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CESARE DE SETA ALLA CASA DELLA CULTURA
Una conferenza sulle città dalle origini a domani
Oriana Codispoti
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Martedì 18 dicembre, alle ore 18, Cesare de Seta sarà alla Casa della Cultura di Milano - in via Borgogna 3 - per una conferenza dal titolo Le città dalle origini a domani. Introdotta da Salvatore Veca e curata da chi scrive, l'iniziativa - prodotta in collaborazione con il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano e patrocinata dalla sezione lombarda di Aiapp, l'Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio, e dalla Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori - rientra nelle attività di Città Bene Comune, un ambito di riflessione e dibattito sulla città, il territorio, il paesaggio e le relative culture progettuali che dal 2013 promuove incontri, articoli, filmati e conferenze con l'intento di stimolare la maturazione di una coscienza urbanistica diffusa.
Dopo Salvatore Settis - che lo scorso anno ha tenuto una conferenza intitolata Politiche della bellezza: Europa, Italia di cui sono disponibili la sintesi video e la pubblicazione del testo integrale nelle Edizioni Casa della Cultura - è dunque la volta di un altro protagonista della cultura italiana ed europea, Cesare de Seta, invitato alla Casa della Cultura per la sua speciale capacità di costruire un'immagine dell'urbs secondo una duplice prospettiva, rivolta da un lato alla comprensione di quelle secolari radici che affondano nel "fecondo spessore della storia"(1), dall'altro alla riflessione sui possibili futuri che si delineano all'orizzonte fondati su un'urgente parsimonia di risorse ambientali e su una nuova "rete invisibile che trasporta messaggi e non uomini"(2). Un'interpretazione diacronica in grado di restituire la trama di relazioni che tiene insieme le diverse dimensioni temporali della città, del territorio e del paesaggio e, al tempo stesso, tesa a esaminare congiuntamente e secondo una modalità integrata tematiche - ha osservato il compianto Federico Oliva in uno scritto per Città Bene Comune - quali "l'evoluzione della società urbana (la civitas), le trasformazioni fisiche della città (l'urbs), il paesaggio, le forme di governo che hanno influito in modo determinante sulle vicende urbane"(3). Pur evidenziando, consideratone il carattere di straordinaria complessità, la necessità di un'ottica pluridisciplinare per riflettere su "questo artificio creato dall'uomo e prosperato in età moderna come mai era accaduto nella storia umana"(4), de Seta ci invita a perseguire il superamento della compartimentazione e della frammentazione dei saperi, delineando così l'idea di una cultura urbanistica come crocevia dove si incontrano, invece di scontrarsi, molte e diverse discipline, adottando le regole di "quello che potremmo definire un buon vicinato intellettuale"(5).
L'esperienza diretta delle forme concrete del manufatto città - che, osserva, costituisce il "frutto più ambizioso sodo e duraturo della cultura dell'uomo costruttore del suo destino e del suo spazio"(6) - rappresenta, inoltre, un fondamentale e insostituibile strumento di comprensione e indagine della dimensione urbana che, al contempo, si configura come un elemento di particolare utilità per architetti e urbanisti, chiamati a maturare piena consapevolezza che nessun progetto si realizza in "un luogo neutro o in uno spazio asettico"(7). Nel riconoscere come una delle peculiarità dell'architettura sia costituita dal suo essere "un servizio alla qualità urbana"(8) è possibile altresì leggere una sollecitazione alle discipline del progetto affinché riflettano sul valore della reciprocità e della congruenza tra la dimensione dell'edificio e quella della città, così che ciascun manufatto architettonico possa virtuosamente mostrare di "cosa sia capace l'umana fabrilità quando non è scissa dall'intelligenza dei luoghi e dei materiali"(9).
