: C. Pacchi, Iniziative dal basso e trasformazioni urbane (Bruno Mondadori, 2020)

P. Pardi, Dal territorio una nuova democrazia, commento a: A. Magnaghi, Il principio territoriale (Bollati Boringhieri, 2020)

L. Carbonara, Riappropriarsi delle origini (di Mogadiscio), commento al catalogo della mostra curata da K. M. Abdulkadir, G. Restaino, M. Spina

C. Diamantini, La città nella tela del ragno, commento a: R. Keeton, M. Provost, To Built a City in Africa (nai010 publishers, 2019)

C. Petrognani e A. P. Oro, Paesaggi della pluralità, commento a: E. Trusiani et al. (a cura di), Paisagem cultural do Rio Grande do Sul, supplemento al n. 24/2021 di “Visioni LatinoAmericane”

E. Scandurra, Roma, e se non capitasse niente?, Commento a: W. Tocci, Roma come se (Donzelli, 2020)

G. Demuro, Custodire la bellezza insieme, commento a: G. Arena, I custodi della bellezza (Touring Club Italiano, 2020)

A. Casaglia, L'invenzione (e l'illusione) dei confini, commento a: L. Gaeta e A. Buoli (a cura di), Transdisciplinary Views on Boundaries (Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, 2020)

R. Pugliese, Comporre nuove urbanità, commento a: A. De Rossi (a cura di), Riabitare l'Italia. Le aree interne tra abbandoni e riconquiste (Donzelli, 2018)

L. Bonesio, Dall'uso-consumo all'uso-cura del mondo, commento a: O. Marzocca, Il mondo comune (Manifestolibri, 2019)

G. Amendola, La città è fatta di domande, commento a: A. Mazzette e S. Mugnano (a cura di), Il ruolo della cultura nel governo del territorio (FrancoAngeli 2020)

C. Bianchetti, Incoraggiare rotture e nuovi germogli, commento a: Camillo Boano, Progetto Minore (LetteraVentidue, 2020)

M. Balbo, La città pensante, commento a: A. Amin, N. Thrift, Vedere come una città (Mimesis, 2020)

G. Pasqui, La ricerca è l'uso che se ne fa, commento a: P. L. Crosta, C. Bianchetti, Conversazioni sulla ricerca (Donzelli)

R.R., L'Urbanistica italiana si racconta, introduzione al video: E. Bertani (a cura di), Autoritratto di Alberto Magnaghi (Casa della Cultura 2020)

S.Saccomani, La casa: vecchie questioni, nuove domande, commento a: M. Filandri, M. Olagnero, G. Semi, Casa dolce casa? (il Mulino, 2020)

G. Semi, Coraggio e follia per il dopo covid, commento a: G. Nuvolati, S. Spanu (a cura di), Manifesto dei Sociologi e delle Sociologhe dell’Ambiente e del Territorio sulle Città e le Aree Naturali del dopo Covid-19, (Ledizioni, 2020)

R. Riboldazzi, Per una critica urbanistica, introduzione a: Città Bene Comune 2019 (Ed. Casa della Cultura, 2020)

M. Venturi Ferriolo, Contemplare l'antico per scorgere il futuro, commento a: R. Milani, Albe di un nuovo sentire (il Mulino, 2020)

S. Tagliagambe, L'urbanistica come questione del sapere, commento a: C. Sini, G. Pasqui, Perché gli alberi non rispondono (Jaca Book, 2020)

G. Consonni, La coscienza di luogo necessaria per abitare, commento a: A. Magnaghi, Il principio territoriale (Bollati Boringhieri, 2020)

E. Scandurra, Nel passato c'è il futuro di borghi e comunità, commento a: G. Attili – Civita. Senza aggettivi e senza altre specificazioni (Quodlibet, 2020)

R. Pavia, Roma, Flaminio: ripensare i progetti strategici, commento a: P. O. Ostili (a cura di), Flaminio Distretto Culturale di Roma (Quodlibet, 2020)

C. Olmo, La diversità come statuto di una società, commento a: G. Scavuzzo, Il parco della guarigione infinita (LetteraVentidue, 2020)

F. Indovina, Post-pandemia? Il futuro è ancora nelle città, commento a: G. Amendola (a cura di), L’immaginario e le epidemie (Mario Adda Ed., 2020)

G. Dematteis, Il territorio tra coscienza di luogo e di classe, commento a: A. Magnaghi, Il principio territoriale (Bollati Boringhieri, 2020)

M. Ruzzenenti, Una nuova cultura per il bene comune, commento a: G. Nuvolati, S. Spanu (a cura di), Manifesto dei sociologi e delle sociologhe dell’ambiente e del territorio sulle città e le aree naturali del dopo Covid-19 (Ledizioni, 2020)

F. Forte, Una legge per la (ri)costruzione dell'Italia, commento a: M. Zoppi, C. Carbone, La lunga vita della legge urbanistica del '42 (didapress, 2018)

F. Erbani, Casa e urbanità, elementi del diritto alla città, commento a: G. Consonni, Carta dell’habitat (La Vita Felice, 2019)

P. Pileri, Il consumo critico salva territori e paesaggi, commento a, A. di Gennaro, Ultime notizie dalla terra (Ediesse, 2018)