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COME SI STUDIA IL TERRITORIO
Recensione al libro curato da Nuvolati e d’Ovidio
Veronica Conte
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Temi e metodi per la sociologia del territorio è un volume curato da Giampaolo Nuvolati e Marianna d’Ovidio dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca ed uscito per UTET Università nel 2022. Come dichiarato nell’introduzione, il volume è pensato per “offrire le coordinate metodologiche per un primo inquadramento dei fenomeni […], lasciando al lettore la possibilità di sviluppare come crede ulteriori approfondimenti e processi analitici” (p. XIII). A tal scopo, i quindici capitoli seguono uno schema comune. Partendo da un inquadramento teorico, il lettore è accompagnato in un percorso che lo porta a formulare domande e ipotesi di ricerca e a familiarizzare con gli studi già prodotti sul tema. Successivamente, si passa al lavoro più operativo attraverso la presentazione dei principali indicatori, fonti e metodologie (anche quelle più innovative). Ogni capitolo si conclude con una serie di esercizi, guidati e non, il cui fine è mettere alla prova le conoscenze acquisite.
Al cuore del testo vi è il territorio, un concetto definito in termini diversi a seconda della disciplina, risignificato dal punto di vista discorsivo nelle politiche di sviluppo e messo alla prova dalle dinamiche di crescente internazionalizzazione dell’economia. Il punto di forza del libro sta nell’adozione di una definizione precisa di territorio come uno strumento euristico per interpretare i fenomeni sociali e, contemporaneamente, come una piattaforma in grado di favorire “occasioni di coinvolgimento delle popolazioni locali nei processi partecipativi” (p. XI). In quanto strumento euristico, il territorio assume le connotazioni di uno spazio più o meno omogeneo, dotato di confini e di specificità di carattere morfologico, sociale, demografico ed economico. In questo senso, il territorio diventa oggetto di studio e campo di applicazione delle politiche. Nella sua seconda accezione, esso assume un nuovo significato, quello di “attore collettivo”. In questo senso il territorio non si configura come uno spazio “neutro”, bensì come uno spazio capace di valorizzare le risorse individuali e relazionali ed influire sulle traiettorie di sviluppo. È alla luce di questa definizione che emerge la capacità della ricerca sociologica di poter vestire i panni della ricerca puramente accademica e quelli della ricerca-azione. Ed è questa definizione che valorizza la Sociologia come una disciplina che mette le sue competenze al servizio dei territori e delle persone. Nel testo appare esserci un filo rosso che lega i temi trattati: la dimensione urbana. La scelta di mettere l’urbano sotto la lente di ingrandimento dialoga ed è in continuità con il dibattito teorico ed epistemologico che sta caratterizzando gli studi urbani internazionali negli ultimi decenni. Tale decisione rappresenta, infatti, uno stimolo ad interrogarsi sulla città come unica categoria analitica e a superare la dicotomia urbano-rurale, a favore di una visione dell’urbano come una dimensione che prende forme territoriali diverse, eterogenee, polimorfiche e multi-scalari.
I temi, presentati in ordine alfabetico, possono essere suddivisi in cinque macro-questioni centrali per comprendere come cambia l’urbano: flussi, ambiente costruito, politiche e paradigmi di sviluppo, inclusione/esclusione sociale e Politica locale. All’interno della prima categoria, Terenzi affronta il tema della globalizzazione mettendone a fuoco le contraddizioni legate, da una parte, alla nuova centralità dei territori urbani nell’economia globalizzata e, dall’altra, alla riproduzione di diseguaglianze. Costarelli parla di immigrazione, allo scopo di guidare il lettore ad interrogarsi sull’inserimento delle popolazioni migranti nella società. Colleoni e Caiello presentano un contributo sulla mobilità e sull’accessibilità, sottolineando l’importanza di analizzare le differenze territoriali in termini di offerta di mobilità e come queste influiscono sui comportamenti individuali. Borrelli tratta il turismo, proponendo una lettura del fenomeno che va oltre la dicotomia urbano-rurale e riflettendo sul ruolo della sostenibilità nella domanda e nell’offerta turistica. La seconda questione riguarda l’ambiente costruito. Mugnano si interroga dapprima sul ruolo del mercato residenziale nei processi di trasformazione urbana e, in un secondo momento, sulle traiettorie abitative degli individui e sul cambiamento degli stili dell’abitare. Daconto