Federico Camerin  
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LA CITTÀ È DAVVERO AL TRAMONTO?


Commento al libro di Luca Alteri, Alessandro Barile e Luca Raffini



Federico Camerin


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Il libro di Luca Alteri, Alessandro Barile e Luca Raffini, Il tramonto della città. La metropoli globale tra nuovi modelli produttivi e crisi della cittadinanza (DeriveApprodi, 2019) è articolato in tre capitoli preceduti da un’introduzione in cui, soprattutto attraverso le lenti della sociologia urbana, si conduce una riflessione su continuità e rotture tra “città” e “metropoli” nella contemporaneità. Questo anche esplicitandone le sostanziali differenze perché – come si osserva nell’introduzione – effettivamente tra le due «esiste una differenza qualitativa, epistemologica, territoriale e sociale» (p. 8) da cui sarà difficile prescindere nei piani e nelle politiche territoriali.

La domanda di fondo che si pongono gli autori è se esiste ancora la città come tale o se, al contrario, non sia più corretto considerare tutto il territorio come una città – o, meglio, una metropoli – per l’affievolirsi, grazie alla fitta trama di infrastrutture fisiche e digitali e alle infinite relazioni che queste consentono, di quella distanza tra l’urbs e la campagna che storicamente le aveva connotate. La riflessione – di carattere culturale ma ricca di esempi concreti – spazia dal concetto di città – o ciò che resta dell’idea di città – a quello di metropoli, dalla crisi dello Stato nazionale ai caratteri e le conseguenze di un mondo globalizzato. È attraverso l'attenta analisi di questo rapporto che – secondo gli autori – è possibile spiegare la mutazione della città in metropoli, anche facendo riferimento a categorie interpretative tipiche del Novecento come quella di ‘centro’ e ‘periferia’. Un centro che se fisicamente non è più quello della città del XX secolo, rimane immutato come concetto tant’è che traspare nelle politiche pubbliche (pensiamo all’egemonia neoliberale), nella società (come condizione materiale) e perfino nelle retoriche della comunicazione che tendono a focalizzarsi su alcuni temi a scapito di altri considerati secondari (pensiamo al peso che nel dibattito pubblico ha assunto il tema della “fuga dei cervelli” a dispetto di una più generale riflessione sulle condizioni di lavoro dei più giovani).

Nel testo si pone una particolare attenzione anche a quelle che sono considerate vere e proprie ingiustizie urbane (anzi, metropolitane, quindi a scala territoriale) attraverso indagini relative alle diverse forme di ‘materializzazione’ della città globale. Questo perché – secondo gli autori – la metropoli assume tale connotazione non, come comunemente si crede, quando supera una certa soglia dimensionale in termini di abitanti o di superficie occupata, ma – si legge fin dalla quarta di copertina – «quando gli interessi economici prevalgono sul controllo politico; quando nuovi soggetti urbani subentrano ai cittadini; quando nasce il dualismo tra centro e periferie e la lotta al “degrado” viene utilizzata per favorire le speculazioni; quando la storia della città diventa brand per le agenzie del turismo globale; quando la “valorizzazione” delle vecchie borgate aumenta il costo della vita e fa impazzire il mercato immobiliare».

Su questo fronte, tuttavia, nonostante l’ampia trattazione supportata da una solida bibliografia, ci sarebbe ancora qualcosa da approfondire. Mi riferisco alle differenze, non secondarie, che sussistono tra le pratiche di urban renewal e quelle di urban regeneration, alla loro gestione e alle ripercussioni sulle componenti sociali ed economiche degli ambiti territoriali interessati. Come ho già avuto modo di sostenere (2), il passaggio dalle pratiche di rinnovamento urbano alla rigenerazione non è indolore. Nei paesi occidentali, gli interventi su grandi porzioni di suolo urbano in cui negli ultimi decenni erano andate scomparendo funzioni tipiche (ed imposte) del modello di produzione fordista (zone industriali, ferroviarie, quartieri residenziali operai, mercati, scuole, mattatoi, etc.) sono stati gestiti – com’è avvenuto assai chiaramente in Italia e in Spagna (3) – non per compensare carenze funzionali della città industriale o per andare incontro a nuove esigenze della società contemporanea ma spesso e quasi esclusivamente con l’unico obiettivo di massimizzare la rendita immobiliare.