Questa attenzione alla dimensione fisica della città e dei suoi luoghi si traduce anche in un invito ad affiancare - tanto nei diversi ambiti di studio dell'esistente quanto in quelli relativi al progetto del futuro urbano e territoriale - alla visione urbana dall'alto, capace di "uno sguardo organico di sintesi"(10), l'esplorazione della struttura urbana dall'interno per "averne così una conoscenza analitica. Al volo d'uccello - scrive de Seta - si aggiunge l'occhio della talpa"(11). Quando narra di città e paesaggi - come per esempio ha fatto nel suo L'arte del viaggio. Città, paesaggi e divagazioni tra passato e futuro (Rizzoli, 2016) commentato in questa rubrica da Raffaele Milani - de Seta ci fa infatti camminare al suo fianco, guidandoci con passo dotto e lieve, costruendo di volta in volta un intimo ritratto di architetture e ambienti capace di esaltare quelle singole identità urbane che tendono spesso a finire appiattite dall'"esperanto della modernizzazione"(12). I suoi racconti urbani rivelano un singolare talento nell'accompagnare i lettori "alla ricerca di quanto non sanno e non hanno mai visto"(13) oppure alla felice riscoperta di qualcosa di cui un poco già sanno e hanno visto. Il suo operoso viaggiare per conoscere luoghi urbani e paesaggi appare incessantemente animato dal desiderio di raccontare e valorizzare l'unicità e la specificità di ogni contesto, poiché "ciascuna città ha la sua storia, ed essa merita in ogni caso rispetto e amore"(14). Questi personalissimi ritratti di città e paesaggi - capaci di restituire efficacemente gli intrecci di storia e natura in una serie di spazi che "sono ambiti morfologici, geografici e storici allo stesso tempo"(15) - scelgono come interlocutore privilegiato un pubblico ampio, manifestando un carattere divulgativo che esprime l'intento di superare la "distinzione tra una comunicazione alta e una bassa"(16). Infatti, pur mantenendo un registro rigoroso e scientifico, in tali scritti de Seta ricorre a un linguaggio accessibile e chiaro, senza per questo appiattirsi su facili semplificazioni, sollecitando nel lettore curiosità, spirito critico e desiderio di approfondimento, inducendolo ad affrontare l'"esercizio alla conoscenza che ci conduce a visitare palazzi o musei, a vedere paesaggi, città o isole con un pizzico di anticonformismo"(17).
Il suo credere "nella magia dei luoghi, […] nel genius loci"(18) si traduce in narrazioni che rivelano un'affascinante capacità di esprimere una sintesi tra il portato di varie discipline - in special modo, la storia dell'arte, la storia dell'architettura e la storia urbana - e la sua personale esperienza dei luoghi, misurata tanto sulla dimensione del corpo - il passo e lo sguardo - quanto su quella del sentimento. Andare in giro per le città "seguendo il proprio istinto, guidati solo dalla propria curiosità di vedenti"(19) e immergersi nelle loro forme fisiche offre infatti la possibilità di comprenderle in maniera più piena, anche ai fini di immaginarne progettualmente il futuro: L'arte del viaggio - osserva Milani - "è anche una teoria dello sguardo che vede, descrive, sente, critica l'anima delle cose attraverso la continuità del camminare; cose in movimento per edificare la terra, tra una promessa lontana e una configurazione futura"(20). Tuttavia, benché le narrazioni urbane di de Seta siano nutrite dalla fiducia in una rinnovata continuità del farsi della città e del paesaggio, egli individua puntualmente una serie di elementi di criticità propri della condizione urbana e territoriale contemporanea, che finiscono per tramutarsi in altrettanti interrogativi progettuali rivolti alla disciplina urbanistica. Pensiamo, per citare soltanto alcuni esempi, al suo evidenziare "quella specie di tritume edilizio che sconcia le nostre periferie, dove non si distingue l'area agricola da quella industriale"(21), oppure al suo ribadire la persistenza di fenomeni di "segregazione spaziale" che "risulta dall'isolamento di intere classi sociali che restano separate dalle altre fasce di popolazione, tipico effetto della specializzazione topografica delle funzioni"(22) o, ancora, al suo sottolineare le difficoltà della "non-città della periferia [dove] vive almeno il settanta per cento della popolazione urbana"(23) che sollecitano risposte progettuali circa il futuro dei cives-paria che la abitano.
