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Il libro di Susanna Curioni - Paesaggio e trasformazione. Metodi e strumenti per la valutazione di nuovi modelli organizzativi del territorio (FrancoAngeli 2017, prefazione di Antonio Angelillo, postfazione Giorgio Peghin) - affronta il tema del Premio del Paesaggio del Consiglio d'Europa, una prestigiosa onorificenza ottenuta dall'Italia nell'edizione 2010-11 con il caso di rigenerazione paesaggistica dell'ex distretto minerario della città di Carbonia. Il premio, nato con la sottoscrizione della Convenzione Europea del Paesaggio (CEP) da parte di trentanove stati membri dell'Unione europea (tra cui l'Italia), ha cadenza biennale ed è stato conferito per la prima volta nel 2008. Oggi, dopo dieci anni dalla sua inaugurazione, ha assunto una significativa notorietà anche nel nostro paese tanto che, nella sesta edizione, la partecipazione alla selezione italiana è stata di oltre 130 casi. Questa si è conclusa lo scorso 14 marzo, in occasione della Giornata Nazionale del Paesaggio, con la candidatura ufficiale del progetto Terra ed acqua, un altro modo di possedere. Agricoltura, impresa sociale, paesaggio e sostenibilità per uno spazio identitario in continuo divenire: l'esperienza del Consorzio degli Uomini di Massenzatica.
Il Premio del Paesaggio può essere assegnato solo a comunità o associazioni locali che abbiano attuato una politica o preso significativi provvedimenti volti alla salvaguardia, alla gestione o alla pianificazione sostenibile dei loro paesaggi. Una volta selezionato, l'intervento è considerato come un modello per le amministrazioni di tutta Europa, oltre che un esempio da seguire per le comunità e le associazioni impegnate su questo fronte. Dal momento che le candidature possono essere presentate solo da organismi pubblici (comuni, regioni, associazioni) e i progetti a cui viene conferito il Premio entrano a far parte di un circuito che dà rilevanza alle azioni virtuose attuate dalle comunità - favorendo, al contempo, gli scambi reciproci di esperienze tra i diversi territori nazionali ed europei - una maggiore conoscenza dei meccanismi che regolano questo processo può, a nostro avviso, essere utile e produttiva affinché tutti i soggetti pubblici che operino per la salvaguardia e la valorizzazione delle risorse naturali e culturali possano concorrere alla gara. Questo soprattutto in Italia, dove alla scarsa conoscenza di questa importante iniziativa si somma la necessità di superare continue insidie burocratiche per conseguire una qualche qualità paesaggistica al pari di altre realtà europee dove, al contrario, la tradizione a lavorare in tale direzione è maggiormente consolidata e l'idea di appartenenza a un determinato paesaggio comprende anche quella della sua cura e della sua tutela.
In Italia vi sono solo esempi sporadici di dibattito sul tema paesaggio proposti al di fuori della ristretta cerchia dei paesaggisti o da quella accademica; degni di nota, per esempio, sono stati gli incontri organizzati dalla Casa della Cultura di Milano nel 2018 e nel 2019 perché hanno suggerito una riflessione più profonda su questa realtà a partire da una prospettiva culturale, teorica e operativa differente rispetto a quella comunemente praticata dall'urbanista e dall'architetto. Lo scopo degli incontri è stato quello di sviscerare il tema del paesaggio e di ragionare sul ruolo svolto dai paesaggisti nella società contemporanea. Interessanti prospettive sono state delineate da Salvatore Settis - per il quale il paesaggio è qualcosa di intimamente connesso alla democrazia e alla cittadinanza - oppure da Annalisa Calcagno Maniglio, pioniera dell'architettura del paesaggio in Italia - per la quale la mancata attuazione della Convenzione Europea del Paesaggio diventa lo spunto per una riflessione ad ampio spettro sulla necessità di favorire una cultura paesaggistica diffusa anche nel nostro paese -. Approfondimento e incremento delle tematiche inerenti il paesaggio in rapporto a cittadinanza e a democrazia sono gli stessi argomenti affrontati da Susanna Curioni nel suo libro, ma con un'ottica differente. Il testo riveste infatti un ruolo culturale importante perché, attraverso l'analisi di casi studio esemplari italiani, assume il carattere di linee guida per le pubbliche amministrazioni sulle metodologie da seguire per realizzare un progetto dotato di alta qualità paesaggistica e, in questo modo, poter competere al Premio Europeo del Paesaggio senza temere la concorrenza internazionale.