A giudizio di chi scrive, l’abbandono e la dismissione delle aree e degli artefatti in cui erano insediate funzioni caratteristiche della città moderna e soprattutto le operazioni volte alla loro trasformazione urbanistica vanno dunque lette come un processo di asservimento dei suoli urbani alle logiche del mercato immobiliare. Questo ha finito col contribuire alla manomissione e disaggregazione della città tradizionale – concepita come luogo altro rispetto alla campagna – alimentando la creazione di immense periferie: non più urbane, come succedeva nel secolo scorso, ma territoriali (4). Così, anche le pratiche di urban regeneration possono essere considerate almeno corresponsabili della dispersione urbana. Con l’aggravante che, oltre al consumo di suolo, hanno favorito la formazione di ambiti caratterizzati da segregazione sociale in cui le differenze tra le classi più ricche e quelle più povere si sono acuite. In altri termini, la rigenerazione urbana che ha interessato molte città negli ultimi decenni spesso – come sostengono anche gli autori – è stata «utilizzata per favorire le speculazioni». Cioè non è stata altro che una modalità di costruzione della città capitalista e globale che ha trovato i suoi fondamenti nelle azioni di distruzione/ricostruzione tipiche dell’urban renewal di matrice otto-novecentesca.

Cosa significa questo? Significa che se c’è una differenza tra città e metropoli questa non sta tanto nelle dimensioni territoriali o nelle quantità di popolazione che caratterizzano l’una o l’altra realtà, ma anche e soprattutto nell’esasperazione dei meccanismi della rendita immobiliare di ogni trasformazione urbanistica a scapito di una visione fondata su principi di eguaglianza sociale o ecologica. Questi processi rientrano pienamente nei paradigmi della società globale, interconnessa, classista, omogenea, produttrice di ricchezza attraverso pratiche di stampo capitalistico, che avviluppano nelle loro logiche perverse anche le funzioni culturali e il turismo di massa. Ciò che il libro fa venire chiaramente a galla è una pianificazione incapace di contrastare questa tendenza perché di fatto avviene in un quadro di progressiva e sempre più accentuata deregulation dove la contrattazione pubblico/privato favorisce, in definitiva, gli interessi di società finanziarie e imprenditori immobiliari a scapito di quelli della collettività.

Per concludere, il libro di Alteri, Barile e Raffini è un’ottima base per riflettere sul vero carattere delle trasformazioni urbanistiche delle nostre città, per favorire una maggiore consapevolezza dei limiti della globalizzazione capitalista che vede nelle città e nelle metropoli il cuore di un’azione spesso profondamente antisociale, per chiedersi se davvero quello a cui stiamo assistendo è il tramonto dell’idea di città e della città stessa.

Federico Camerin

 

 

 

Note
1) Alessandro Barile, La metropoli globale tra nuovi modelli produttivi e crisi della cittadinanza (pp. 13-91); Luca Raffini, La città contesa e i conflitti attorno alla mobilità (pp. 92-124) e Luca Alteri, Città e anti-Città nella metropoli contemporanea (pp. 125-166).
2) A questo proposito mi permetto di rimandare a A, Á. Mora, F. Camerin, “La herencia del urban renewal en los procesos de regeneración urbana: el recorrido Renovación-Regeneración a debate” (in italiano “L’eredità del rinnovamento urbano nei processi di rigenerazione urbana: il percorso Rinnovamento-Rigenerazione a dibattito”), Ciudad y Territorio. Estudios territoriales, vol. 51, n. 199, pp. 5-26.
3) Spagna e Italia sono state caratterizzate da politiche urbane in cui la rendita urbana ha avuto un peso maggiore rispetto a altri paesi europei e occidentali. Su questo tema, v. in part. G. Campos Venuti, Urbanistica e austerità, Feltrinelli, Milano 1978.
4) Su questo tema, v. tra gli altri: J. Jacobs, Cuatro entrevistas (Ed. G. Gili, 2019) in cui, a p. 16, si descrive il fenomeno del “rinnovamento urbano” delle città americane osservando che questo ha portato alla creazione di nuove aree residenziali e commerciali la cui ripercussione territoriale è stata quella dello sprawl e la distruzione di quartieri consolidati dal punto di vista sociale, ma dichiarati “degradati” supportare operazioni speculative.

 

 

N. d. C. - Federico Camerin, dottore in pianificazione urbana nel 2014, ha conseguito nel 2020 il doppio titolo di dottore di ricerca nell’ambito dell'European Joint Doctorate “urbanHist” presso le Università UVA di Valladolid e BUW Bauhaus-Universität Weimar. Ha insegnato presso la Fakultät Architektur und Urbanistik di Weimar (2018) ed è stato titolare di attività didattiche integrative presso lo IUAV di Venezia (dal 2016). Ha inoltre svolto seminari didattici e conferenze presso università, associazioni e enti pubblici in Germania, Italia, Messico, Repubblica Ceca e Spagna.