Gli studi e le riflessioni di de Seta si intrecciano anche a un impegno civile di lungo corso teso a "preservare il volto, l'identità fisica e spirituale di questa Bella Italia"(24) che prende corpo in una scrittura militante - pensiamo, in special modo, al vasto corpus di articoli pubblicati lungo un trentennio sul "Corriere della Sera" e su "la Repubblica", poi raccolti insieme ad altri nel volume Bella Italia. Patrimonio e paesaggio tra mali e rimedi (Electa, 2007) - che ci sollecita a un impegno fermo e consapevole per la salvaguardia dei beni storici e artistici e la tutela dell'ambiente naturale e del paesaggio. Principi fondamentali della Repubblica Italiana - come chiaramente esplicitato nell'art. 9 della nostra Costituzione - che dovrebbero tradursi in rinnovati contesti "senza fiumi inquinati, senza coste, montagne e pianure devastate da mostri di cemento, con città consapevoli di sé"(25) che siano espressione di una sapiente cura del bene comune. Evidenziando la condizione di degrado che affligge diffusamente contesti urbani e paesaggi italiani, de Seta ci invita dunque a meditare sul carattere di finitezza del prezioso insieme dei beni culturali e ambientali "collocati in un dato spazio storico e con un loro tempo storico di produzione"(26) e a riflettere sul difficile lavoro che spetta alle future generazioni, chiamate a "rimettere ordine in questo enfio magma di costruito, riparare ai danni di una crescita incontrollata"(27). Tale compito, tuttavia, potrà essere svolto con sensibilità e competenza solo se verranno messe a punto nuove forme di educazione civica capaci di fornire ai cittadini di domani gli strumenti essenziali per riconoscere la qualità dell'arte - l'arte di costruire città e mirabili paesaggi di cui l'Italia è stata per secoli maestra - e, di conseguenza, proteggere e tutelare un patrimonio storico-artistico e paesaggistico "esito di una stratificazione plurimillenaria"(28). Occorre quindi coltivare un armonioso dialogo tra discipline al fine di comprendere la tessitura di relazioni che anima il mondo materiale intorno a noi per poterne trasmettere l'eredità di bellezza. "Difendere i paesaggi reali dipinti da Piero della Francesca - scrive de Seta nel suo Perché insegnare la storia dell'arte (Donzelli, 2008) - è altrettanto importante che difendere le sue tele; allo stesso modo - prosegue - educare i giovani a intendere l'uno e l'altro è una forma di assicurazione affinché quel paesaggio umbro e quel dipinto di Piero possano costituire un'eredità di bellezza da trasmettere alle future generazioni"(29). Dunque, il pluriennale impegno di de Seta per contribuire alla costruzione di una "coscienza collettiva del mondo materiale che ci circonda"(30) trova piena sintonia con gli intenti di Città Bene Comune che riconosce come fondamentale la "necessità per una società civile di prefigurare il destino delle città, del territorio, del paesaggio e dell'ambiente in cui vive [e di] immaginarne il futuro" (31).