Il testo è articolato in quattro parti. La prima, di carattere generale, introduce il tema del paesaggio, configurandosi come un utile compendio anche per i non addetti ai lavori sull'evoluzione storica del concetto di paesaggio in Italia ed in Europa prima e dopo la stesura della Convenzione. Il capitolo si apre con il contesto culturale in cui il concetto di paesaggio evolve a partire dall'Illuminismo, periodo in cui si fa strada l'idea di un paesaggio scientifico a cui, nel tempo, si affianca stabilmente la componente dell'estetica del paesaggio nelle molte sfumature che questo termine assumerà in Italia. A seguire viene analizzato il quadro legislativo italiano: dalle prime leggi di tutela fino alla Convenzione. La tradizione paesaggistica nella legislazione italiana trova importanti espressioni nell'articolo 9 della Costituzione - che dichiara: la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio artistico della Nazione -, nelle leggi n°1497 e n°1089 del 1939, poi nel 2004 con il Decreto Legislativo n°42 - Codice dei beni culturali e del paesaggio - con cui la Convenzione Europea del Paesaggio viene formalizzata, normata ed introdotta concretamente nel nostro corpus legislativo. Tutela, salvaguardia e valorizzazione del paesaggio sono i valori enunciati dalla Convenzione, che in Italia sono stati tradotti in termini fattivi attraverso politiche intraprese dal Ministero per i Beni e per le Attività Culturali, anche attraverso la definizione di linee guida finalizzate alla pianificazione territoriale, alla minimizzazione e ottimizzazione degli impatti sul paesaggio.
L'excursus della seconda parte del libro, invece, è più specifico e riguarda i metodi di valutazione delle qualità del paesaggio adottati in alcuni paesi europei per essere in linea con i principi della Convenzione e, di conseguenza, per poter prendere parte alla selezione del Premio. Questo processo in Catalogna, in Gran Bretagna, in Francia e in Svizzera assume forme differenti non solo tra gli stati presi in considerazione, ma anche, come specificato di seguito, rispetto al sistema adottato in Italia. La Catalogna rappresenta un'esperienza particolarmente all'avanguardia, che trova il suo nucleo propulsore nell'Osservatorio del Paesaggio, istituito nel 2005 coerentemente con le indicazioni della Convenzione e dei principali trattati internazionali sulla sostenibilità per monitorare i caratteri peculiari dei paesaggi locali e per redigere un catalogo per ciascuna delle sette regioni che contraddistinguono il paesaggio catalano (su questo tema v. anche: L. P. Marescotti). La metodologia per l'elaborazione di questi cataloghi è articolata in quattro fasi principali, che vanno dall'identificazione e dalla caratterizzazione del paesaggio a una valutazione con definizione di obiettivi di qualità fino a proposte di azioni. Una metodologia che contribuisce a produrre una visione integrata del paesaggio - includendo anche i valori attribuiti direttamente dalla popolazione - che è un elemento cardine della Convenzione.
Ulteriori significative esperienze sono quella della Gran Bretagna e della Francia. Nel primo caso vengono elaborati due metodi di lavoro, la LCA (Landscape Character Assessment) e la HLC (Historic Landscape Characterisation), volti alla lettura e all'analisi rispettivamente dei caratteri geografici e degli elementi storici del territorio al fine di fornire utili indirizzi per la progettazione e per la valorizzazione del paesaggio. In linea con la Convenzione, questi procedimenti sono applicati su tutto il territorio e attribuiscono un ruolo fondamentale alla popolazione, attraverso la partecipazione di stakeholder coinvolti anche nella fase operativa. In Francia, invece, dove la tradizione paesaggistica ha radici lontane che anticipano la Convenzione, il Ministère de l'Environment stabilisce gli orientamenti per il governo del territorio attraverso gli Atlas de Paysages, che sono in continuo aggiornamento dal 1994 e che includono diversi inventari e sistemi di osservazione. La Svizzera, che come l'Italia ha un'antica tradizione legislativa nel campo del paesaggio, ha introdotto con la Strategie paysage linee guida di una politica del paesaggio integrata tra i diversi livelli amministrativi, coerente con i principali documenti internazionali e con l'Observation du paysage Suisse, uno strumento metodologico che documenta e valuta lo stato e l'evoluzione del contesto attraverso degli indicatori.
Dalla terza parte del testo si evince che la procedura italiana per la selezione al premio è differente rispetto agli altri casi europei presi come esempio. Il tema della qualità paesaggistica, elemento indispensabile per partecipare alla candidatura al Premio, ha una valenza differente; la procedura concorsuale per la selezione prevista dal D. Lgs. 42/2004 è intesa come attuazione della Convenzione ed è gestita dal MiBAC. Al fine di individuare il progetto italiano da proporre per il Premio vengono utilizzati degli advisors e attivati numerosi contatti per la ricognizione e la successiva presentazione al Ministero di azioni esemplari sul nostro territorio. Per essere selezionati, gli interventi, oltre che rispondenti ai criteri del regolamento europeo, devono essere caratterizzati dalla capacità di valorizzare i caratteri dei luoghi anche per quanto riguarda la promozione della dimensione territoriale dei diritti umani e della democrazia. Susanna Curioni, partendo da un'esperienza diretta di partecipazione alla selezione dei progetti nelle prime tre edizioni del premio italiano, riflette sui quattro criteri - di sostenibilità, di esemplarità, di partecipazione pubblica e di sensibilizzazione - indicati nel nostro regolamento e utilizzati dalla commissione scelta dal MiBAC per valutare i progetti e individuare l'intervento esemplare da trasmettere al Consiglio d'Europa.