Tra i suoi libri: con F. Gastaldi: Aree militari dismesse e rigenerazione urbana. Potenzialità di valorizzazione del territorio, innovazioni legislative e di processo (LetteraVentidue, 2019). Sono in uscita i saggi: con F. Gastaldi (entro il 2020). Progetti e proposte di Renzo Piano per il waterfront di Genova, 1981-2017. Territorio; con L. M. F. Fabris, G. Semprebon, R. M. Balzarotti. New Healthy Settlements Responding to Pandemic Outbreaks: Approaches from (and for) the Global City. The Plan Journal, 5(2).

Per Città Bene Comune ha scritto: La città tra mercato e gentrificazione (22 novembre 2019).

Questo testo è stato prodotto dall'autore nell'ambito del progetto European Joint Doctorate "urbanHIST", finanziato dal programma di ricerca dell'Unione Europea Horizon 2020 e dal Marie Skłodowska-Curie grant agreement No 721933.

N.B. I grassetti nel testo sono nostri.

R.R.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

04 DICEMBRE 2020

CITTÀ BENE COMUNE

Ambito di riflessione e dibattito sulla città, il territorio, l'ambiente, il paesaggio e le relative culture progettuali

ideato e diretto da
Renzo Riboldazzi

prodotto dalla Casa della Cultura e dal Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano

in redazione:
Elena Bertani
Oriana Codispoti

cittabenecomune@casadellacultura.it

powered by:
DASTU (Facebook) - Dipart. di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano
 

 

 

Le conferenze

2017: Salvatore Settis
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

2018: Cesare de Seta
locandina/presentazione
sintesi video/testo integrale

2019: G. Pasqui | C. Sini
locandina/presentazione

 

 

Gli incontri

- cultura urbanistica:
 
- cultura paesaggistica:

 

 

Gli autoritratti

2017: Edoardo Salzano
2018: Silvano Tintori

 

 

Le letture

2015: online/pubblicazione
2016: online/pubblicazione
2017: online/pubblicazione
2018: online/pubblicazione
2019: online/pubblicazione
2020:

L. Gaeta. Lefebvre e il beat della vita quotidiana, commento a: H. Lefebvre, Elementi di ritmanalisi, a cura di G. Borelli (LetteraVentidue, 2019)

O. Codispoti, Città e paesaggi tra percezione e progetto, commento a: L. Burckhardt, Il falso è l’autentico, a cura di G. Licata, M. Schmitz (Quodlibet, 2019)

F. Indovina, Come combattere la segregazione urbana, commento a: I. Blanco, O. Nel·lo, Quartieri e crisi, ed. it. a cura di A. Mazza e R. Paciello (INU Edizioni, 2020)

L. Bottini: Il valore dei luoghi e dello spazio, commento a: M. Lussault, Iper-luoghi, ed. it. a cura di E. Casti (FrancoAngeli, 2019)

G. Consonni, Città: come rinnovare l'eredità, commento a: G. Piccinato, Il carretto dei gelati (Roma TrE-Press, 2020)

L. Piccioni, La critica del capitalismo da Salzano a Nebbia, commento a: G. Nebbia, La terra brucia, a cura di L. Demichelis, (Jaca Book, 2019)

M. Bolocan Goldstein, Spazio & società per ripensare il socialismo, commento a: B. Sala, Società: per azioni (Einaudi, 2020)

M. Landsberger, L'architettura moderna in Sicilia, commento a: G. Di Benedetto, Antologia dell’architettura moderna in Sicilia (40due edizioni, 2018)

M. Balbo, Trasporti: più informazione, più democrazia, commento a M. Ponti, Grandi operette (Piemme, 2019)

F. C. Nigrelli, Senza sguardo territoriale la ripresa fallisce, commento a: A. Marson (a cura di), Urbanistica e pianificazione nella prospettiva territorialista (Quodlibet, 2019)

G. Pasqui, La Storia tra critica al presente e progetto, commento a: C. Olmo, Progetto e racconto (Donzelli, 2020)

F. Lazzari, Paesaggi dell'immigrazione in Brasile, commento a: D. Rigatti, E. Trusiani, Architettura e paesaggio in Serra Gaúcha (Ed. Nuova Cultura, 2017)

F. de Agostini, De carlo e l'ILAUD: una lezione ancora attuale, commento a: P. Ceccarelli (a cura di), Giancarlo De Carlo and ILAUD (Fondazione Ordine Architetti Milano, 2019)

P. O. Rossi, Modi (e nodi) del fare storia in architettura, commento a C. Olmo, Progetto e racconto (Donzelli, 2020)

A. Mela, La città e i suoi ritmi (secondo Lefebvre), commento a: H. Lefebvre, Elementi di ritmanalisi, a cura di G. Borelli (Lettera Ventidue, 2019)