illustra il tema della segregazione residenziale, individuandone le principali dimensioni e condizioni. Bottini presenta un contributo sullo spazio pubblico, esaminando la capacità degli attori pubblici di salvaguardarne la disponibilità e la fruibilità all’interno della città. Tra i contributi sulle politiche e i paradigmi di sviluppo rientra il capitolo di d’Ovidio sulla città creativa, in cui l’autrice considera il ruolo dello spazio urbano e delle interazioni sociali nell’economia culturale e creativa. Bernardi affronta il tema dell’innovazione sociale, a partire dalle condizioni che la favoriscono e proponendo una tassonomia dei luoghi urbani dell’innovazione. Infine, Nuvolati accende i riflettori sulla qualità della vita, un concetto che si contrappone a quello di benessere economico alla base dei modelli di sviluppo del passato. Di temi legati all’inclusione ed esclusione sociale parlano Verdolini e Petrilli con un approfondimento sul tema della devianza. Gli autori si chiedono se esista o meno una relazione tra il territorio e l’agire sociale deviante e invitano il lettore a non interpretarla in termini causali, ma come il risultato di dinamiche più complesse che hanno a che vedere, ad esempio, con la costruzione sociale della marginalità e dello stigma. A questo contributo fa eco quello di Stefanizzi. In questo caso l’autrice dà conto delle differenti dimensioni analitiche della sicurezza urbana, tenendo in considerazione anche quelle soggettive legate alla percezione del rischio. Alberio e Benassi si occupano di povertà urbana, esaminandone i fattori determinanti e la relazione con lo spazio urbano. Brenneke sviluppa un contributo sulla solitudine, offrendo degli strumenti per analizzarne le cause in diversi contesti ambientali ma anche le esperienze soggettive in diversi gruppi di età. Per concludere, il capitolo di Tosi sulle élite locali sposta l’attenzione sul chi possiede le risorse e il potere per influenzare le traiettorie di sviluppo, passando in rassegna metodi e fonti per indentificare le élite e per analizzarne il grado di stabilità e di permeabilità.
Ogni singolo contributo ha il grande pregio di offrire una cassetta degli attrezzi teorici e metodologici utili non solo ad un pubblico esperto (come accademici, decisori politici, operatori sociali, ecc.) ma anche a chi è alle prime armi o si sta avvicinando allo studio del territorio (per esempio studenti/esse). Come sottolineano i curatori del volume, “l’elenco [dei temi trattati] non può considerarsi esaustivo” (p. XII), ma rappresenta un punto di partenza. Nella speranza di poter contribuire alla costruzione di un percorso verso un volume 2.0, mi permetto di suggerire di allargare lo sguardo ad altre questioni. Tra queste includerei il welfare, un tema già trasversale a molti contributi presenti nel volume, soprattutto a quelli legati all’abitare e all’inclusione/esclusione sociale. Non sottovaluterei la rilevanza di un approfondimento sui processi di digitalizzazione che stanno contribuendo a ridefinire le forme dell’abitare, la sicurezza urbana, lo spazio urbano e le esperienze degli individui con il territorio. Inoltre, considerando l’attuale crisi abitativa, potrebbe essere opportuno offrire alcune piste di ricerca e strumenti metodologici per meglio comprendere le logiche dello sviluppo collegandosi, ad esempio, al dibattito sulla finanziarizzazione della città.
Veronica Conte
N.d.C. Veronica Conte è ricercatrice postdoc della Research Foundation Flanders – FWO alla KU Leuven in Belgio. Si occupa di mercato immobiliare, politiche di sviluppo territoriale e governance in un’ottica comparativa. Dopo essersi laureata in Cooperazione e Sviluppo (Scienze Politiche) all’Università di Bologna, ha frequentato un Master Erasmus Mundus in Studi Urbani (4cities) laureandosi nel 2015 all’Université Libre de Bruxelles. Ha conseguito il Dottorato di Ricerca URBEUR nel 2019 e lavorato, fino al 2021, come borsista di ricerca ad un progetto su Coesione sociale e sviluppo socio-territoriale presso di Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca.
Ha pubblicato su riviste peer-reviewed, tra cui Antipode, Environment and Planning A: Economy and Space, Environment and Planning C: Politics and Space, Fuoriluogo: Rivista di Sociolgia del Territorio, Turismo e Tecnologia e PaCo: Partecipazione&Conflitto. Ha inoltre collaborato con Urban@it e scritto per DiTe (Rivista di studio delle dinamiche territoriali dell’A.I.S.Re) e cheFare.
N.B. I grassetti nel testo sono nostri.
R.R. © RIPRODUZIONE RISERVATA 19 SETTEMBRE 2024 |
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