La sostenibilità è intesa nella sua accezione più ampia comprensiva del carattere ambientale, sociale, economico e politico, con azioni per la salvaguardia e la valorizzazione delle risorse naturali e culturali. Sono privilegiati gli interventi supportati da una politica di sviluppo sostenibile, mirati alla salvaguardia e alla valorizzazione delle qualità ambientali, sociali, economiche, culturali, estetiche del paesaggio prediligendo i casi caratterizzati da un forte degrado preesistente. Con esemplarità si intende l'individuazione di modelli culturali organizzativi e relazionali riproducibili nel processo cognitivo delle identità dei luoghi. Questo criterio misura il valore esemplare di una buona pratica che può rappresentare un modello a cui i soggetti che operano nel campo del paesaggio possano ispirarsi. Tale valutazione ribadisce l'importanza dell'identificazione di modelli territoriali o di quei fattori che ne possono costituire gli elementi di forza nell'attivazione di pratiche virtuose all'interno dei processi di trasformazione del territorio. Per partecipazione pubblica si intendono le procedure volte al coinvolgimento della popolazione nel processo di riconoscibilità dei luoghi. L'opzione partecipativa radicata della Convenzione di Aarhus (1998) è espressamente citata nel Preambolo della CEP. Per le politiche ambientali, territoriali e paesaggistiche la partecipazione è un passaggio vincolante di ogni processo decisionale, attraverso l'attivazione di forme di dialogo e di scambio tra i soggetti sociali e di procedure partecipative implementate dalle autorità nazionali, regionali o locali. Per sensibilizzazione si intendono tutte le strategie comunicative e formative per la promozione e la consapevolezza del paesaggio, in quanto componente essenziale della vita delle popolazioni di un determinato contesto e fondamento della loro identità. "Il paesaggio appartiene in parte ad ogni cittadino, che ha il dovere di averne cura. Ne deriva che la buona condizione dei paesaggi è strettamente connessa al livello di sensibilizzazione delle popolazioni. In tale prospettiva dovrebbero essere indette delle campagne di informazione e di sensibilizzazione dei cittadini, dei rappresentanti eletti e delle associazioni sul valore dei paesaggi di oggi e di domani" (Punto n° 52- Commenti sulle disposizioni della Convenzione - Relazione esplicativa della CEP- sezione III).
Il metodo italiano di selezione dei progetti candidabili al Premio del Paesaggio del Consiglio d'Europa ha alcuni aspetti meritevoli e degni di nota: la massima diffusione tra la popolazione, la trasparenza delle modalità di selezione, l'introduzione di un sistema di valutazione il più possibile oggettivo ed infine la promozione dei risultati. Gli esempi italiani presentati nel testo di Susanna Curioni sono interessanti perché illustrano una casistica varia e diversificata di soggetti, di ambiti geografici, di azioni e di progetti. Ci sono quelli promossi dai Parchi: quattro le esperienze presentate nel libro accomunate da una attenta gestione e valorizzazione di paesaggi di grande pregio naturalistico ed ambientale (il Sistema dei Parchi della Val di Cornia in Toscana, il Parco delle Cinque Terre in Liguria, il Parco del Delta del Po in Emilia-Emilia-Romagna e il Parco delle Dune Costiere in Puglia). Quelli promossi dai piccoli comuni che in Italia rappresentano una percentuale molto alta; in questo caso vengono riportati due esempi, in cui le municipalità hanno dimostrato la capacità di reinventare il loro futuro: si tratta della già citata Carbonia e di Gibellina, città distrutta da un terremoto nel 1968 ma rifondata attraverso un sensibile e sapiente intervento di memoria ricostruita. Infine quelli promossi dalle associazioni: il progetto del Boscoincittà a Milano e il progetto pilota dell'Alto Belice Corleonese.