P. Baldeschi, La prospettiva territorialista alla prova, commento a: (a cura di) A. Marson, Urbanistica e pianificazione nella prospettiva territorialista (Quodlibet, 2019)

C. Magnani, L'architettura tra progetto e racconto, commento a: C. Olmo, Progetto e racconto (Donzelli, 2020)

F. Gastaldi, Nord vs sud? Nelle politiche parliamo di Italia, commento a: A. Accetturo e G. de Blasio, Morire di aiuti (IBL, 2019)

R. Leggero, Curare l'urbano (come fosse un giardino), commento a: M. Martella, Un piccolo mondo, un mondo perfetto (Ponte alle Grazie, 2019)

E. Zanchini, Clima: l'urbanistica deve cambiare approccio, commento a: M. Manigrasso, La città adattiva (Quodlibet, 2019)

A. Petrillo, La città che sale, commento a: C. Cellamare, Città fai-da-te (Donzelli, 2019)

A. Criconia, Pontili urbani: collegare territori sconnessi, commento a: L. Caravaggi, O. Carpenzano (a cura di), Roma in movimento (Quodlibet, 2019)

F. Vaio, Una città giusta (a partire dalla Costituzione), commento a: G. M. Flick, Elogio della città? (Paoline, 2019)

G. Nuvolati, Città e Covid-19: il ruolo degli intellettuali, commento a: M. Cannata, La città per l’uomo ai tempi del Covid-19 (La nave di Teseo, 2020)

P. C. Palermo, Le illusioni del "transnational urbanism", commento a: D. Ponzini, Transnational Architecture and Urbanism (Routledge, 2020)

V. Ferri, Aree militari: comuni, pubbliche o collettive?, commento a: F. Gastaldi, F. Camerin, Aree militari dismesse e rigenerazione urbana (LetteraVentidue, 2019)

E. Micelli, Il futuro? È nell'ipermetropoli, commento a: M. Carta, Futuro. Politiche per un diverso presente (Rubbettino, 2019)

A. Masullo, La città è mediazione, commento a: S. Bertuglia, F. Vaio, Il fenomeno urbano e la complessità (Bollati Boringhieri, 2019)

P. Gabellini, Suolo e clima: un grado zero da cui partire, commento a: R. Pavia, Tra suolo e clima (Donzelli, 2019)

M. Pezzella, L'urbanità tra socialità insorgente e barbarie, commento a: A. Criconia (a cura di), Una città per tutti (Donzelli, 2019)

G. Ottolini, La buona ricerca si fa anche in cucina, commento a: I. Forino, La cucina (Einaudi, 2019)

C. Boano, "Decoloniare" l'urbanistica, commento a: A. di Campli, Abitare la differenza (Donzelli, 2019)

G. Della Pergola, Riadattarsi al divenire urbano, commento a: G. Chiaretti (a cura di), Essere Milano (enciclopediadelle
donne.it, 2019)

F. Indovina, È bolognese la ricetta della prosperità, commento a: P. L. Bottino, P. Foschi, La Via della Seta bolognese (Minerva 2019)

R. Leggero, O si tiene insieme tutto, o tutto va perduto, Commento a: M. Venturi Ferriolo, Oltre il giardino (Einaudi, 2019)

L. Ciacci, Pianificare e amare una città, fino alla gelosia, commento a: L. Mingardi, Sono geloso di questa città (Quodlibet, 2018)

L. Zevi, Forza Davide! Contro i Golia della catastrofe, commento a: R. Pavia, Tra suolo e clima (Donzelli, 2019)

G. Pasqui, Più Stato o più città fai-da-te?, commento a: C.Cellamare, Città fai-da-te (Donzelli, 2019)

M. Del Fabbro, La casa tra diritto universale e emancipazione, commento a: A. Tosi, Le case dei poveri (Mimesis, 2017)

A. Villani, La questione della casa, oggi, commento a: L. Fregolent, R. Torri (a cura di), L'Italia senza casa (FrancoAngeli, 2018)

P. Pileri, Per fare politica si deve conoscere la natura, commento a: P. Lacorazza, Il miglior attacco è la difesa (People, 2019)

W. Tocci, La complessità dell'urbano (e non solo), commento a: C. S. Bertuglia, F. Vaio, Il fenomeno urbano e la complessità (Bollati Boringhieri, 2019)

S. Brenna, La scomparsa della questione urbanistica, commento a: M. Achilli, L'urbanista socialista (Marsilio, 2018)

L. Decandia, Saper guardare il buio, commento a: A. De Rossi (a cura di), Riabitare l'Italia (Donzelli 2018)

 

 

 

 

 

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