Oriana Codispoti
Note 1) C. de Seta, La città. Da Babilonia alla smart city, Rizzoli, Milano 2017, p. 139. 2) C. de Seta, L'arte del viaggio. Città, paesaggi e divagazioni tra passato e futuro, Rizzoli, Milano 2016, p. 7. 3) F. Oliva, Città e urbanistica tra storia e futuro, commento ai libri di Cesare de Seta La città. Da Babilonia alla smart city e La civiltà architettonica in Italia dal 1945 a oggi, in www.casadellacultura.it (rubrica Città Bene Comune), 30 marzo 2018. 4) C. de Seta, La città europea. Origini, sviluppo e crisi della civiltà urbana in età moderna e contemporanea, il Saggiatore, Milano 2010, p. 16. 5) Ivi, p. 197. 6) Ivi, p. 198. 7) C. de Seta, La città. Da Babilonia…, cit., p. 133. 8) C. de Seta, L'arte del viaggio…, cit., p. 45. 9) Ivi, p. 430. 10) C. de Seta, Ritratti di città. Dal Rinascimento al secolo XVIII, Einaudi, Torino 2011, p. 28. 11) Ibid. 12) C. de Seta, L'arte del viaggio…, cit., p. 6. 13) Ivi, p. 427. 14) Ivi, p. 420. 15) C. de Seta, Capri. Una biografia, Castelvecchi, Roma 2016, p. 15. 16) C. de Seta, La città europea…, cit., p. 17. 17) C. de Seta, Capri…, cit., p. 132. 18) C. de Seta, L'arte del viaggio…, cit., p. 449. 19) C. de Seta, Venezia e Moby Dick, Neri Pozza, Vicenza 2016, p. 11. 20) R. Milani, Viaggiare, guardare, capire città e paesaggi, commento al libro di Cesare de Seta L'arte del viaggio. Città, paesaggi e divagazioni tra passato e futuro, in www.casadellacultura.it (rubrica Città Bene Comune), 1 settembre 2018. 21) C. de Seta, L'arte del viaggio…, cit., p. 311. 22) C. de Seta, La città. Da Babilonia…, cit., p. 120. 23) C. de Seta, L'arte del viaggio…, cit., p. 7. 24) C. de Seta, Bella Italia. Patrimonio e paesaggio tra mali e rimedi, Electa, Milano 2007, p. 19. 25) C. de Seta, Perché insegnare la storia dell'arte, Donzelli, Roma 2008, p. 66. 26) Ivi, p. 72. 27) C. de Seta, L'arte del viaggio…, cit., p. 6. 28) C. de Seta, Perché insegnare…, cit., p. 105. 29) Ivi, p. 99. 30) Ibid. 31) R. Riboldazzi, Le ragioni di un dibattito, in R. Riboldazzi (a cura di), Città Bene Comune 2017. Leggere l'urbanistica per immaginare città e territori, Edizioni Casa della Cultura, Milano 2018, p. 10.
N.d.C. - Oriana Codispoti, architetto e dottore di ricerca, svolge attività didattica e di ricerca al Politecnico di Milano.
Tra le sue pubblicazioni: Forma urbana e sostenibilità. L'esperienza degli ecoquartieri europei (LISt Lab, 2018); (a cura di), Salvatore Settis, Politiche della bellezza: Europa, Italia (Edizioni Casa della Cultura, 2018).
N.B. I grassetti nel testo sono nostri.
R.R.
© RIPRODUZIONE RISERVATA 14 DICEMBRE 2018 |
CITTÀ BENE COMUNE
Ambito di riflessione e dibattito sulla città, il territorio, il paesaggio e la cultura del progetto urbano, paesistico e territoriale
ideato e diretto da Renzo Riboldazzi
prodotto dalla Casa della Cultura e dal Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano
in redazione: Elena Bertani Oriana Codispoti
cittabenecomune@casadellacultura.it
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Le conferenze
2017: Salvatore Settis locandina/presentazione sintesi video/testo integrale
18 dicembre 2018, ore 18 conferenza di Cesare de Seta Le città dalle origini a domani introduce Salvatore Veca guarda la locandina
Gli incontri
- cultura urbanistica:
- cultura paesaggistica:
Gli autoritratti
2017: Edoardo Salzano 2018: Silvano Tintori
Le letture
2015: online/pubblicazione 2016: online/pubblicazione 2017: online/pubblicazione 2018:
F. Zagari, È nella quotidianità che si fa il paesaggio, recensione di: A. M. Ippolito, Pensieri di paesaggio. Un itinerario lungo vent'anni (FrancoAngeli, 2017)
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L. Ciacci, Migliorare le periferie? Il ridisegno non basta, recensione di: R. Baiocco, L'ultima New Town (Quodlibet, 2017)
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