Il capitolo conclusivo evidenzia le potenzialità di un metodo per nuovi modelli organizzativi che possono rappresentare gli elementi di forza nell'attivazione di uno sviluppo culturale, economico e sociale volto a valorizzare i contenuti della Convenzione Europea del Paesaggio all'interno degli attuali processi di trasformazione del territorio e anche a partire dalla costruzione di una rinnovata coscienza del paesaggio. Per tutti coloro che si occupano fattivamente di paesaggio, ma in particolare per gli enti pubblici che lo amministrano, il testo di Susanna Curioni rappresenta dunque una guida importante per orientare positivamente la loro azione sul territorio.
Patrizia Burlando
N.d.C. - Patrizia Burlando, architetto del paesaggio e ricercatore, insegna Progettazione ambientale nel corso di laurea magistrale in Progettazione delle aree verdi e del paesaggio dell'Università degli Studi di Genova.
Tra i suoi libri: Rete di paesaggi costieri. Una blueway per Porto Venere (Alinea, 2009); con Francesca Mazzino, Paesaggi ritrovati. Esperienze di architettura del paesaggio, ed. ing: Rediscovered Landscapes. Experiences of Landscape Architecture (The plan, 2106).
N.B. I grassetti nel testo sono nostri.
R.R.
© RIPRODUZIONE RISERVATA 28 GIUGNO 2019 |
CITTÀ BENE COMUNE
Ambito di riflessione e dibattito sulla città, il territorio, il paesaggio e la cultura del progetto urbano, paesistico e territoriale
ideato e diretto da Renzo Riboldazzi
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P. Pileri, Suolo: scegliamo di cambiare rotta, Commento a: R. Pavia, Tra suolo e clima (Donzelli 2019)
A. Petrillo, Oltre il confine, commento a: L. Gaeta, La civiltà dei confini (Carocci, 2018)
L. P. Marescotti, Urbanistica e paesaggio: una visione comune, commento a: J. Nogué, Paesaggio, territorio, società civile (Libria, 2017)
F. Bottini, Idee di città sostenibile, Prefazione a: A. Galanti, Città sostenibili (Aracne, 2018)
M. Baioni, Urbanistica per la nuova condizione urbana, commento a: A. Galanti, Città sostenibili (Aracne, 2018)
R. Tadei, Si può comprendere la complessità urbana?, commento a: C. S. Bertuglia, F. Vaio, Il fenomeno urbano e la complessità (Bollati Boringhieri, 2019)
C. Saragosa, Aree interne: da problema a risorsa, commento a. E. Borghi, Piccole Italie (Donzelli, 2017)
R. Pavia, Questo parco s'ha da fare, oggi più che mai, commento a: A. Capuano, F. Toppetti, Roma e l'Appia (Quodlibet, 2017)
M. Talia, Salute e equità sono questioni urbanistiche, commento a: R. D'Onofrio, E. Trusiani (a cura di), Urban Planning for Healthy European Cities (Springer, 2018)
M. d'Alfonso, La fotografia come critica e progetto, commento a: M. A. Crippa e F. Zanzottera, Fotografia per l'architettura del XX secolo in Italia (Silvana Ed., 2017)
A. Villani, È etico solo ciò che viene dal basso?, commento a: R. Sennett, Costruire e abitare. Etica per la città (Feltrinelli, 2018)
P. Pileri, Contrastare il fascismo con l'urbanistica, commento a: M. Murgia, Istruzioni per diventare fascisti (Einaudi, 2018)
M. R. Vittadini, Grandi opere: democrazia alle corde, commento a: (a cura di) R. Cuda, Grandi opere contro democrazia (Edizioni Ambiente, 2017)
M. Balbo, "Politiche" o "pratiche" del quotidiano?, commento a E. Manzini, Politiche del quotidiano (Edizioni di Comunità, 2018)
P. Colarossi, Progettiamo e costruiamo il nostro paesaggio, commento a: V. Cappiello, Attraversare il paesaggio (LIST Lab, 2017)
C. Olmo, Spazio e utopia nel progetto di architettura, commento a: A. De Magistris e A. Scotti (a cura di), Utopiae finis? (Accademia University Press, 2018)
F. Indovina, Che si torni a riflettere sulla rendita, commento a: I. Blečić (a cura di), Lo scandalo urbanistico 50 anni dopo (FrancoAngeli, 2017)
I. Agostini, Spiragli di utopia. Lefebvre e lo spazio rurale, commento a: H. Lefebvre, Spazio e politica (Ombre corte, 2018)
G. Borrelli, Lefebvre e l'equivoco della partecipazione, commento a: H. Lefebvre, Spazio e politica (Ombre corte, 2018); La produzione dello spazio (PGreco, 2018)
M. Carta, Nuovi paradigmi per una diversa urbanistica, commento a: G. Pasqui, Urbanistica oggi (Donzelli, 2017)
G. Pasqui, I confini: pratiche quotidiane e cittadinanza, commento a: L. Gaeta, La civiltà dei confini (Carocci, 2018)
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